31/03/2017, 10.06
ISRAELE - PALESTINA
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Un nuovo insediamento a Shiloh, nei Territori occupati: è la prima volta in 20 anni

Finora Israele si era limitata all’espansione degli insediamenti precedenti. Netanyahu promette agli Usa una politica restrittiva. Le critiche di Hanan Ashrawi.

Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) – Il gabinetto di sicurezza della Knesset ha approvato la scorsa sera, per la prima volta dopo 20 anni, un nuovo insediamento ufficiale. Le nuove abitazioni sorgeranno vicino alla colonia di Shiloh e saranno occupate dai coloni sfollati in febbraio dall’avamposto illegale di Amona, nel centro della Cisgiordania.

Durante la riunione, Netanyahu ha inoltre annunciato la registrazione di 222 acri, intorno alla colonia di Eli, come terre dello Stato ebraico e il via libera definitivo alla costruzione di 2mila case negli insediamenti già esistenti. Una comunicazione del suo ufficio riferisce che la costruzione di queste ultime era già stata annunciata in gennaio, ma che la compravendita del terreno era stata rallentata da problemi tecnici nel Ministero dell’edilizia abitativa.

Nonostante vivano nei Territori occupati 600mila coloni ebraici, era dagli anni 90’ che Israele non costruiva un nuovo insediamento. Nel corso degli ultimi decenni, le nuove abitazioni sono state edificate all’interno di insediamenti pre-esistenti o in avamposti illegali. L’attuale governo di Netanyahu, composto da diversi sostenitori delle colonie, ha di recente approvato una legislazione che mette in regola dozzine di avamposti.

Netanyahu ha voluto tranquillizzare l’amministrazione americana di Trump, annunciando che a seguire queste costruzioni “già promesse”, Israele ha intenzione di avviare una “politica restrittiva” per le costruzioni nelle colonie. Secondo quanto dichiarato da Netanyahu, la nuova politica seguirà quattro punti: si costruirà solo in zone già edificate; qualora ciò non fosse possibile si sceglieranno aree adiacenti; se anche ciò non fosse attuabile, si sceglierà il terreno più vicine possibile per questioni “di legalità, sicurezza e topografia”; infine, Israele non permetterà la creazione di nessun nuovo avamposto illegale.

Hanan Ashrawi, funzionario palestinese, ha condannato l’approvazione dell’insediamento e richiesto l’intervento della comunità internazionale: “L’annuncio di oggi prova ancora una volta che Israele è più impegnata ad accontentare i coloni illegali che rispettare le condizioni per la stabilità e una giusta pace”. Secondo lei, “è tempo che tutti i membri della comunità internazionale si impegnino per la causa di pace e giustizia e spingano Israele a desistere una volta per tutte dalle sue attività illegali di colonizzazione e di illegittimo unilateralismo”.

Le Nazioni Unite e la grande maggioranza della comunità internazionale considerano illegali tutte le colonie israeliane in Cisgiordania e a Gerusalemme est secondo il diritto internazionale. Il 23 dicembre scorso, il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha adottato la risoluzione 2334,  richiedendo allo Stato israeliano di interrompere in via immediata e totale ogni attività di insediamento nei Territori palestinesi occupati, inclusa Gerusalemme est.

I colloqui di pace si sono interrotti nel 2014, innescando una escalation di violenze di fronte alle quali si è rivelata sempre più evidente l’inerzia (o impotenza) della comunità internazionale.

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