Una nuova 'Charta Oecumenica' europea. Papa: 'Visione condivisa sulle sfide contemporanee'
Firmato ieri a Roma il documento del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) e dalla Conferenza delle Chiese europee (KEK) che aggiorna il testo del 2001. Una revisione avviata per "riflettere le realtà in evoluzione della società" e verificare l'efficacia della sua ricezione. Leone XIV all'udienza con i rappresentanti: "A Nicea per dire ai popoli d'Europa: Gesù è la via da seguire".
Città del Vaticano (AsiaNews) - Unità, dialogo e cooperazione. È ciò che caratterizza il cammino condiviso delle Chiese europee, rinnovato ieri con la firma a Roma della Charta Oecumenica aggiornata dopo la prima promulgazione nel 2001. Il documento - definito “pietra miliare della cooperazione ecumenica europea” - è sottoscritto dal Comitato Congiunto del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) e dalla Conferenza delle Chiese europee (KEK), i cui rappresentanti sono stati ricevuti oggi in udienza da papa Leone XIV, nel Palazzo Apostolico Vaticano.
“Le sfide che i cristiani devono affrontare nel cammino ecumenico sono in continua evoluzione”, ha detto loro Prevost. È alla luce di queste "sfide" che si è resa necessaria una revisione, avviata nel 2022. Nell’attuale contesto continentale, nazionale e locale, ci sono “nuove generazioni e popoli appena arrivati con storie ed espressioni culturali molto diverse”, ha aggiunto, e quindi “nuove voci da ascoltare e storie da accogliere”. Un incontro accompagnato dall’“urgenza di promuovere il dialogo, la concordia e la fraternità in mezzo al frastuono della violenza e della guerra”. In questo quadro, “la grazia, la misericordia e la pace del Signore sono davvero vitali”, ha detto. La Charta rappresenta quindi la “volontà delle Chiese in Europa di guardare alla nostra storia attraverso gli occhi di Cristo”.
Leone XIV ha anche sottolineato, richiamando le parole del predecessore Francesco, che nella Chiesa cattolica “il cammino sinodale è ecumenico, così come il cammino ecumenico è sinodale”. Uno dei risultati della revisione è stato “raggiungere una visione condivisa sulle sfide contemporanee e [...] definire le priorità per il futuro del continente”, ha aggiunto. E, menzionando l’imminente viaggio nel luogo dove si tenne il Concilio di Nicea (325 d.C.) - primo Concilio Ecumenico della storia cristiana -, il pontefice agostiniano ha affermato: “È anche mio desiderio, in questo Anno Giubilare, proclamare a tutti i popoli d’Europa che ‘Gesù Cristo è la nostra Speranza’, poiché Egli è sia la via che dobbiamo seguire, sia la meta ultima del nostro cammino spirituale”.
Come detto, l’aggiornamento della Charta Oecumenica è il risultato di un lavoro iniziato nel 2022 dal Comitato congiunto di CCEE e KEK, riunito a Roma dal 4 al 6 novembre 2025. A sottoscrivere la nuova versione, nata tenendo conto delle nuove esigenze emerse dalla prima firma, sono stati mons. Gintaras Grušas, presidente CCEE, e mons. Nikitas Lulias, presidente KEK. “La versione riveduta cerca di affrontare le sfide contemporanee e di riflettere le realtà in evoluzione della società e del cristianesimo europeo”, dicono i firmatari. Ne emerge “un documento che promuove l’unità, la pace e l’azione tra le Chiese europee”, com’era nelle intenzioni del lavoro avvenuto a inizio millennio. In particolare, la revisione ha interessato la ricezione del documento, sia dal punto di vista europeo, sia pastorale. Che incontrò diversi ostacoli dopo l'entusiasmio che accompagnò la prima firma. La nuova Charta Oecumenica è stata sottoscritta ieri nella chiesa del Martirio di San Paolo, presso l’Abbazia delle Tre Fontane a Roma. Prima dell’atto è stata condivisa una importante preghiera ecumenica.
Era il 22 aprile 2001 quando vennero promulgate le “Linee guida per la crescita della collaborazione tra le Chiese in Europa”. Le tradizioni cattolica, ortodossa e protestante confluirono 24 anni fa a Strasburgo, Francia, sede istituzionale di rilievo dell’Unione Europea e luogo di contaminazione culturale. Quell’anno la Pasqua si celebrava qualche giorno prima, il 15 aprile, e cadeva lo stesso giorno per tutte le Chiese cristiane; un evento ripetuto poi solo quest’anno. La firma avvenne nella cattedrale luterana di Saint Thomas. L’urgenza che animò la Charta fu l’ammissione di una mancata “credibilità” delle Chiese - aggravata dall’assenza di unità - nell’annuncio del Vangelo, soprattutto guardando alle questioni del tempo moderno: giustizia, pace, salvaguardia del Creato.
Il 22 aprile 2001 fu preceduto da due appuntamenti ecumenici: le assemblee “Pace nella giustizia” del 1989 a Basilea, e “Riconciliazione, dono di Dio” del 1997 a Graz. Quest’ultima condusse poi alla redazione della Charta Oecumenica, in quanto ne emerse la consapevolezza che “sembra necessario coltivare una cultura ecumenica del vivere e lavorare insieme e stabilire a tale scopo un fondamento vincolante”. A Strasburgo vi lavorarono 250 persone, metà rappresentanti ufficiali delle Chiese, e metà giovani sotto i trent’anni. A Graz si sottolineava infatti di “rendere partecipi i giovani e affidare loro la visione ecumenica del futuro”. Così, dall’incontro e dall’impegno condiviso di CCEE e KEK, ne uscì “un vocabolario minimo, accessibile a chiunque e utile a nutrire la comune speranza fondata in Cristo”. Un testo per tutti e tutte.
La struttura della Charta Oecumenica promulgata nel 2001 conta tre sezioni. In particolare: la teologia alla base dell’impegno ecumenico; i passi da compiere per far crescere l’unità tra i cristiani; i contributi “fondamentali” che le Chiese sono chiamate ad offrire all’Europa. Il documento non emana vincoli dogmatici o giuridici di alcun tipo. Si configura, semmai, come un testo di natura pastorale, molto pratico. Il vincolo che ne deriva per i firmatari proviene dalla responsabilità abbracciata “insieme” - avverbio che ricorre una ventina di volte - da parte delle Chiese cristiane europee. Ed espressa dalla formula “Ci impegniamo”.
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