Uttarakhand: inasprite pene per 'conversione forzata'. Vescovi: 'Leggi draconiane'
Il governo locale dello Stato indiano ha approvato un emendamento per innalzare le pene della legge anti-conversione. Pena fino all'ergastolo e 1 milione di rupie di multa. Vescovo di Bijnor: "Logica poco chiara. Rischio di esclusione e sospetto delle minoranze". Vescovo di Lucknow: "Non rispettata libertà di religione garantita dalla Costituzione".
Dehradun (AsiaNews) - Anche nell'Uttarakhand - lo Stato indiano settentrionale ai piedi dell'Himalaya - vuole inasprire le pene della sua legge anti-conversioni, suscitando preoccupazione della Chiesa locale, che teme un uso improprio contro le minoranze. Si tratta del secondo emendamento alla legge anti-conversione, in vigore dal 2018 e già modificata nel 2022.
Il disegno di legge Uttarakhand Freedom of Religion (Amendment) Bill, 2025, prevede l'innalzamento della pena per conversione forzata a 14 anni e, in alcuni casi, a 20 anni, ma può condurre anche all’ergastolo e a una pesante multa fino a 1 milione di rupie (circa 10mila euro ndr). Prima dell’emendamento - approvato del governo locale il 13 agosto - la legge prevedeva una reclusione massima di 10 anni e una multa di 50mila rupie (circa 500 euro ndr).
Il disegno di legge rende punibili anche atti quali la promozione o l’incitamento alla conversione attraverso i social media, le app di messaggistica o qualsiasi mezzo online. Al magistrato distrettuale viene anche conferita l’autorità di effettuare arresti senza mandato e di sequestrare beni acquisiti attraverso reati legati alla conversione religiosa.
L’emendamento ridefinisce anche il termine “inducement”, che ora include anche i seguenti elementi a causa delle conversioni religiose: “Regali, gratificazioni, denaro facile o benefici materiali in denaro o in natura, occupazione, istruzione gratuita in una scuola o in un college gestito da un'istituzione religiosa”. Come pure “la promessa di matrimonio o di uno stile di vita migliore, il dispiacere divino o altro”, si legge nel testo del disegno di legge. Anche chiunque descriva le pratiche, i rituali e le cerimonie di una particolare religione in modo dispregiativo, o glorifichi una religione rispetto a un’altra, potrebbe essere punito.
Il vescovo Vincent Nellaiparambil della diocesi di Bijnor, nell'Uttarakhand, ha dichiarato ad AsiaNews: “Qualsiasi legge promulgata nel nostro Paese deve servire il bene comune e difendere la dignità di ogni cittadino. Le leggi sono giuste e benefiche quando promuovono la crescita nazionale, salvaguardano i diritti fondamentali e onorano le garanzie sancite dalla nostra Costituzione”. Invece, “se la legge isola o indebolisce una particolare comunità, rischia di minare lo spirito stesso della nostra etica democratica”, ha continuato il pastore indiano.
La logica alla base dei recente emendamenti “rimane poco chiara per noi e forse deriva da fattori noti solo alle autorità”, ha sottolineato il vescovo Vincent Nellaiparambil. “Quello che vediamo qui sono alcuni gruppi religiosi sinceramente impegnati a servire il popolo, contribuendo positivamente alla società”. Nellaiparambil ha inoltre messo in guardia dalla possibilità che le leggi diventino anche inavvertitamente “strumenti di esclusione o sospetto”.
“L’approvazione di una legislazione che compromette la libertà di coscienza, pietra miliare della nostra Costituzione, è profondamente preoccupante. Alla luce dei recenti incidenti che hanno preso di mira le comunità cristiane in tutta l’India, è comprensibile l’ansia che tali leggi possano essere utilizzate in modo improprio contro le minoranze”, ha continuato. “È nostra speranza e preghiera che ogni legge rifletta lo spirito inclusivo della nostra nazione, promuovendo l'unità, la giustizia e la pace per tutti”.
Anche il vescovo Gerard Mathais di Lucknow ha parlato ad AsiaNews. “Le leggi anti-conversione esistenti in almeno 12 Stati del Paese sono state modificate di volta in volta per rendere le sezioni sempre più severe”, ha spiegato. Gli emendamenti si prestano quindi a diverse interpretazioni. “Il termine ‘seduzione’ è definito in modo così ampio che qualsiasi opera di beneficenza o buona azione può essere interpretata come tale”, ha aggiunto.
“A mio parere, e secondo l'opinione di alcuni giudici in pensione dell'Alta Corte e persino della Corte Suprema, tutte le leggi anti-conversione del Paese sono contrarie alla Costituzione indiana. Esse non rispettano la libertà di religione garantita dalla Costituzione. L’intento fondamentale è quello di vietare tutte le conversioni. Finora non ci sono stati casi provati di conversioni forzate”, ha aggiunto. Le leggi anti-conversione nel Paese, con pene così severe, si stanno rivelando “davvero draconiane”, ha sottolineato. “La parte più triste è il grave abuso della legge da parte dei fondamentalisti che si fanno giustizia da soli e accusano falsamente persone innocenti di conversioni forzate”, ha concluso.