04/11/2025, 14.39
VATICANO
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Nota dottrinale sui titoli mariani: 'Solo da Dio è possibile la grazia'

Il Dicastero per la Dottrina della fede ha diffuso oggi il documento Mater Populi fidelis, approvato da Leone XIV il 7 ottobre. Per rispondere a domande giunte alla Santa Sede "negli ultimi decenni". La "mediazione esclusiva di Cristo" nelle Scritture è "perentoria". "Sempre inappropriato" il titolo di Corredentrice. I "volti molteplici" di Maria riflettono "la tenerezza paterna di Dio". 

Città del Vaticano (AsiaNews) - Pagine attraversate da un “motivo di fondo”: “la maternità di Maria nei confronti dei credenti”. Il Dicastero per la dottrina della fede ha diffuso oggi il documento Mater Populi fidelis - Nota dottrinale su alcuni titoli mariani riferiti alla cooperazione di Maria all’opera della salvezza. Nella Presentazione è il prefetto card. Víctor Manuel Fernández a spiegare le ragioni alla base della pubblicazione: rispondere “a numerose domande e proposte che sono giunte presso la Santa Sede negli ultimi decenni”, si legge. Le questioni trattate - sui titoli e i “corretti fondamenti” della devozione mariana - hanno destato “preoccupazioni” tra i papi; anche per la presenza di “gruppi di riflessione” responsabili della diffusione di “dubbi nei fedeli più semplici”. 

La Nota si propone, quindi, di prendere in considerazione le diverse “proposte”, per discernere quali siano simbolo di una devozione mariana “genuina e ispirata al Vangelo”, e quali debbano essere “vietate” perché “non favoriscono un’adeguata comprensione dell’armonia del messaggio cristiano nel suo insieme”. Il card. Fernández aggiunge che la Nota - 21 pagine nella versione italiana, tradotte in diverse lingue - è corredata da un ampio “approfondimento biblico”, per dimostrare quanto l’“autentica” devozione mariana non sia solo nella Tradizione della Chiesa, ma sia presente anzitutto nelle Sacre Scritture. “Più che porre limiti, la Nota cerca di accompagnare e sostenere l’amore a Maria e la fiducia nella sua intercessione”, aggiunge. 

Il documento, firmato dal prefetto Fernández e da mons. Armando Matteo, segretario per la sezione dottrinale, è stato approvato da papa Leone XIV lo scorso 7 ottobre. E segue, come ricordato nell’introduzione, le Norme per procedere nel discernimento di presunti fenomeni soprannaturali, pubblicate dallo stesso Dicastero il 17 maggio 2024. Il titolo - letteralmente La Madre del Popolo fedele - richiama la ricerca di molte persone fedeli, che “hanno sempre cercato di riferirsi alla Madre con le parole più belle e hanno esaltato il posto peculiare che lei occupa insieme a Cristo”. La Nota oggi diffusa mira ad affermare che per la dottrina cattolica è sempre stato chiaro il “necessario equilibrio che, all’interno dei misteri cristiani, deve stabilirsi tra l’unica mediazione di Cristo e la cooperazione di Maria all’opera della salvezza”. In particolare, alcuni titoli mariani solleverebbero dubbi su questa relazione; per il Dicastero è quindi preferibile non usarli.

In Mater Populi fidelis si affronta anzitutto il dibattuto titolo di Corredentrice. Si tratta di un concetto teologico apparso nel XV secolo come correzione di “redentrice”. Già raramente utilizzato negli ultimi 30 anni dai pontefici, ma “senza soffermarsi a spiegarlo”. Il Concilio Vaticano II decise di non farne uso “per ragioni dogmatiche, pastorali ed ecumeniche”. Sul titolo si espresse nel 1996 anche l’allora cardinale Ratzinger, da Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Sulla questione sottolineava che “il significato preciso dei titoli (anche Mediatrice di tutte le grazie, ndr) non è chiaro e la dottrina ivi contenuta non è matura”. E che non fosse chiaro come la dottrina che emerge da tali termini “sia presente nella Scrittura e nella tradizione apostolica”. La posizione fu seguita anche da Bergoglio. In definitiva il Dicastero ritiene “sempre inappropriato usare il titolo”, in quanto oscurerebbe “il ruolo subordinato di Maria a Cristo nell’opera della Redenzione”.

Nel documento si affrontano anche gli avvicendamenti intorno al titolo di Mediatrice. Sulla questione teologica della mediazione mariana si condusse un’indagine nella prima metà del Novecento. Il Concilio Vaticano II “non entrò in dichiarazioni dogmatiche”, si sottolinea. Si riferì comunque a Maria mediatrice, “sebbene in maniera chiaramente subordinata”. Il Dicastero sottolinea che “l’espressione biblica che fa riferimento alla mediazione esclusiva di Cristo è perentoria”. Non ammette, cioè, repliche o discussioni. “Cristo è l’unico mediatore”, si afferma. Nell’applicare il titolo a Maria è quindi necessaria una “speciale prudenza”. Anche se le si riconosce la mediazione operata “per rendere possibile la vera Incarnazione del Figlio di Dio nella nostra umanità”, continua.

Sul titolo di Madre dei Credenti, il documento del Dicastero per la dottrina della fede sottolinea che la mediazione di Maria si realizza anzitutto “in forma materna”. Ne sono due esempi l’episodio delle nozze di Cana e la sua presenza ai piedi della Croce. “Questo aspetto materno è ciò che caratterizza il rapporto della Vergine con Cristo e la sua collaborazione in tutti i momenti dell’opera della salvezza”, si legge nella Nota. La “maternità spirituale” di Maria rappresenta “un carattere unico e singolare”. In quanto essa ha “una relazione singolare con il Redentore e anche con i redenti, di cui lei stessa è la prima”. Ella è “sintesi della Chiesa stessa”, si sottolinea nel documento. E la sua cooperazione alla salvezza è “in Cristo, e quindi è partecipata”. 

Madre dei Credenti è un titolo che “permette di parlare di un’azione di Maria anche in relazione alla nostra vita di grazia”. Anche se ne è concesso - secondo il Dicastero - l'uso, viene sottolineato che alcune espressioni “teologicamente accettabili” è possibile che siano pregne “di un immaginario e di un simbolismo che trasmettono, di fatto, altri contenuti, meno accettabili”. L’esempio esposto è Maria intesa come “deposito di grazia separato da Dio”, o come “fonte da cui sgorga ogni grazia”. “Immaginari di questo tipo (suscitati da titoli come Maria mediatrice di tutte le grazie, ndr) esaltano Maria in modo tale che la centralità di Cristo stesso può scomparire o, almeno, essere condizionata”, aggiunge la Mater Populi fidelis

Nella sezione Criteri della Nota dottrinale su alcuni titoli mariani riferiti alla cooperazione di Maria all’opera della salvezza, si afferma che “ogni altro modo” di intendere la cooperazione di Maria, dovrebbe attenersi a quanto esposto nella Lumen gentium: “Dobbiamo riflettere su come Maria favorisca la nostra unione ‘immediata’ con il Signore, che egli medesimo realizza conferendo la grazia, e che solo da Dio possiamo ricevere”. In definitiva la mediazione di Maria andrebbe intesa “non come un complemento affinché Dio possa operare pienamente”, ma “in modo che nulla sia detratto [...] alla efficacia di Cristo, unico Mediatore”. Conclude la Nota: “I volti molteplici di Maria - coreano, messicano, congolese, italiano e tanti altri - sono forme di inculturazione del Vangelo che riflettono, in ogni luogo della terra, ‘la tenerezza paterna di Dio’”. 

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