11/06/2015, 00.00
COREA DEL SUD
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Vescovo di Daejeon: Il governo è stato troppo opaco sui veri rischi della Mers

Mons. Lazzaro You Heung-sik, guida la Commissione episcopale Giustizia e Pace. Ad AsiaNews spiega: “Le autorità sanitarie hanno adottato una politica di non-informazione che ha di fatto permesso al virus di diffondersi con questa violenza. Dovevamo essere informati tutti meglio”. Seoul conferma nuovi casi di contagio: 122 le persone ricoverate con la Sindrome respiratoria del Medio Oriente, 183 in quarantena in ospedale e quasi 3.400 costrette a chiudersi in casa.

Seoul (AsiaNews) – Le autorità sanitarie della Corea del Sud “hanno sbagliato ad adottare una politica di non-informazione sulla Mers. Nel Paese si è creata di fatto una mancanza di trasparenza, la popolazione doveva essere informata meglio sia sul contagio che sui rischi della Sindrome respiratoria del Medio Oriente. Scegliendo un atteggiamento opaco, invece, il governo ha di fatto aiutato la diffusione di dicerie e di voci che non hanno aiutato la situazione”. È la denuncia fatta ad AsiaNews da mons. Lazzaro You Heung-sik, vescovo di Daejeon e presidente della Commissione episcopale Giustizia e Pace.

Questa mattina il governo di Seoul ha confermato altri 14 nuovi casi di contagio, che portano il totale a 122 con nove vittime accertate. Peggio del Paese asiatico soltanto l’Arabia Saudita, dove il Coronavirus ha fatto la sua prima apparizione nel 2012. Le autorità confermano inoltre 183 persone in quarantena  e altre 3.389 isolate nelle proprie case. La diffusione del virus è aerobica, e la Corea del Sud è in uno stato di agitazione, non aiutata appunto da una prima fase in cui l’esecutivo ha cercato di minimizzare quanto stava accadendo.

I primi casi, racconta ancora mons. You, “si sono verificati nelle campagne della diocesi di Suwon, ma il vero problema è nato quando un team medico dell’ospedale Samsung di Seoul [il più grande del Paese ndr] si è recato sul posto senza prendere le necessarie precauzioni. Viste anche le dimensioni del Centro sanitario, li hanno lasciati fare e da qui è nata la prima vera ondata”. Secondo i dati ufficiali confermati oggi dal ministero della Sanità, proprio nel Samsung sono ricoverati 55 pazienti infetti: la concentrazione più alta di tutto il Paese.

Il rischio di contagio è davvero molto alto: “Nella mia diocesi – racconta ancora mons. You – siamo stati costretti a rimandare un seminario che avevamo preparato con tutti i sacerdoti, che si doveva svolgere dal 15 al 19 giugno. Per precauzione abbiamo fissato il nuovo incontro a settembre, sperando che questa crisi sia oramai alle nostre spalle”.

La Sindrome respiratoria mediorientale è provocata dal Coronavirus e si presenta come una patologia molto simile alla Sars che – divampata nel 2003 – ha ucciso almeno un migliaio di persone. Tuttavia, il virus della Mers sarebbe di gran lunga più mortale del precedente: difatti il tasso di vittime si aggira attorno al 50%, rispetto al 10% della Sars.

Il ceppo che ha colpito la Corea del Sud è esploso nell’ultima settimana del maggio 2015. Nonostante le critiche e le richieste della popolazione, il governo guidato da Park Geun-hye ha mantenuto in questo periodo un atteggiamento di “totale riserbo” sulle identità delle vittime e persino sulla loro posizione geografica. Secondo i critici, in realtà Seoul ha cercato di “insabbiare” l’avanzare della malattia (come fece la Cina durante la crisi della Sars).

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