12/08/2010, 00.00
GIAPPONE
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Vescovo di Osaka: Dopo Hiroshima e Nagasaki, per la pace nel mondo riflettiamo sui nostri errori

di Mons. Leo Jun Ikenaga sj*
Messaggio del presidente della Conferenza episcopale giapponese in occasione dei dieci giorni per la pace, in cui si ricordano i bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki e si prega per una nuova pace mondiale. Basta armi nucleari e una vera autocritica sul passato coloniale: ecco come il Giappone può raggiungere la propria pace.
Osaka (AsiaNews/Cbcj) – Ogni anno, la Chiesa giapponese osserva dieci giorni speciali di preghiera per la pace. Sono i giorni che vanno dal 6 al 15 agosto. La decisione di celebrare in questi giorni è stata presa dopo la visita del defunto Papa Giovanni Paolo II, che venne in Giappone nel 1981: in quell’occasione fece un appello speciale per la pace, rivolto al mondo da Hiroshima e Nagasaki.
 
Questi dieci giorni iniziano ogni anno con l’anniversario del bombardamento atomico di Hiroshima, proseguono con quello di Nagasaki e si chiudono con la Giornata commemorativa per la fine della Seconda guerra mondiale. È un periodo speciale per i cattolici giapponesi, per imparare e pregare per la pace e per agire di conseguenza.
 
A Hiroshima, Giovanni Paolo II disse più volte: “Ricordare il passato significa dedicarsi al futuro”. Queste parole echeggiano nelle nostre menti anche oggi. In modo particolare oggi, quando si alza con forza la voce di chi chiede la pace. In giro per il mondo si contano sempre più persone che chiedono l’abolizione totale delle armi nucleari, mentre a Okinawa si chiede il ritiro delle basi americane dal territorio.
 
Lo scorso anno, il presidente americano Barack Obama ha chiesto – nel suo discorso di Praga - di realizzare un mondo senza armi nucleari. Ha parlato – pur senza scusarsi direttamente con il popolo giapponese - della “responsabilità morale” del suo Paese, ricordato come l’unica potenza nucleare ad aver usato armi atomiche nella storia dell’umanità. Questo discorso è stato significativo perché, come detto da Giovanni Paolo II, derivava da una riflessione sui fallimenti passati. Non basta parlare di un mondo ideale in cui le atomiche siano abolite.
 
Nel maggio del 2010, l’arcivescovo di Nagasaki mons. Mitsuaki Takami ha visitato gli Stati Uniti. Ha portato con sé la “Madonna nucleare” (la testa di una statua di Nostra Signora trovata nelle ceneri della regione bombardata di Dragami) e ha chiesto ai cittadini americani e ai membri delle Nazioni Unite la totale abolizione delle armi nucleari.
 
Da testimone diretta dell’attacco atomico, la “Madonna nucleare” e il suo aspetto addolorato esprimono le pene delle vittime incalcolabili di quell’attacco e di tutta la guerra. E continua ad appellarsi al mondo, ricordando a tutti gli abitanti l’importanza della pace. Dovremmo, come prima cosa, ascoltare il dolore di queste vittime se vogliamo “impegnarci per il futuro”.
 
Anche il Giappone deve riflettere su quello che ha fatto. Il 22 agosto di quest’anno celebriamo il centesimo anniversario della conclusione del Trattato di annessione nippo-coreano, un documento grazia al quale il Giappone ha colonizzato la penisola coreana. In questo punto cruciale della storia, è importantissimo riflettere con onestà su come siano state le politiche coloniali giapponesi e quanto abbiano danneggiato le comunità locali. Anche la Chiesa deve riflettere sulle proprie responsabilità.
 
Nel Messaggio per la pace, scritto 60 anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale, i vescovi giapponesi scrivono: “Come giapponesi, siamo chiamati ad accettare con onestà la nostra storia, che include l’invasione violenta e la colonizzazione delle altre nazioni; dobbiamo riflettere su quanto fatto, riflettere sugi avvenimenti e condividere i ricordi. Crediamo che facendo questo riusciremo a non ripetere la tragedia avvenuta, impegnandoci per il futuro”.
 
Ammettere con coraggio i propri fallimenti e implorare il perdono di Dio non significa sminuirsi; significa anzi capire meglio la figura dell’essre umano, come vuole Cristo. Grazie a questo, Cristo “abbatterà i muri divisori dell’inimicizia” e ci guiderà a una vera riconciliazione. Preghiamo e agiamo per la pace con nuova determinazione, una volta di più, in questi dieci giorni per la pace.
 
*Arcivescovo di Osaka e presidente della Conferenza episcopale giapponese
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