12/12/2014, 00.00
INDONESIA - ISLAM
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Vignetta satirica sullo Stato islamico, direttore del Jakarta Post indagato per blasfemia

di Mathias Hariyadi
Meidyatama Suryodiningrat è al centro di un’inchiesta e verrà ascoltato la prossima settimana. La vignetta, pubblicata in Indonesia nel luglio scorso, avrebbe offeso la sensibilità religiosa dei musulmani. Critiche al giornalista da movimenti estremisti e gruppi musulmani moderati.

Jakarta (AsiaNews) - Il direttore responsabile del Jakarta Post, uno dei più importanti quotidiani dell'Indonesia (nazione musulmana più popolosa al mondo) rischia di finire alla sbarra con l'accusa di blasfemia. Meidyatama Suryodiningrat è al centro di un'inchiesta e, se riconosciuto colpevole, potrebbe essere condannato fino a cinque anni di carcere. La magistratura ha aperto un'indagine nei suoi confronti in seguito alla pubblicazione, nel luglio scorso, di una vignetta satirica sul movimento terrorista Stato islamico (SI) ritenuta "offensiva verso l'islam". A sporgere denuncia il Muslim Preachers Corps, con base a Jakarta, che questa mattina ha sporto querela agli uffici di polizia della capitale. 

La vignetta, apparsa a pagina 7 sul numero del 3 luglio 2014, mostra un uomo - appartenente alle milizie islamiste - che sventola una bandiera contenente l'immagine di un teschio e una scritta in arabo, sacra per i musulmani: "Non c'è altro dio all'infuori di Allah". Sullo sfondo vi sono altri membri del gruppo terrorista. 

All'indomani della pubblicazione si sono scatenate le proteste di movimenti filo-islamici più o meno estremisti: dal gruppo fondamentalista Jamaah Anshorut Tauhid, che vanta fra i propri esponenti di prima fascia il terrorista Abu Bakar Baasyir, oggi in carcere, al movimento musulmano moderato Muhammadiyah, che ha condannato la vignetta ritenendola offensiva. Essa, spiega il leader Saleh Partaonan Daulay, "colpisce la fede musulmana al cuore" perché richiama la frase in cui si manifesta la totale sottomissione a Dio. 

Nei giorni successivi il quotidiano ha diffuso una dichiarazione ufficiale di "scuse sincere", pubblicata a piena pagina. "Il post - si legge nella nota - si rammarica per l'errore di valutazione commesso, ma non aveva alcuna intenzione di offendere il sentimento religioso". Il proposito, aggiunge il giornale, è quello di "criticare l'uso di simboli religiosi [in particolare la bandiera dello SI] per atti di violenza", soprattutto quando vanno a colpire "altri musulmani". 

Il direttore sarà ascoltato la settimana prossima nel corso di un interrogatorio di garanzia; il giornale, in una nota ufficiale, si dice "stupito" per la decisione. Sulla vicenda è intervenuto anche l'Ordine dei giornalisti indonesiani, che invita la polizia a non applicare il codice penale per questa vicenda. "Va valutata - aggiunge l'ordine - come caso di violazione del codice deontologico relativo alla stampa". 

Intanto organizzazioni e attivisti pro diritti umani lanciano un appello al presidente indonesiano Joko "Jokowi" Widodo per l'abolizione delle leggi sulla blasfemia, sottolineando come durante il mandato del predecessore Yudhoyono i casi "sono saliti alle stelle". 

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