27/12/2013, 00.00
CINA
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Xi Jinping: Mao non era un dio, ma il suo spirito...

In occasione del 120mo compleanno di Mao Zedong, Xi cerca una linea mediana fra destra e sinistra. Silenzio sui fallimenti del Grande Timoniere e silenzio sulle tanto promesse riforme politiche. Il Partito teme sulla sua durata.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) - Mao Zedong "non era un dio", ma "il suo spirito" vive ancora nel Partito comunista cinese (Pcc): sono i punti salienti del discorso che il presidente Xi Jinping, segretario generale del Pcc, ha rivolto ieri nella Grande sala del popolo, dopo aver  reso omaggio al corpo imbalsamato di Mao Zedong nel mausoleo di piazza Tiananamen e essersi inchinati tre volte (koutou) davanti a una grande statua del Timoniere. Il 26 dicembre è il giorno in cui si celebra l'anniversario della nascita dell'uomo che ha portato la Cina all'unità e all'indipendenza.

"I leader rivoluzionari - ha detto Xi - sono uomini, non dèi.. Non dovremmo adorarli come dèi... ma non dovremmo nemmeno dimenticarli completamente [solo] perché hanno fatto degli errori".

Il Partito, ha aggiunto, dovrebbe abbracciare lo "spirito" del pensiero di Mao - che comprende la lotta di classe e una rivoluzione continua - per garantirsi la continuazione del governo anche dopo 60 anni.

Pur parlando di "errori", Xi Jinping non ha citato né il Grande balzo in avanti, né la Rivoluzione culturale, che hanno causato la morte di decine di milioni di cinesi per fame o per lotte intestine.

L'appello allo "spirito" di Mao - tipico di ogni leader cinese dopo di lui - sembra una giustificazione della politica che Xi sta seguendo, con una netta lotta alla corruzione all'interno del partito, richiamando alla vicinanza con il "sentire delle masse".

"Tutti i mali che possono danneggiare la natura progressista e la purezza del partito devono essere curati in modo serio e tutti i tumori che crescono sulla pelle sana del partito devono essere rimossi con risolutezza".

Da tempo il Partito sembra diviso fra un'ala liberale, che vorrebbe disfarsi della cappa ideologica e aprire a riforme politiche ed economiche nella società cinese, e un'ala maoista, che vorrebbe mantenere il monopolio del potere frenando ogni riforma.  Ma fra queste due posizioni, vi è una terza, composta da intellettuali e dal popolino che esalta i tempi di Mao soprattutto per i valori di uguaglianza e di attenzione ai poveri, accusando tutto il Partito di arricchirsi a spese della gente avendo creato una delle società più diseguali al mondo.

Xi, che continua ad esaltare Mao e il suo revival, nello stesso tempo promette volumi di riforme economiche. Nel suo discorso di ieri non vi era alcun accenno a nessuna riforma politica.

Pu Xingzu, scienziato politico all'università Fudan (Shanghai), intervistato dal South China Morning Post afferma che le sottolineature del discorso di Xi "sono una risposta ai dibattiti recenti fra destra e sinistra. Xi sta mandano un messaggio ce egli non seguirà il vecchio sentiero del maoismo, né devierà verso una democrazia di tipo occidentale".

"Un tempo ci si domandava se Mao fosse la fine di un ciclo dinastico; Xi è scosso chiaramente dalla stessa questione. Il Partito comunista ha governato la Cina per oltre 60 anni, ma deve far fronte alla stessa domanda, se il suo dominio durerà. La situazione oggi è ancora più piena di sfide".

 

 

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