06/12/2025, 08.21
MONDO RUSSO
Invia ad un amico

La deriva nazionalista della Russia

di Stefano Caprio

All’ideale della “riunione universale dei popoli” sotto la guida di Mosca si sostituisce oggi la ricerca della purezza della Russkaja Obščina, la “comunità russa” che esclude tutti gli altri dalla sua orgogliosa solitudine universale. Mentre dall’inizio del 2025 sono noti 276 casi di aggressione per motivi di odio interetnico in Russia, con 7 persone che hanno perso la vita.

Mentre si trascinano stancamente le recite delle “trattative di pace” tra la Russia sempre più aggressiva di Putin e l’Ucraina sempre più disgregata di Zelenskyj, con l’amichevole passeggiata sulla Piazza Rossa dei mediatori Steve Witkoff e Kirill Dmitriev, la Russia si avviluppa in una deriva nazionalista e ultra-conservatrice sempre più radicale, che sembrava estranea all’ideologia imperiale del Russkij Mir, l’ideale della “riunione universale dei popoli” sotto la guida di Mosca. Ora invece prevale la ricerca della purezza della Russkaja Obščina, la “comunità russa” che esclude tutti gli altri popoli dalla sua orgogliosa solitudine universale.

I nazionalisti russi sono chiamati gli “ultra”, spesso ridotti a gruppi di “cacciatori di migranti”, difficili da distinguere dai movimenti analoghi delle regioni contro cui si accaniscono, come i caucasici a loro volta super-nazionalisti, seguaci del presidente ceceno Ramzan Kadyrov o di altri leader del Caucaso settentrionale, che si accordano con la “Comunità Russa” nella difesa della “nazione”. Come ricorda nella trasmissione Grani Vremeni di Radio Svoboda l’esperta di Memorial per le questioni della discriminazione razziale, Stefania Kulaeva, fino a pochi anni fa le autorità russe cercavano di estinguere questi fenomeni con forti politiche repressive, e si chiede “a che cosa servano oggi gli ultra-nazionalisti per la politica del Cremlino”.

I gruppi di nazionalisti oggi sono sempre più numerosi in Russia, dal Severnyj Čelovek (“Uomo settentrionale”) al Rusič (“Uomo della Rus”) fino appunto alla Russkaja Obščina e a decine di altre compagnie di questo orientamento a livello locale. Alla vigilia della festa per l’Unità del Popolo dello scorso 4 novembre i loro rappresentanti hanno effettuato una marcia nel quartiere periferico moscovita di Ljubertsy, con maschere nere, simboli nazisti e slogan sulla “purezza della nazione”, circondati dalla polizia che si è ben guardata dall’intervenire.

Gli ultra oggi sostengono la guerra in Ucraina, compiono azioni di vario genere per contrastare gli aborti, girano per terrorizzare gli immigrati, perseguitano gli attivisti Lgbt, e i loro “valori tradizionali” praticamente coincidono con quelli propagandati ufficialmente dal Cremlino. Nel primo decennio del secolo i movimenti di estrema destra erano stati repressi e decapitati, dopo le prime “marce russe” per le strade di Mosca e San Pietroburgo, con decine di migliaia di aderenti. I primi leader furono arrestati e accusati di numerosi reati, come Aleksandr Potkin, il fondatore del “Movimento contro l’immigrazione illegale” insieme al suo sodale Dmitrij Demuškin, ritenuti colpevoli di “creazione di associazione estremistica”, proibita e sciolta nel 2011. Un altro leader di quest’area, Maksim Martsinkevič, condannato per estremismo, fu trovato morto nella sua cella d’isolamento dopo un interrogatorio.

Oggi invece le autorità si mettono d’accordo con i nazionalisti su diverse questioni, sia a livello regionale che federale, evidenziando la deriva sempre più isolazionista della Russia dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022, nonostante i proclami della sobornost ecumenica imperiale. La retorica sull’immigrazione si volge sempre più all’ostilità e all’emarginazione degli stranieri, soprattutto quelli provenienti dai Paesi dell’Asia centrale, il “cortile posteriore” dei tempi sovietici che gode di sempre minore fiducia da parte dei russi. Putin ha firmato di recente la nuova “Concezione sulle migrazioni”, dove risulta evidente che la Russia non ha intenzione di adattare e integrare i flussi di migranti e non vuole risolvere grazie a loro la crisi demografica, come sarebbe in realtà più che necessario.

Si esalta invece la “crescita naturale della popolazione russa” con ogni forma di incentivo alla natalità, gratificando con sussidi statali perfino le ragazze adolescenti che accettano di farsi ingravidare per spirito patriottico. La migrazione viene quindi sempre più regolata come “non familiare”, escludendo mogli e figli, che non vengono ammessi per la grande maggioranza all’iscrizione scolastica in Russia, negando loro l’assistenza sanitaria e rimandandoli preferibilmente a casa loro. Questo approccio contraddice tutte le esigenze non solo demografiche, ma anche economiche della Russia, come affermano sottovoce tutti gli esperti, anche a livello governativo. Invece la propaganda nazionalista eccita soprattutto i più giovani, che si lanciano nelle risse con i figli dei migranti, pubblicando le immagini sui canali Telegram.

Questa spirale di violenza è strettamente legata alla necessità di mobilitazione della popolazione alla guerra; la Russkaja Obščina non esprime soltanto xenofobia o islamofobia, vuole esaltare le “fondamenta della russicità”, e in questo sostiene le motivazioni del Cremlino per la “liquidazione dell’Ucraina”, lo scopo non solo della guerra nel Donbass, ma della contrapposizione radicale contro ogni limitazione della natura russa. Senza la guerra, questa esasperazione potrebbe facilmente dileguarsi, e gli estremisti di destra potrebbero diventare pericolosi e senza controllo, e comunque non necessari alla politica statale, e questa è una delle motivazioni per cui il Cremlino non ha nessuna intenzione di stringere accordi di pace.

Nei giorni scorsi a Mosca si è tenuto il “Forum Ideologico Panrusso”, che aveva come tema fondamentale la “restituzione a Dio del Mondo Russo” e la proclamazione dell’Impero Russo, secondo le intenzioni degli organizzatori, l’oligarca ortodosso Konstantin Malofeev e il filosofo Aleksandr Dugin. A loro parere, l’immagine della Russia del futuro è legata indivisibilmente alla “nazione russa trinitaria”, nel senso dell’unione della Grande Russia con la Russia Bianca e la Piccola Russia, come vengono chiamate la Bielorussia e l’Ucraina. Secondo i loro proclami, “per formare una nazione bisogna trovare un’idea comune, che risponda alle esigenze della giustizia sociale” e questa è appunto “l’idea russa”, e gli ideologi garantiscono che “non ha nulla in comune con il nazismo”.

Uno scandalo è sorto per un intervento del noto attore Sergej Bezrukov, che ha imitato grottescamente l’accento uzbeko, raccontando di una sua recente visita a Taškent. Un gruppo di neo-nazisti di San Pietroburgo si è riunito al teatro Mariinskij, personaggi piuttosto grotteschi a detta di vari commentatori, che si riuniscono nel “Partito della Patria” Rodina, con toni nostalgici che ricordano i tempi sovietici con la rete di comunisti a livello internazionale. I nazionalisti funzionano all’interno della Russia per attirare le fasce più estreme e marginali, raccontando della “restaurazione della Santa Rus’ delle origini”, l’argomento delle lezioni di Dugin alla Scuola di Patriottismo della Scuola Superiore di Economia di Mosca, l’accademia che fino alla guerra si distingueva per le capacità di dialogo con le università di tutto il mondo.

Soltanto nel mese di novembre si hanno notizie di 28 vittime dell’odio contro gli stranieri, spesso attestate dai video diffusi sui canali Telegram dagli stessi aggressori, come avvenuto soprattutto in occasione della festa patriottica del 4 novembre. Si sono moltiplicate le “marce contro gli occupanti della terra russa”, con l’apparizione di un nuovo movimento, la “Organizzazione nazional-socialista per la liberazione dell’Europa dei bianchi”. Dall’inizio del 2025 sono noti 276 casi di aggressione per motivi di odio interetnico in Russia, con 7 persone che hanno perso la vita, per non parlare degli atti di vandalismo xenofobo, che non vengono registrati dalle forze dell’ordine.

Nella città di Vjatka i nazionalisti si sono fotografati con la bandiera imperiale nelle mani, mentre sfilano per la strada, a Perm sono stati esposti cartelli con la scritta “Basta con la tolleranza”, mentre a Nižnij Novgorod nel parco centrale della città sono stati posti dei fiori al memoriale per i caduti in Afghanistan e nella guerra civile in Cecenia. I membri della Russkaja Obščina hanno partecipato alle processioni religiose in moltissime città, da Vladivostok a Orel, Ekaterinburg, Ussurijsk e Kaluga. Altre manifestazioni si sono tenute nel corso del “mese patriottico” nei musei, nei cinema e nei concerti, e sono stati tenuti molti “raduni di vigilanti” nelle città contro i migranti centrasiatici, nei ghetti delle città dove “vivono masse di illegali di altra cultura”, come recita un avviso della Comunità Russa.

La xenofobia è una caratteristica molto diffusa nelle società di tanti Paesi, anche in Europa e nell’America trumpiana, e potrebbe rimanere una delle conseguenze principali dei conflitti in corso dall’Ucraina alla Striscia di Gaza, sempre più alimentate dalle ideologie nazionaliste, sovraniste, imperialiste o comunque si declinino oggi le forme ideologiche del tradizionalismo artificioso, di cui la Russia è sicuramente uno dei Paesi ispiratori a livello mondiale.

"MONDO RUSSO" È LA NEWSLETTER DI ASIANEWS DEDICATA ALLA RUSSIA
VUOI RICEVERLA OGNI SABATO SULLA TUA MAIL? ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER A QUESTO LINK

 

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
La crescita impetuosa della 'Comunità Russa'
12/04/2025 08:45
Papa: la politica divenga davvero strumento di pace
18/12/2018 11:51
Papa: ‘è grave’ il diffondersi di xenofobia e razzismo e lo sfruttarlo politicamente
20/09/2018 13:14
L’Asia, continente di migranti: una sfida e un’opportunità per il mondo
19/09/2018 10:55
Chiese, società e religioni di fronte a xenofobia, razzismo e nazionalismo
19/09/2018 08:16


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”