02/12/2025, 13.20
SRI LANKA - INDONESIA
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Cicloni e inondazioni: da Mannar ad Aceh devastazioni peggiori dello tsunami 2004

Oltre mille morti e milioni di persone colpite in vaste aree del Sud est asiatico e dell'Asia Meridionale mentre il maltempo continua a infierire. Nello Sri Lanka tutti e 25 i distretti hanno riportato danni a vario titolo. In Indonesia ad aggravare le devastazioni vi sarebbe anche il disboscamento illegale che ha contribuito all’erosione dei terreni. 

Colombo (AsiaNews) - In molte zone dell’Asia prosegue l’emergenza maltempo che ha colpito in questi giorni soprattutto la zona sud e sud-est del continente, causando sinora oltre mille morti, centinaia ancora dispersi e centinaia di migliaia di sfollati, con un bilancio in continuo aggiornamento. La conferma di una realtà di estrema gravità emerge nei numeri forniti in queste ore dal Disaster Management Centre (Dmc) dello Sri Lanka, secondo cui tutti e 25 i distretti dell’isola sono stati colpiti e il dato relativo alle vittime è salito a 410. Sono 1,4 milioni le persone interessate (per un totale di 407.594 famiglie) da alluvioni, frane e smottamenti mentre il maltempo continua a infierire sul gran parte del Paese. Secondo quanto ha affermato ieri un funzionario del dipartimento di Meteorologia dello Sri Lanka, per tutto il mese l’isola dovrebbe sperimentare rovesci intensi alimentati da venti e piogge portati dal monsone nord-orientale che continua a rimanere attivo.

L’entità delle devastazioni è la peggiore dal 2004, anno dello tsunami a fine dicembre che ha causato la morte di circa 31mila cittadini e lo sfollamento di oltre un milione. Secondo l’ufficio Onu per il coordinamento dei soccorsi (Ocha), oltre 180mila persone appartenenti a più di 51mila famiglie sono ospitate in 1.094 centri di accoglienza gestiti dal governo, mentre proseguono le operazioni di ricerca e soccorso dei dispersi. 

Il devastante ciclone Ditwah si è abbattuto sulla costa il 28 novembre scorso, per poi tornare sul Golfo del Bengala attraversando la parte settentrionale dell’isola il giorno successivo e provocando al suo passaggio alcune fra le inondazioni più gravi che lo Sri Lanka abbia visto dal duemila. I distretti più colpiti sono Gampaha, Colombo, Puttalam e Mannar, oltre a Trincomalee e Batticaloa nella provincia orientale; frane mortali si sono poi verificate nella zona collinare centrale causando gravi danni in ampie porzioni di Kandy, Badulla e Matale.

Guardando a questi distretti devastati, il comparto più colpito è quello agricolo che dopo aver sostenuto a lungo l’economia dello Sri Lanka oggi è letteralmente in ginocchio. Questo crollo ha contribuito in larga misura al collasso economico del Paese, mentre la popolazione dovrà fronteggiare una pressione sul piano economico e finanziario di proporzioni mai viste prima nella storia. Valutazioni iniziali degli esperti Ocha parlano di 15mila abitazioni distrutte, oltre 200 strade impraticabili, almeno 10 ponti danneggiati, diverse linee e sezioni della rete ferroviaria e della rete elettrica nazionale sono state colpite.

Anche nei distretti settentrionali come Jaffna si segnalano gravi interruzioni dell’elettricità, delle comunicazioni mobili e delle reti di trasporto, con interi villaggi isolati. L’accesso all’acqua potabile rimane una delle principali preoccupazioni, con diverse zone che segnalano forniture scarse se non nulle. Le inondazioni lungo il fiume Kelani, che attraversa Colombo e le zone basse circostanti, continuano a ostacolare l’accesso e a interrompere il flusso di informazioni dalle comunità colpite, complicando le operazioni di soccorso e di assistenza.

Intanto il presidente Anura Kumara Dissanayake ha dichiarato lo stato di emergenza per accelerare soccorsi e aiuti, impegnandosi a ricostruire il Paese con il contributo fondamentale dell’assistenza internazionale. “Stiamo affrontando la catastrofe naturale più grave e impegnativa della nostra storia”, ha dichiarato in un discorso alla nazione. “Certamente, costruiremo una nazione migliore di quella che esisteva prima”. “Tutte le persone che sono morte non sono solo numeri per noi. Ogni vita ha un nome, un volto e una storia. Le nostre più sentite condoglianze - ha concluso - vanno alle famiglie di tutti coloro che sono morti. Non si tratta solo di condoglianze. Anche se non possiamo restituire quelle vite alle famiglie, ci impegniamo a dare loro tutto il resto”.

In tema di aiuti dall’estero stanno arrivando in queste ore i primi carichi, con un elicottero dell’aeronautica militare indiana che ha soccorso 24 persone, tra cui una donna incinta e un uomo su una sedia a rotelle nella città centrale di Kotmale, circa 90 km a nord-est di Colombo. Il Pakistan ha inviato squadre di soccorso, mentre il Giappone ha inviato un gruppo di valutazione e ha promesso ulteriore sostegno.

Un quadro di grave emergenza proviene anche dall’Indonesia, dove monta l’indignazione dell’opinione pubblica per inondazioni che hanno colpito aree forestali e zone residenziali e i cui effetti, con tutta probabilità, sono stati amplificati dall’intervento dell’uomo. Nella zona di North Sumatra le aree più colpite includono la capitale Medan, la reggenza di Tapanuli Centrale e la città di Sibolga. Ad Aceh le reggenze maggiormente interessate sono Bener Meriah, Aceh Centrale, Gayo Lues e Singkil. Nel West Sumatra vi sono sette fra distretti e città colpite, ma i danni peggiori si registrano nella reggenza di Padang Pariaman. 

L’Agenzia nazionale indonesiana per la mitigazione dei disastri (Bnpb) continua ad aggiornare il numero delle vittime delle inondazioni e delle frane a Sumatra, che stamattina ha toccato quota 631 morti, 472 dispersi, 2600 feriti, almeno 3,2 milioni di persone colpite e un milione di sfollati. Per il governo la causa principale delle inondazioni e delle frane è stato il ciclone Senyar, che ha attraversato l’arcipelago indonesiano fra il  19 e il 28 novembre. Bloccate le principali vie di trasporto interurbane, cui si aggiungono interruzioni di corrente su vasta scala e blocchi alla distribuzione logistica. Tuttavia, la popolazione sospetta che vi sia una causa più profonda: i gravi danni alle foreste collegati al disboscamento illegale e alle attività minerarie negli altopiani. I residenti di Aceh sostengono addirittura che questo disastro sia molto più devastante dello tsunami di 21 anni fa, poiché l’area colpita è molto più vasta ed estesa.

Inoltre, le migliaia di tronchi trasportati dalle inondazioni improvvise sollevano una domanda urgente: oltre ai fattori naturali, quali attività umane hanno trasformato le foreste dell’altopiano in terre aride? Le immagini satellitari rivelano che gran parte dei terreni sono stati a lungo disboscati a causa dell’attività mineraria e del taglio di legname su larga scala, che hanno spogliato la parte superiore della vegetazione. Un altro segnale allarmante è stata la comparsa di animali selvatici come le tigri in cerca di rifugio nelle zone residenziali, mentre molti residenti sono stati costretti a rimanere sui tetti per evitare l’annegamento.

L’ufficio del Procuratore Generale (Ago) si è detto pronto a indagare se il disboscamento illegale diffuso abbia contribuito alle inondazioni e alle frane. La Task Force chiamata ad applicare la legge nelle aree forestali (Satgas PKH), composta da Ago, polizia nazionale, esercito e dal ministero delle Foreste sta esaminando se le cause siano interamente naturali o amplificate dalle attività umane, in particolare la deforestazione su larga scala. “Esamineremo tutte le informazioni che circolano pubblicamente”, ha dichiarato ieri il portavoce Ago Anang Supriatna. “Questo aspetto deve essere studiato - ha aggiunto - per determinare se le inondazioni siano state causate esclusivamente da fattori naturali o se il disboscamento illegale abbia avuto un ruolo”. Saranno intraprese azioni legali se gli investigatori scopriranno azioni deliberate che hanno aggravato la distruzione dell’ambiente.

(Hanno collaborato Melani Manel Perera e Mathias Hariyadi)

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