06/05/2024, 08.45
KAZAKISTAN-CINA
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Žarkent: auto elettriche e turisti cinesi nel crocevia dell'antica Via della seta

di Vladimir Rozanskij

Sul confine tra il Kazakistan e Pechino al posto dei cammelli e delle greggi si susseguono file di camion sempre più imponenti cariche di nuovi veicoli per i mercati asiatici e russi. Tra i kazachi c'è diffidenza per i simboli dell'"invasione" di Pechino, ma il grande centro commerciale della zona di libero scambio è ormai meta di "pellegrinaggi" come la storica moschea di legno.

Almaty (AsiaNews) - Il corrispondente di Radio Azattyk da Almaty, il giornalista e filologo Petr Trotsenko, ha realizzato un progetto molto particolare sui kazachi che vivono vicini ai confini con la Cina, pubblicandolo come una serie di reportage col titolo La condizione frontaliera. In uno di questi si è concentrato sulla città di Žarkent, centro amministrativo della provincia di Panfilovo nella regione di Žetisu a 29 chilometri dalla frontiera, dove gli abitanti vivono secondo il “principio delle tre P” dalle parole russe Prodaži, Perevozki, Posredničestvo, “vendite, trasporti e mediazione” e oggi si trovano al centro di una ridefinizione delle relazioni tra Oriente e Occidente sulle rotte dell’Asia centrale.

Il percorso da Almaty a Žarkent si svolge per oltre 200 chilometri, superando le montagne per finire nella steppa e infine nelle zone desertiche delle barcane, le dune a ferro di cavallo. È una tratta dell’antica Via della Seta, come vantano orgogliosamente gli autisti della zona, su cui passavano le carovane e fioriva il commercio. Oggi al posto dei cammelli e delle greggi sui valichi si susseguono nelle autostrade delle file di camion sempre più imponenti, molti dei quali trasportano automobili di produzione cinese. Per gli abitanti di Žarkent le macchine cinesi sono un tema spinoso, perché vengono considerate il simbolo dell’invasione, l’espansione della Cina in Kazakistan.

Come racconta Trotsenko, “la sinofobia dei kazachi è un tema antico”, e in queste zone di confine si esprime in forme più acute. La frontiera è rimasta chiusa negli anni della pandemia, ma negli ultimi tempi il trasporto delle automobili dalla Cina è diventata una delle attività più in crescita, destinandole ai mercati asiatici e russi. Arrivano anche i nuovissimi modelli di auto elettriche e grandi mezzi di trasporto, che si gestiscono a fatica per carenza di pezzi di ricambio, e si cominciano ad aprire anche negozi (cinesi) per queste necessità, officine meccaniche e autosaloni in tutte le città kazache.

L’espansione riguarda anche altri settori produttivi e industriali: i cinesi costruiscono fabbriche e installano i propri macchinari, che non sono accessibili per i kazachi. Insieme alla tecnica arrivano dalla Cina gli ingegneri e gli specialisti, e gli abitanti locali al massimo vengono assunti come autisti, operai semplici o personale di servizio. A Žarkent vivono oltre 40mila persone, ma non sembra proprio una città, con casupole a un piano e strade assai difettose, piccoli alberghi e uffici amministrativi; in periferia si pascolano le mucche e i cavalli, che si nutrono dell’erba appassita dell’anno precedente.

La maggior parte degli abitanti è costituta da kazachi e uiguri di fede islamica, che cercano di evitare di parlare dei “campi di rieducazione” del vicino Xinjiang, soprattutto con gli estranei. Nei dintorni della cittadina vi sono ancora molti terreni agricoli dove si coltiva il mais, e c’è anche una fabbrica per la produzione dell’amido di mais, degli sciroppi alla frutta e del mangime per gli animali. Un monumento alla vicinanza dei popoli che attira l’attenzione dei turisti è la moschea di legno al centro della città, costruita a fine XIX secolo dall’architetto cinese Hon Pike, su commissione del mercante locale Vali Akhun Juldašev. Accanto alla moschea c’è un museo con oggetti di vita quotidiana dell’800, armi bianche, antiche caraffe, monete, ornamenti e gioielli, imbracature per cavalli.

Da Žarkent passano molte comitive di turisti cinesi, diretti ai tour per tutta l’Asia centrale, che si fermano poi ad Almaty e a Turkestan, o proseguono verso il Kirghizistan e l’Uzbekistan. I kazachi che giungono fino a qui visitano la moschea, per poi riversarsi al grande centro commerciale internazionale Khorgos sulla frontiera, una zona di libero commercio creata nel 2005 su accordo tra Astana e Pechino. La “grande invasione” cinese del Kazakistan è pacifica e vantaggiosa per entrambe le parti, in attesa di vedere che cosa riserva il futuro.

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