La famiglia religiosa di cui il nuovo pontefice è stato per 12 anni priore generale ha una lunga storia di presenza missionaria nel continente a partire dalla basilica del Santo Nino di Cebu. I confratelli in India e in Indonesia lo definiscono "un uomo profondamente spirituale, capace di ascoltare". Nello stemma una frase di Agostino e il cuore ardente trafitto da una freccia sopra un libro, simbolo dell'ordine.
Il cardinale Prevost, figlio spirituale di sant'Agostino, è stato eletto papa proprio nel giorno in cui la Chiesa celebrava la festa liturgica dei martiri dell'Algeria, tra cui ci sono anche due monache agostianiane. E nella descrizione della pace "disarmata e disarmante" del Risorto proclamata dal nuovo pontefice nella sua prima benedizione urbi et orbi è risuonato l'eco della preghiera lasciata scritta da Christian de Chergé, il priore di Tibhirine.
Nato a Chicago è il primo pontefice originario del Nord America ma è stato vescovo a Chiclayo e ha anche la cittadinanza peruviana. Per due mandati è stato priore generale degli Agostinaini, ordine religioso presente anche in molti Paesi dell'Asia. Papa Francesco lo aveva poi chiamato a Roma nel 2023 come prefetto del dicastero per i Vescovi. "La mia vocazione come quella di ogni cristiano è essere missionario, annunciare il Vangelo là dove uno si trova".
Ilconclave ha eletto il cardinale statunitense Robert Prevost, 69 anni, già prefetto del dicastero per i Vescovi dopo essere stato missionario in Perù. “Dio ama tutti, aiutateci a costruire ponti di dialogo per essere raggiunti dal Suo amore. Vogliamo essere Chiesa sinodale, che cammina, cerca sempre la pace, la carità, per essere vicini specialmente a coloro che soffrono”.
Proprio mentre oggi Putin celebra con i capi di tutti i Paesi “amichevoli” la parata per gli 80 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, Dmitrij Stešin - uno dei corrispondenti dal fronte ucraino più accaniti nel sostegno alle truppe russe - parla del clima rovente nella repubblica del Caucaso settentrionale: "Il Daghestan vive secondo le proprie leggi, allontanandosi sempre di più da Mosca”.
Mentre si intensificano gli scontri tra India e Pakistan dopo l’attentato a Pahalgam del 22 aprile, le operazioni militari vengono sempre più lette come un confronto diretto tra le armi più all'avanguardia comprate dai fornitori internazionali. Oggi Delhi ha colpito anche le difese aeree pakistane, rischiando un’ulteriore escalation. Islamabad ha promesso una risposta “nei modi e nei tempi che preferisce”, con il rischio che si arrivi al peggior confronto armato tra i due Paesi dal 1971.