30/08/2017, 12.42
MYANMAR
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‘Riconquistate’ le città assaltate dai ‘terroristi bengali’, i Rohingya

Per le autorità militari: “L’obiettivo dei terroristi è definire un loro territorio”. Nelle violenze hanno perso la vita più di 100 persone, circa 10mila gli sfollati. 4mila Rohingya in fuga bloccati al confine con il Bangladesh. Secondo il governo, membri di alcune Ong internazionali sono coinvolti nelle attività dei guerriglieri”.

Yangon (AsiaNews/Rfa) – Il Consiglio nazionale per la Difesa e la Sicurezza (Ndsc) del Myanmar sta tenendo oggi una riunione di emergenza, per discutere delle violenze in corso nello Stato settentrionale del Rakhine. Militari e governo aumentano gli sforzi per impedire ulteriori attacchi da parte dei militanti musulmani Rohingya, che la scorsa settimana hanno scatenato un'altra serie di sanguinosi scontri con attacchi armati su 30 avamposti di polizia. Il governo definisce “gruppo terroristico” i militanti dell'Arakan Rohingya Salvation Army (Arsa), responsabili delle aggressioni.   

Ieri, durante un briefing con la stampa, il gen. Than Htut Thein ha dichiarato: “Le truppe stanno cercando di ristabilire la sicurezza nella regione. L’obiettivo dei ‘terroristi bengali’ è definire un loro territorio. Questo accadrà se le nostre difese ad ovest verranno penetrate”. Attenendosi alle disposizioni e alle abitudini governative, il generale ha utilizzato l’espressione che identifica in maniera denigratoria i Rohingya, considerati immigrati illegali dal Bangladesh.

Alcuni analisti sostengono che l’influente esercito birmano sfrutti il conflitto per affermare di volta in volta il proprio potere, ma nella popolazione è diffuso un sentimento di paura per possibili infiltrazioni islamiste nel Paese.

Nel frattempo, i militari hanno tenuto un incontro con i corpi diplomatici presso il National Reconciliation and Peace Center (NRPC) a Yangon. Durante il briefing, il ministro degli Affari interni, il gen. Kyaw Swe, ha ribadito la dura posizione del governo: “Abbiamo già detto che in Myanmar i Rohingya non esistono. Essi non fanno parte dei nostri gruppi etnici. Ciò che abbiamo visto in questa regione sono i Bengali che hanno cercato di distruggere lo stato di diritto del Myanmar”. Il ministro ha infine riaffermato la convinzione del governo che membri del personale di alcune organizzazioni non governative internazionali sono coinvolti nelle attività dei guerriglieri.

Attivisti per i diritti umani affermano che circa 10mila abitanti del Rakhine hanno già abbandonato le loro case e oltre 7mila Rohingya sono fuggiti verso il confine con il Bangladesh. In un rapporto pubblicato oggi, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Iom) sostiene che in realtà sono 18mila quelli che hanno attraversato il confine dall’inizio delle violenze. Media internazionali riferiscono che circa 4mila Rohingya in fuga dalle nuove violenze sono ora bloccati tra Myanmar e Bangladesh, le cui autorità hanno disposto il loro respingimento.

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