27/11/2017, 07.47
UCRAINA-RUSSIA
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A Kiev si festeggerà il Natale il 25 dicembre e il 7 gennaio

di Vladimir Rozanskij

Una decisione voluta dal parlamento di Kiev. Il 30% delle famiglie festeggia il Natale come in occidente. Per la Chiesa ortodossa di obbedienza moscovita questa è una mossa per emarginare la Chiesa degli “invasori” russi. Timori di far annegare la festa nel consumismo. Fra le famiglie miste, cattoliche e ortodosse c’è gratitudine. Il frutto dei "due polmoni" del cristianesimo.

Mosca (AsiaNews) - Il Parlamento ucraino, la Rada, ha inserito una nuova giornata festiva nel Codice del Lavoro del Paese: il 25 dicembre, il Natale cristiano secondo la tradizione occidentale, che quindi si aggiunge alla festa ortodossa del 7 gennaio, giorno natalizio per il calendario giuliano. In cambio, è stata tolta la feria del 2 maggio, che accompagnava la festa dei lavoratori.
La decisione del parlamento ha suscitato diverse reazioni, molto critiche da parte del mondo ortodosso. Il più contrario è stato il metropolita Agafangel (Pahkovskij), capo di un ramo scissionista dell’ortodossia ucraina, che ha affermato di “aver perso la speranza che l’Ucraina possa un giorno diventare un Paese ortodosso”. Secondo il prelato, si scatenerà nel Paese la propaganda del Natale occidentale, per farlo diventare la principale festa religiosa nazionale, a cui si accoderà la giurisdizione ortodossa concorrente del Patriarcato di Kiev, chiedendo di accettare il calendario gregoriano come “i loro padroni di Istanbul”, cioè il patriarcato di Costantinopoli.

Secondo i rappresentanti della principale compagine ortodossa ucraina, quella legata al patriarcato di Mosca, la decisione della Rada non corrisponde al reale orientamento della popolazione. In questo senso si è espresso il capo del settore informativo della Chiesa filo-russa, l’arcivescovo Kliment di Irpensk. Ricordando che il Natale del 7 gennaio è tradizione anche dei russi, dei georgiani, dei serbi, del Patriarcato di Gerusalemme e perfino della Chiesa greco-cattolica ucraina, Kliment ha sottolineato che “Cristo è nato per noi una volta sola, non due… con questa decisione la Rada ha dimostrato di non tenere in alcun conto l’opinione degli ucraini. Secondo tutti i sondaggi, la stragrande maggioranza della gente festeggia il 7 gennaio, o almeno così era fino all’elezione di questi nuovi deputati, è così sarà dopo di loro”. Il vescovo-portavoce ha illustrato i dati secondo cui l’80% degli ucraini ritiene il Natale e la Pasqua le feste più significative del calendario, e la stessa percentuale di cittadini “non ha fiducia in questi deputati; si ha l’impressione che sia in atto un tentativo di trasformare il Natale da evento religioso in una farsa, per indebolire la fiducia della gente nella Chiesa Ortodossa e in questo modo riguadagnare consenso”.

In effetti, da mesi è in corso un aspro confronto tra l’Ortodossia di obbedienza moscovita, che rappresenta la metà di tutti gli ortodossi del Paese, e i protagonisti della politica ucraina, a partire dal presidente Petro Poroshenko, accusati di vessazione nei confronti della Chiesa degli “invasori” russi. La polemica si allarga alle relazioni con le altre confessioni, soprattutto il patriarcato di Kiev e i greco-cattolici, accusati di cacciare illegalmente i preti filo-russi dalle chiese e di appropriarsi delle stesse. I deputati hanno motivato la loro decisione ricordando che, secondo i dati ufficiali, circa il 30% delle comunità religiose registrate nel Paese celebra il Natale il 25 dicembre, e va loro riconosciuto questo diritto. Per esempio, nella regione occidentale della Subcarpazia il 25 dicembre è giorno festivo da parecchi anni.

Da parte sua l’arcivescovo Mieczyslaw Mokrzycki, capo dell’episcopato cattolico-romano in Ucraina, ha commentato la decisione della Rada Suprema esprimendo gratitudine, per una decisione che a suo parere era molto attesa dai credenti di tradizione latina. “Abbiamo riflettuto molto, prima di presentare questa richiesta” - ha dichiarato mons. Mokrzycki - “abbiamo discusso di questo a tutti i livelli. La proclamazione del Natale al 25 dicembre non è soltanto un regalo ai cattolici latini: anche i protestanti, molti greco-cattolici e molti ortodossi si uniscono a noi in questa celebrazione”. I cattolici di rito latino e bizantino da sempre celebrano il Natale due volte, senza che questo crei alcuno scandalo, e “per questo ci rallegriamo oggi, perché il Natale può davvero riunire tutte le famiglie, soprattutto le tante famiglie di tradizione mista; finora moltissimi cattolici latini erano costretti ad andare a lavorare il giorno di Natale, e in molte parrocchie si era costretti a spostare le celebrazioni nelle ore vespertine. Ora potremo provare una sensazione di vera festa per tutta la nostra patria, per l’Ucraina”, ha concluso il presule.

Anche in Russia il 25 dicembre, pur essendo giornata lavorativa, ha assunto negli ultimi decenni un’importanza sempre maggiore, se non altro per motivi commerciali. Si distingue infatti il “Christmas” del 25 dicembre, che viene associato al Capodanno e alla figura di Babbo Natale (il “Nonno Gelo” delle favole russe), dal vero e proprio Natale del 7 gennaio, a cui in Russia seguono le settimane delle “mascherate” di tipo carnevalesco. Tra gli slavi orientali, in generale, la contaminazione delle tradizioni natalizie orientali e occidentali esprime in modo plastico la natura “bivalente” del cristianesimo dei "due polmini", orientale e occidentale, e delle tradizioni di queste terre.

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