24/01/2012, 00.00
MYANMAR
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A pochi giorni dalla grazia, dissidente birmano muore per le torture

Thet Nwe, attivista politico, era uscito il 13 gennaio dal carcere di Insein, dove scontava una condanna a 38 anni. Corpo e mente segnati da 10 anni di prigionia, dove ha subito torture e abusi tanto da finire due volte al manicomio. La sorella al governo: basta tormentare la gente con false accuse.
Yangon (AsiaNews) - Si è tenuto oggi a Yangon il rito funebre di Thet Nwe, attivista politico birmano, deceduto per le torture fisiche e le violenze psicologiche subite nelle carceri del Myanmar, a soli 10 giorni di distanza dalla libertà riconquistata per amnistia presidenziale. Egli era uno dei 300 prigionieri di coscienza rilasciati il 13 gennaio scorso (cfr. AsiaNews 13/01/12 Liberati detenuti politici birmani di primo piano), in seguito a un decreto firmato da Thein Sein e accolto con favore dalla comunità internazionale, che aveva portato alla liberazione fra gli altri del monaco Ashin Gambira e del leader di Generazione studentesca 88 Min Ko Naing.

In un'intervista al sito dissidente Democratic Voice of Burma (Dvb) Marlaw Nwe, sorella di Thet e imprigionata insieme a lui nel 2002, racconta che è deceduto nel pomeriggio del 22 gennaio a causa di complicazioni al fegato. Egli ha trascorso 10 anni in prigione; una detenzione che aveva segnato a fondo il fisico e la mente dell'uomo (nella foto di Dvb e scattata pochi giorni fa). Quando la sorella lo ha visto ai cancelli della prigione di Insein, lo scorso 13 gennaio, all'indomani della liberazione, egli era sdraiato su un carretto perché non era nemmeno in grado di reggersi in piedi. La sua bocca era ormai priva di denti, strappati durante le frequenti torture in cella. Tuttavia, racconta Marlaw, al momento di varcare i cancelli - in cui avrebbe dovuto scontare 38 anni di prigionia - "sembrava felice, anche se soffriva per il dolore".

Thet Nwe, 54 anni, era un membro attivo della Lega nazionale per la democrazia (Nld) e ha lavorato a lungo in Thailandia, con i profughi fuggiti oltreconfine, prima di rientrare nel 2002 in Myanmar e venire arrestato. Al momento del fermo e durante i primi interrogatori, gli ufficiali dell'esercito rispondevano agli ordini di Khin Nyunt, ex premier e capo dell'intelligence, poi imprigionato per ordine del generalissimo Than Shwe, leader della precedente giunta militare al potere. Nyunt è stato liberato di recente assieme a Nwe.

Marlaw ricorda che nei primi tempi, durante gli interrogatori, gli immergevano il volto in un gabinetto colmo di liquami e materiale organico. Poi lo colpivano alla testa; mani e piedi erano quasi sempre ammanettati, salvo brevi pause per mangiare. A causa dei traumi subiti, Thet è stato ricoverato un paio di volte all'ospedale psichiatrico di Yangon. "Aveva il terrore di morire in prigione" conclude la sorella, liberata nel 2005 e da allora stabilitasi in città, per poter essere "vicina" al fratello in carcere. "Vorrei dire al governo - sottolinea - di smetterla di tormentare la gente con false accuse, come hanno fatto con mio fratello".

Nonostante le recenti aperture del governo birmano, continua a suscitare dibattiti il numero dei prigionieri politici richiusi nelle carceri. L'associazione attivista Assistance Association for Political Prisoners-Burma, con base in Thailandia, afferma che i detenuti liberati lo scorso 13 gennaio sono 299 e, al momento, sono ancora più di mille i detenuti per reati politici o di opinione dietro le sbarre.
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