15/05/2015, 00.00
ISLAM – M.ORIENTE
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Al Baghdadi: L’islam è una religione della guerra. P. Samir: Un messaggio molto astuto

di Samir Khalil Samir
Il “califfo” esorta tutti i musulmani a fare la loro “hijrah”, emigrazione, per passare da un islam di pace a uno di guerra, imitando Maometto e la sua Egira (nel 622). Il messaggio risveglia qualcosa di dormiente nel mondo islamico tradizionalista e salafita. L’islam è pace e guerra ed è tempo per i musulmani di riformare la loro visione della storia. Impossibile paragonare la guerra santa alle crociate.

Roma (AsiaNews) – Lo Stato islamico (SI) ha diffuso ieri un messaggio audio del suo capo, Abu Bakr al-Baghdadi, in cui egli chiede a tutti i musulmani di “emigrare” verso il califfato e di attuare il jihad, la guerra santa, perché “l’islam non è mai stata una religione della pace. L’islam è una religione della lotta”.

Il messaggio audio, della durata di circa 33 minuti, chiede a “ogni musulmano di ogni luogo di attuare la hijrah (emigrazione) verso lo Stato islamico o di combattere nel proprio Paese, ovunque esso sia”.

E più oltre: “Non è forse giunto per voi il momento di sapere che non c’è potere o onore, o sicurezza o diritto per voi se non all’ombra del califfato?”

“L’islam – si aggiunge – non è mai stata una religione di pace. L’islam è una religione della lotta. Nessuno dovrebbe credere che la guerra che stiamo combattendo sia [solo] la guerra dello Stato islamico. E’ la guerra di tutti i musulmani, che lo Stato islamico sta guidando. E’ la guerra dei musulmani contro gli infedeli”.

Gli analisti affermano che la voce sembra essere quella del capo supremo dello SI, chiara, sicura, perfino poetica, ma non vi sono prove schiaccianti che sia la sua.

Negli ultimi tempi si sono rincorse le voci su un probabile suo ferimento nel marzo scorso, causato da un bombardamento della coalizione anti-Isis. Quello di ieri è il primo messaggio dopo almeno sei mesi ed è stato diffuso con trascrizioni in diverse lingue: inglese, francese, russo, tedesco e turco.

Abu Bakr al-Baghdadi era apparso finora solo in un video, in cui egli proclamava il sermone nella grande moschea di Mosul, all’inaugurazione del califfato lo scorso giugno.

Riportiamo qui sotto il commento di p. Samir Khalil Samir, gesuita islamologo, già professore all’università St. Joseph di Beirut e attuale rettore pro tempore del Pontificio istituto orientale a Roma.

 

Questo di Abu Bakr al-Baghdadi è un messaggio molto astuto perché corrisponde alle aspettative di una parte del mondo islamico. Senz’altro i gruppi salafiti, che cercano di riportare la società allo stile e alla pratica del tempo di Maometto, saranno contenti e diranno: Finalmente ritroviamo il vero islam!

Va notato che quando parla di emigrare (hijrah), lui indica l’emigrazione di Maometto dalla Mecca a Medina, quella che noi chiamiamo “l’Egira”, che segna l’inizio della cronologia del mondo musulmano (dal 622 d.C), l’inizio dell’era islamica.

Questa emigrazione è il passaggio dall’islam pacifico a quello combattivo. Alla Mecca, Maometto non ha mai fatto guerra; ma vedendo che il suo messaggio non passava e che poca gente lo ascoltava, e che anzi vi era rischio per la sua vita, ha inviato un gruppetto di suoi seguaci a emigrare in Etiopia, un Paese cristiano che l’avrebbe ben ricevuto. Poi è emigrato lui a Medina. Lì ha cominciato a predicare e un anno dopo inizia la lotta militare prima contro i meccani, poi contro le tribù per convertirle. Maometto ha vinto tutte queste guerre: la maggioranza delle tribù dell’Arabia l’hanno seguito. Ma bisogna precisare: esse lo hanno seguito più come capo militare che come capo religioso. La prova è questa: quando Maometto è morto, nel 632 molte tribù si sono ritirate non sostenendo più la guerra e non pagando le tasse. E allora, il nuovo califfo Abu Bakr ha dichiarato guerra contro di loro per costringerli a ritornare nell’islam.

E loro si rifiutavano: Noi abbiamo fatto il patto con Maometto, non con l’islam. Ma Abu Bakr li vinti e li ha costretti a ritornare nell’ambito dell’islam. Ed è interessante che questo nuovo “califfo” abbia scelto come nome Abu Bakr e voglia lanciare la guerra santa in tutto il mondo, per sottomettere tutti all’islam.

Il suo appello significa risvegliare qualcosa che dorme nel pensiero profondo dell’islam per dire: facciamo tutti la nostra hijrah, lasciamo tutti coloro che vogliono un islam di pace, e passiamo all’islam autentico che ha conquistato prima l’Arabia, poi il Medio oriente, e poi il Mediterraneo. Questa sarebbe l’ultima fase della lotta del profeta attraverso il suo nuovo rappresentante.

Il tutto è molto simbolico.

E’ vero che vi sono notizie secondo cui l’Isis sta perdendo adepti, che diversi giovani, dopo essere arrivati in Siria e Iraq a combattere, ora si stanno distaccando e vengono imprigionati degli stessi miliziani dell’Isis. Il messaggio cerca allora di risvegliare ancora più musulmani per recuperare altri giovani più decisi.

Quasi senz’altro, il richiamo di al-Baghdadi scuoterà i musulmani salafiti, che hanno come modello l’islam primitivo. Essi prendono come modello la prima generazione dell’islam, e ciò spingerà molti musulmani tradizionalisti a diventare salafiti e a combattere.

Davanti a questa chiamata alle armi, cosa fare?

La lotta militare può essere necessaria, ma non risolutiva. Azioni militari potranno ridurre le violenze, spargere meno sangue, far regredire lo SI, ma il movimento continuerà perché fa parte dell’islam. L’unica soluzione radicale è una riforma interna della lettura della storia islamica.

Quando al-Baghdadi dice che “l’islam non è mai stato una religione di pace”, esagera: l’islam ha avuto anche periodi di pace; dire che l’islam è solo guerra, è un errore anche questo. L’islam è pace e guerra ed è tempo che i musulmani rivedano la loro storia. Inoltre, va precisato che la guerra islamica non è paragonabile alle crociate: Le crociate sono state al massimo una guerra limitata per salvare Gerusalemme e i luoghi santi, ma non una guerra totale, santa, ispirata dal vangelo. Invece la guerra dell’islam è sempre santa se viene fatta per allargare i confini dell’islam e recuperare la terra dell’islam.

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