14/05/2016, 13.03
GIORDANIA
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Amman, il “Giardino della Misericordia” di Papa Francesco offre lavoro ai rifugiati iracheni

L’opera voluta dal pontefice è stata finanziata con i soldi raccolti nel padiglione della Santa Sede a Expo 2015. Esso intende offrire lavoro e dignità alle migliaia di sfollati irakeni e diventare luogo di incontro e dialogo interreligioso. Patriarca Twal: il “seme del bene” piantato da Bergoglio “nei campi del mondo”.

Amman (AsiaNews) - Un “Giardino della Misericordia” voluto con forza e “offerto” da papa Francesco alla Giordania, finanziato grazie al denaro raccolto dal padiglione della Santa Sede in occasione di Expo 2015 che si è tenuto lo scorso anno a Milano, in Italia. Lo hanno inaugurato nei giorni scorsi con una cerimonia ufficiale (nella foto) la nunziatura apostolica ad Amman, in collaborazione con Caritas Jordan e il vicariato latino nella capitale. Il giardino si trova all’interno del Centro di Nostra Signora della pace ad Amman e intende restituire “dignità” alle migliaia di sfollati iracheni nel Paese, offrendo al contempo opportunità di lavoro per le famiglie bisognose.

Secondo quanto riferisce abouna.org, nel contesto della cerimonia di inaugurazione del “Giardino della Misericordia” si è celebrata anche una messa solenne per ricordare il terzo anno di pontificato di Francesco. A presiedere la funzione il patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal, insieme al nunzio in Giordania mons. Alberto Ortega Martin e a mons. Segundo Moines, delegato papale e segretario generale del Pontificio consiglio di “Cor Unum”.

Presenti anche numerosi vescovi, rappresentanti delle Chiese cristiane di varie denominazioni, ambasciatori, personalità della politica e della religione, suore, sacerdoti e membri di Caritas Jordan. Al termine della messa i presenti hanno inaugurato il “giardino” del papa, all’interno del quale sono stati piantati alberi da frutto e che garantirà lavoro per alcuni cittadini iracheni in fuga dalla guerra, e che hanno trovato accoglienza in Giordania. Nel suo intervento il patriarca Twal ha ricordato il “seme del bene” piantato da Bergoglio “nei campi del mondo”. Lo ringraziamo, ha aggiunto, per l’Anno della misericordia durante il quale ci invita ad alimentare “la cultura della misericordia” in un mondo “martoriato da violenze” e dalla “mancanza di amore e giustizia”. “Speriamo che questo giardino - ha concluso mons. Twal - porti frutti sostenendo il lavoro di molte famiglie, con l’intercessione di Maria, regina della pace, nel mese a lei dedicato”.

Il nunzio apostolico mons. Alberto Ortega Martin, che inaugura in questi giorni il servizio in Giordania dopo l’esperienza in Iraq, ricorda che il giardino è “frutto della carità” del papa, che ha voluto stanziare i fondi raccolti durante Expo per i rifugiati iracheni nel Paese. Questo ha portato “alla nascita di una piccola azienda agricola sostenibile”, ha aggiunto il prelato, con 600 olivi su un terreno di circa 10mila metri quadri, che “dà lavoro a 15 persone, in maggioranza rifugiati, ma anche giordani”. Il giardino, ha aggiunto il diplomatico vaticano, favorirà anche “il lavoro comune di cristiani e musulmani”, dando testimonianza concreta delle parole pronunciate dal pontefice durante il suo viaggio nel regno Hascemita del 2014: “Cristiani […] insieme ai vostri concittadini musulmani cercate di dare il vostro contributo alla società in cui vivete”. Per questo la speranza è che il giardino sia pure “luogo di dialogo e incontro” fra religioni diverse.

Concludendo la cerimonia p. Wael Suleiman, direttore di Caritas Jordan, annuncia “altri progetti” volti alla creazione di “posti di lavoro” per “i nostri fratelli rifugiati irakeni” e per “aiutarli a vivere in piena dignità” nel periodo in cui essi “rimarranno in Giordania”.Secondo fonti delle Nazioni Unite, in Giordania vi sono almeno 635mila rifugiati; per Amman la cifra è ancora superiore e pari a 1,4 milioni, circa il 20% del totale. Di questi almeno 130mila sono iracheni (quasi 1,3% della popolazione), oltre a 1 milione e 300 mila siriani, cui si devono aggiungere anche i profughi non registrati. In seguito all’emergenza scuole, ospedali, mercato del lavoro sono al collasso.

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