12/01/2006, 00.00
Corea del nord – Cina – Russia
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Ancora incertezze sul viaggio di Kim Jong-il

Nessuno sa dove sia il "caro leader" nordcoreano o di cosa voglia parlare con i leader cinesi e forse russi. Secondo gli esperti, i colloqui a sei sul nucleare, la situazione economica del Paese e la sua "successione".

Shanghai (AsiaNews/Agenzie) – Kim Jong-il, dittatore della Corea del Nord, ha fatto perdere del tutto le sue tracce e continua ad attirare l'attenzione dei servizi segreti, dei media e della diplomazia sudcoreana, giapponese e statunitense. Kim sarebbe infatti in Cina, secondo fonti americane, o in Russia, secondo quelle sudcoreane. Il "caro leader" dovrebbe essere entrato in Cina, il suo più stretto alleato, martedì scorso a bordo di un convoglio ferroviario super-blindato o – fatto insolito ed assolutamente nuovo – a bordo di un aereo speciale.

Fonti anonime ma "bene informate" hanno dichiarato in più riprese all'agenzia di stampa sudcoreana Yohnap i nuovi e costanti sviluppi della presunta visita, aggiungendo oggi che il presidente della Commissione nazionale della difesa della Corea del Nord (l'unico titolo di cui si fregia il dittatore) avrebbe lasciato la parte meridionale della Cina per muoversi verso il confine russo. Per quanto riguarda conferme o smentite ufficiali si dovrà attendere.

Dal lato cinese, è tradizione confermare le visite dell'alleato solo quando queste si sono concluse come è accaduto nel 2000, 2001 e 2004. Da parte russa, nessun membro ufficiale del governo ha voluto parlare. Inaspettato invece il commento di Shinzo Abe, portavoce ufficiale del governo giapponese, che ieri ha detto: "Da quanto abbiamo potuto sapere, e' altamente probabile che Kim sia effettivamente in visita in Cina".

In ogni caso, nulla di certo si sa del programma del leader nordcoreano. Gli esperti di geopolitica internazionale sono certi che vi saranno incontri al vertice con i dirigenti cinesi dedicati in gran parte alla grave crisi innescata dai minacciosi programmi nucleari di Pyongyang e ora di nuovo a un bivio cruciale. I negoziati multilaterali a sei (al cui tavolo siedono le due Coree, Stati Uniti, Cina, Giappone e Russia) che si tengono a Pechino sono al momento bloccati dopo le sanzioni finanziarie contro la Corea del Nord decise da Washington. Pyongyang è accusata di attività come contraffazione di dollari, riciclaggio di denaro sporco, traffico di droga e di armi di distruzione di massa. Alexander Vershbow, ambasciatore Usa a Seoul, dice: "Spero vivamente che sia in Cina e che sia lì per parlare del nucleare".

Nell'agenda dei colloqui potrebbe anche essere la situazione dei confini sino-coreani e la quasi totale dipendenza dell'economia nordcoreana da quella cinese. "I cinesi non vogliono instabilità sui confini – dice Moon Chung-in, esperto di geopolitica sudcoreano e consigliere del presidente Roh – e non gli importano le critiche internazionali sui rimpatri forzati. Storicamente, la tranquillità e la stabilità dei Paesi confinanti sono gli argomenti che stanno a cuore a Pechino".

La visita potrebbe però servire anche a discutere il tema della successione al potere a Pyongyang, dato che Kim non ha ancora ufficializzato il nome del suo "erede", anche se il presidente nordcoreano attualmente in carica è tuttora il defunto Kim Il Sung, padre del "caro leader".

Intanto il capo negoziatore americano ai colloqui a sei, il segretario di Stato aggiunto Christopher Hill, e' atteso oggi a Seoul e poi a Pechino dopo aver visitato ieri Tokyo. Il suo arrivo nella capitale cinese potrebbe anche servire, secondo il quotidiano giapponese Asahi, "ad una presa di contatti segreta con l'entourage di Kim Jong-il".

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