26/08/2015, 00.00
SIRIA
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Armi chimiche usate dallo Stato islamico in Siria

Attivisti di Medici senza frontiere denunciano l’uso di armi chimiche durante l’attacco dei jihadisti ad un villaggio nella provincia di Aleppo. Ricoverate quattro persone di una stessa famiglia con problemi respiratori e ustioni alla pelle. Altro attacco “chimico” a Marea. Il presidente Assad fiducioso del sostegno di Russia e Iran.

Damasco (AsiaNews/Agenzie) - Le milizie dello Stato islamico (SI) potrebbero aver usato armi chimiche nel corso di un attacco, sferrato il 21 agosto scorso, ad una cittadina nel nord della Siria. La denuncia è dell’Ong internazionale Medici senza frontiere (Msf), che avrebbe curato quattro persone di una stessa famiglia che presentavano difficoltà respiratorie e presentavano pustole, dopo che un mortaio aveva colpito la loro casa a Marea. Al contempo la Syrian American Medical Society ha presentato un rapporto in cui si parla di 50 pazienti trattati per sintomi riconducibili ad esposizioni chimiche. 

Secondo alcune fonti vicine ai ribelli siriani, attive nella zona, i mortai incriminati - e contenenti materiale chimico - sarebbero stati lanciati da un villaggio nella zona orientale, da tempo nelle mani dello Stato islamico. Il portavoce del gruppo Shami Front ha riferito che almeno la metà dei 50 colpi di mortaio e artiglieria che hanno colpito Marea contenevano una melassa a base di zolfo. 

Si tratta di una sostanza assai irritante e meglio nota come “gas senape”, che si presenta allo stato liquido a temperatura ambiente, e che in seguito ad esplosione può causare gravi danni alla pelle, agli occhi, al sistema respiratorio e agli organi interni. 

Nel denunciare l'attacco in un villaggio della provincia settentrionale di Aleppo, Msf afferma che in seguito alle esplosioni, quattro persone di una stessa famiglia (i genitori e due figlie di tre e cinque anni) sono state ricoverate per problemi respiratori, occhi rossi, congiuntivite e pelle irritata. Dopo tre ore, sulla pelle sono iniziate a formarsi delle pustole e i problemi respiratori andavano peggiorando. 

“Non abbiamo i mezzi per confermare la causa di questi sintomi” afferma Pablo Marco, responsabile locale Msf, tuttavia “i sintomi, il loro cambiamento nel tempo, e la testimonianza dei pazienti fanno pensare all’uso di agenti chimici”. 

In passato anche l’esercito governativo fedele al presidente Bashar al-Assad è stato accusato di usare armi chimiche contro le fazioni ribelli, nel contesto di un conflitto che ha messo in ginocchio il Paese e causato oltre 250mila vittime. Inutili, sinora, i tentativi di mediazione da parte delle Nazioni Unite; a settembre dovrebbe partire una nuova iniziativa diplomatica guidata dall’inviato speciale Onu Staffan de Mistura. 

Intanto il presidente Assad si dice fiducioso perché godrebbe ancora del sostegno di due alleati chiave, la Russia e l’Iran, che non abbandoneranno mai “i loro amici”. Intervistato dalla tv libanese Al-Manar, di proprietà di Hezbollah, il leader siriano afferma che non ci sono grandi novità in vista. E aggiunge che una soluzione è possibile, a patto che le potenze internazionali smettano di sostenere il “terrorismo”, termine che egli usa per descrivere sia l’opposizione che i gruppi jihadisti.

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