28/04/2008, 00.00
AFGHANISTAN
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Attentato a Karzai, scattano indagini e centinaia di arresti

L’attacco che ieri a Kabul ha mancato il presidente afghano ha però inferto un duro colpo all’immagine del governo centrale e a quello delle forze straniere impegnate in Afghanistan. La condanna della comunità internazionale e le promesse del Pakistan.

Kabul (AsiaNews/Agenzie) – Almeno 200 persone sono state arrestate in un albergo di Kabul nell’ambito dell’inchiesta sull’attentato di ieri al presidente afghano, Hamid Karzai, rimasto illeso. Gli inquirenti, ha fatto sapere lo stesso capo di Stato, indagano su come è stato possibile che il gruppo armato abbia passato i controlli di sicurezza previsti per l’evento. Karzai presenziava alla parata militare del Victory Day, quando una scarica di proiettili e di razzi ha colpito il retro del palco dove si trovava. La ricorrenza segna l’anniversario della caduta del governo filosovietico di Najibullah (1992). Nell’attacco sono morte sei persone, tra cui un membro del parlamento e tre terroristi, mentre altre 9 risultano ferite.

Unanime la condanna dei leader mondiali: Nazioni Unite, Francia, Germania, Canada promettono di continuare, nonostante tutto, il loro impegno in Afghanistan. Il premier pakistano, Gilani, ha garantito a Karzai il sostegno del suo governo nella lotta al “nemico comune”. Al Pakistan Kabul imputa un insufficiente impegno a sradicare le milizie talebane operative nelle zone tribali di confine.

Trasmesso in diretta televisiva, alla presenza di dignitari stranieri, l'attentato ha inferto un duro colpo all'immagine del governo afghano e delle forza multinazionale presente sul suo territorio.

L'attacco segue di pochi giorni l'annuncio della Nato di voler passare il controllo della sicurezza di Kabul alle truppe afghane entro la fine dell'anno. L’attentato, che con probabilità ha mancato i suoi obiettivi reali, ha però prodotto una forte percezione di insicurezza. Nella rivendicazione lo stesso portavoce dei talebani, Zabihullah Muhjahid, spiega: “Lo scopo era portare il messaggio che loro (governo e occidentali) non sono per niente sicuri”. 

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