10/09/2012, 00.00
AFGHANISTAN
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Kabul assume il controllo di Bagram, mentre la Clinton “salva” i talebani

Oggi il passaggio ufficiale delle consegne tra Usa e Afghanistan. Washington vorrebbe mantenere sotto di sé alcuni detenuti, ma arriva il no del presidente Karzai. Fonti locali di AsiaNews: il popolo afghano vuole tornare ad autogestirsi secondo la propria tradizione e cultura, come ogni Paese libero. Intanto, la Clinton scivola su talebani, terrorismo e “liste nere”. Forse 10 anni di guerra sono stati “inutili”.

Kabul (AsiaNews) - In modo ufficiale, oggi gli Stati Uniti consegnano all'Afghanistan il controllo della prigione di Bagram, dove sono rinchiusi oltre 3mila detenuti, tra i quali vi sono combattenti talebani e militanti di Al Qaida. Gli Usa vorrebbero mantenere la giurisdizione su alcuni prigionieri, ma il presidente Karzai ha chiarito che ogni ritardo nel passaggio di consegne sarà ritenuto un "attacco all'autorità sovrana dell'Afghanistan". Intanto, catturano l'attenzione alcune recenti affermazioni di Hillary Clinton, segretario di Stato Usa, su talebani e gruppi loro affiliati. Lo scorso 7 settembre, la Clinton ha annunciato di aver inserito nella "lista nera" dei terroristi internazionali la rete Haqqani, movimento che opera in Pakistan e Afghanistan, ritenuto vicino ai talebani. Eppure, proprio ieri, incalzata da Bloomberg Radio sulla possibilità di inserire gli stessi talebani nella lista nera, il segretario di Stato ha glissato, sostenendo di dover "fare un lungo e intenso lavoro di analisi prima di poter definire qualcuno un gruppo terrorista". Secondo fonti locali di AsiaNews, anonime per motivi di sicurezza, sono dichiarazioni "contradditorie", che ormai "non stupiscono più", e anzi "dimostrano un'assoluta mancanza di serietà diplomatica".

Il 9 marzo scorso Usa e Afghanistan hanno firmato un accordo, che dava inizio a un periodo di transizione di sei mesi, nei quali il governo di Kabul avrebbe ripreso in modo graduale il controllo della prigione di Bagram. Tra i prigionieri oggi "contesi" dai due Paesi, vi sono circa 50 detenuti stranieri, per lo più di origine pakistana, e le oltre 600 persone arrestate e incarcerate nel periodo successivo alla sigla del patto.

Per le fonti di AsiaNews, la "risolutezza di Karzai" nel ribadire l'autorità di Kabul è il segnale che "l'Afghanistan vuole tornare a essere se stesso. La storia del Paese non sono i talebani: 2000 anni non si possono ridurre al solo fenomeno talebano". "Il popolo - spiegano - ha detto in modo molto chiaro cosa vuole fare una volta finita la presenza occidentale. I cittadini vogliono autogestirsi, come è giusto e legittimo in ogni Paese libero, secondo le loro tradizioni, gli usi, i costumi, anche la religione che professano. A quel punto, l'incidenza occidentale sembrerà una meteora. Ma questo non significa volere il dominio dei talebani".

Il ritiro delle truppe Usa dal suolo afghano è previsto per il 2014. A quel punto - secondo le fonti - le prospettive per il Paese saranno due: "Potremmo assistere a un colpo di Stato militare, visto che in questi 10 anni l'occidente si è preoccupato di formare un esercito, sfruttando il 70% degli aiuti internazionali nel settore della difesa, e solo il 12% nell'educazione. O potremmo assistere a una lotta politica, come quelle che vediamo in tanti Paesi europei. Quale che sia la scelta, l'Afghanistan ha il diritto di autogestirsi. La comunità internazionale deve rispettare questo, e anzi [deve] riuscire ad ammettere: i nostri morti sono morti invano. I soldi che abbiamo speso, li abbiamo spesi invano". 

 

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