01/12/2012, 00.00
MYANMAR
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Attivista cattolico: le violenze contro i monaci, “vera faccia” del cambiamento birmano

di Francis Khoo Thwe
La popolazione condanna l’assalto della polizia contro religiosi e contadini, autori della protesta contro la cava sino-birmana a Monywa. Aung San Suu Kyi tenta una mediazione fra autorità e popolazione locale. Fra i problemi irrisolti la mancanza di trasparenza e informazioni su progetti economici e investimenti energetici.

Yangon (AsiaNews) - I raid della polizia ai danni di monaci e agricoltori, protagonisti di una protesta contro la miniera di Monywa, mostrano la "vera faccia" del governo del Myanmar. È quanto afferma ad AsiaNews l'attivista cattolico Khon Ja, membro del movimento Kachin Peace Network, impegnato nella pacificazione delle aree teatro di conflitti etnici. Sulla vicenda è intervenuta anche la leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi, che ha chiesto scuse ufficiali per i religiosi feriti dalle forze dell'ordine. La Nobel per la pace si è inoltre offerta di mediare per giungere a una soluzione comune e scongiurare ulteriori violenze. Il 29 novembre scorso gli agenti antisommossa sono intervenuti per sedare le proteste, causando il ferimento di diversi agricoltori e monaci, alcuni dei quali hanno riportato bruciature effetto di un "gas misterioso", che ha provocato ustioni alla pelle (cfr. AsiaNews 29/11/2012 Polizia antisommossa disperde la protesta contro una miniera sino-birmana).

La miniera di rame si trova poco lontano dalla città di Monywa, regione di Sagaing, nel centro del Myanmar, ed è la più grande del Paese. La cava è di proprietà della Myanmar Wanabo Mining Copper - parte del gigante statale cinese North China Industries Corp. (Norinco) - e opera in partnership col ministero birmano delle Miniere e un'industria vicina alla leadership militare. Dal giugno scorso è teatro di proteste dei cittadini, per conflitti irrisolti legati a inquinamento ambientale, sequestro forzato dei terreni, risarcimenti e risistemazione degli sfollati. 

Per gli attivisti vi sarebbero almeno un centinaio di feriti, nel più duro intervento operato dalle autorità birmane dall'ascesa al potere del presidente Thein Sein, ex leader della giunta militare, ora promotore del cammino di riforme del Paese. Le immagini dei monaci feriti in ospedale (come già avvenuto in passato, sotto il regime) hanno scatenato ira nella popolazione e accresciuto il risentimento anti-cinese. Aung San Suu Kyi ha tentato di mediare con gli abitanti e auspicato la nascita "il prima possibile" di una commissione parlamentare - composta anche da cittadini - per raggiungere una soluzione.

La crisi degli ultimi giorni, sottolinea ad AsiaNews Khon Ja, mostra la "vera faccia" del governo del Myanmar, a dispetto degli annunci di riforme e della legittimazione internazionale. L'attivista cattolico parla di "mancanza di trasparenza e informazioni" in merito ai progetti economici e agli investimenti in materia di energia, fra cui la miniera di Monywa.

Egli ricorda il rischio concreto di "danni alla salute" e della mancanza di politiche sociali e di tutela per i cittadini, interessati dai mega progetti industriali e di sviluppo; soprattutto, aggiunge, nelle aree più remote e isolate del Paese, mentre nella capitale Naypyidaw, a Yangon e Mandalay la situazione è migliore. Infine, il leader cattolico condanna l'aggressione ai monaci buddisti, i "custodi" della tradizione e della storia del Myanmar, come avvenuto "durante i moti del 1988 e la Rivoluzione zafferano del 2007", difensori dei diritti e degli interessi della popolazione. 

 

 

 

 

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