09/11/2018, 11.42
SRI LANKA
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Attivista srilankese: ‘La crisi politica è colpa del presidente Sirisena’

di Melani Manel Perera

Nel 2015 il Movimento nazionale per la giustizia sociale ha sostenuto l’attuale presidente. Ora gli attivisti di sentono traditi, dopo che Sirisena si è alleato con l’ex dittatore Rajapaksa.

Colombo (AsiaNews) – La crisi politica che lo Sri Lanka sta attraversando “è colpa” del suo presidente Maithripala Sirisena. Lo afferma il prof. Sarath Wijesuriya, fondatore del Movimento nazionale per la giustizia sociale. Egli chiede “scusa” per aver sostenuto Sirisena alle elezioni del 2015, che lo hanno portato alla vittoria contro Mahinda Rajapaksa, l’ex dittatore accusato di aver commesso abusi e minacce durante la guerra civile. Il Movimento ha avuto un ruolo determinante per il successo di Sirisena. “Arrivati a questo punto – dichiara l’attivista – chiedo scusa a tutti voi. Tutto ciò che posso dirvi è che le nostre intenzioni erano sincere. Credevamo davvero nel percorso che avevamo intrapreso”.

Nel 2015 Sirisena si era presentato come l’uomo del cambiamento. Il suo programma era ben preciso: rafforzamento della democrazia, riconciliazione nazionale tra i gruppi etnici singalese e tamil, instaurazione di un clima di pace, rendere giustizia alle vittime della guerra civile, riconsegnare ai legittimi proprietari le terre requisite dall’esercito durante il conflitto.

Con la decisione però di licenziare il primo ministro Ranil Wickremesinghe e sostituirlo con Rajapaksa, gli attivisti che lo hanno aiutato a salire al potere si sentono traditi. Il problema della corruzione di questo Paese, sostiene Wijesuriya, “non è di Wickremesinghe. È Sirisena che sta bloccando gli arresti dei criminali [di guerra], è lui che sta proteggendo i ‘capitani della corruzione’. Egli ha fermato le indagini su Susil Premajayantha, accusato di enormi truffe”. Infine il professore lancia un appello per il voto del prossimo 14 novembre, giorno è in cui è prevista la riapertura del Parlamento: “Chiedo ai deputati di mettere da parte le differenze politiche e unire le forze per porre fine al blocco costituzionale”.

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