22/03/2011, 00.00
MALAYSIA
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Avvocato, e cristiana: non può difendere clienti nei tribunali islamici malaysiani

L’avvocatessa si appellerà all’Alta corte, dopo un primo rifiuto, per ottenere il permesso di difendere i suoi clienti nei tribunali della Shari’a. La Malaysia ha un duplice ordinamento giudiziario: “laico” e religioso.

Kuala Lumpur (AsiaNews/Agenzie) – Un’avvocatessa cristiana in Malaysia non è riuscita nel tentativo di ottenere il permesso di praticare nelle corti giudiziarie musulmane che operano in base alla Shari’a. Victoria Jayaseele Martin ha dichiarato che il suo desiderio era quello di poter rappresentare clienti non musulmani chiamati in causa nel tribunale islamico, per garantire che ottenessero una difesa equa. E questo perché un numero crescente di processi in questi tribunali coinvolge anche non musulmani. La Malaysia dispone di due ordinamenti giudiziari paralleli. L’ordinamento “laico” si occupa dei cittadini non islamici, mentre la Shari’a decide sui temi che riguardano I musulmani, maggioranza nel Paese.

Victoria ha fatto opposizione in tribunale alla decisione di un Consiglio religioso in base alla quale tutti gli avvocati che appaiono nei tribunali islamici devono essere musulmani; ma un giudice a Kuala Lumpur le ha dato torto. L’avvocatessa sostiene che questa sentenza è anticostituzionale, e farà appello a un grado di giustizia superiore.

L’avvocato difensore di Victoria Jayaseele Martin, Ranjit Singh, ha dichiarato che è difficile trovare avvocati musulmani che accettino clienti non islamici nei tribunale della Shari’a, perché gli avvocati non desiderano occuparsi di casi che contrastino con la loro fede. Ci sono stati numerosi casi giudiziari interreligiosi, in cui uno dei coniugi si converte all’islam, e l’altro no; e da questo nascono, in caso di separazione, battaglie per la custodia dei figli. Il sistema giudiziario islamico si focalizza in Malaysia su problemi familiari: poligamia, divorzio e custodia dei minori. Lo scorso anno il governo malaysiano ha ammesso donne giudice nelle sue corti islamiche per la prima volta, accogliendo la richiesta annosa delle Sorelle nell’islam.

 

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