19/08/2015, 00.00
THAILANDIA
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Bangkok, riapre il tempio dell’attentato. La polizia alla ricerca di un sospetto

Un gruppo di monaci ha guidato la preghiera al tempio indù di Erawan, celebre anche fra i buddisti thai. Sempre ieri un secondo ordigno è esploso senza provocare danni né feriti. Gli inquirenti danno la caccia a un giovane, che avrebbe depositato uno zaino nel luogo dell’attentato per poi allontanarsi. Ancora nessuna rivendicazione ufficiale del gesto, restano ignote le cause.

Bangkok (AsiaNews/Agenzie) - Un gruppo di monaci thai ha guidato la preghiera per la riapertura del tempio indù di Erawan, in centro a Bangkok, teatro dell’attentato del 17 agosto scorso nel quale sono morte oltre 20 persone e più di cento i feriti. Il luogo di culto è popolare anche fra i buddisti e in molti oggi, di prima mattina, hanno reso omaggio al tempio e alle vittime dell’attacco, fra cui vi sono diversi turisti stranieri. Un parente di alcune vittime di nazionalità malaysiana avrebbe deposto un pacco contenente vestiti, per simboleggiare i propri cari deceduti nell’esplosione. 

Ieri si è registrato un secondo attacco, con il lancio di un ordigno esplosivo in un molo del porto di Bangkok; lo scoppio non ha causato morti né feriti. Le autorità non escludono (per ora) un legame fra i due episodi di violenza che hanno investito la capitale della Thailandia, anche se al momento non vi sono ancora rivendicazioni ufficiali per i due attacchi. 

Fonti locali riferiscono che stamane non vi erano particolari misure di sicurezza attorno al tempio in cui è avvenuto l’attentato. Il pubblico poteva entrare all’interno del luogo di culto senza controlli o ispezioni. Solo poche ore prima l’area era stata ripulita dai resti delle vittime e dai corpi dilaniati dalla deflagrazione. 

L’attacco nel cuore della capitale thai, il “peggiore di sempre” per il premier Prayuth Chan-ocha, ha causato la morte di almeno 11 stranieri, fra cui cinesi, cittadini di Hong Kong, Singapore, Indonesia e una famiglia proveniente dalla Malaysia. Secondo gli esperti la violenza potrebbe segnare un ulteriore giro di vite in materia di sicurezza e ordine pubblico da parte del governo - guidato dai vertici dell’esercito - facendo scivolare il Paese sempre più verso una “dittatura militare”. 

Intanto proseguono le indagini della polizia sull’attentato, con gli inquirenti impegnati a dare la caccia a un individuo sospetto individuato dalle telecamere di sorveglianza della zona. Le immagini mostrano un giovane, che indossa una maglietta gialla e uno zaino sulle spalle, entrare all’interno del tempio e depositare con tutta calma lo zaino su una panchina, per poi allontanarsi mescolandosi fra la folla. 

Mentre lascia il luogo dell’attentato, il giovane (nella foto) tiene in mano un sacchetto di plastica e con l’altra sembra maneggiare uno smartphone, anche se le immagini non sono nitide e non è possibile definire con certezza i movimenti del sospetto. Qualche minuto più tardi è avvenuta l’esplosione. 

Il generale maggiore Weerachoon Sukhontapatipak, portavoce del governo militare dell’esercito thai, afferma che le autorità sono “molto vicine” ad identificare il sospetto inquadrato dalle telecamere a circuito chiuso. Prawut Thawornsiri, portavoce della polizia, aggiunge che gli inquirenti stanno cercando anche dei complici che avrebbero agito in collegamento con il sospettato numero uno. “Questo tipo di attacchi - afferma - in genere non sono pianificati da una sola persona”. 

Ancora ignote, finora, le motivazioni dietro all’attacco. Il premier Prayuth lascia aperte tutte le ipotesi, dall’attentato di “matrice politica” al tentativo di “minare l’economia o il turismo”. In passato la Thailandia ha registrato un lung periodo di crisi politica, con manifestazioni di piazza e scontri; tuttavia non si sono mai registrate violenze o attacchi bomba in luoghi pubblici di questa portata. Anche la violenza dei separatisti musulmani nel sud del Paese, che ha causato circa 6.400 morti, è sempre rimasta confinata nelle zone teatro del conflitto. 

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