30/04/2010, 00.00
THAILANDIA
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Bangkok: raid delle “camicie rosse” in un ospedale, pazienti evacuati

Circa 200 manifestanti hanno fatto irruzione nella struttura in cerca di soldati dell’esercito thai. Mille degenti trasferiti in altre strutture. Vertici dell’opposizione condannano il gesto e chiedono scusa. Fonte di AsiaNews: situazione “preoccupante”. L’esercito sostiene il governo, ma vuole evitare spargimenti di sangue.
Bangkok (AsiaNews) – Questa mattina l’ospedale Chulalongkorn a Bangkok, situato poco distante dal presidio delle “camicie rosse”, ha evacuato una parte dei pazienti e sospeso le operazioni chirurgiche. La struttura resta aperta solo agli interventi di emergenza. Le autorità sanitarie hanno disposto il provvedimento in seguito al raid, compiuto la notte scorsa, dei dimostranti antigovernativi alla ricerca di soldati thai nascosti al suo interno.
 
Nella notte un gruppo composto da 200 “camicie rosse” – vicine all’ex premier in esilio Thaksin Shinawatra e sostenute dal partito di opposizione United Front for Democracy against Dictatorship (UDD) – ha fatto irruzione nell’ospedale. Gli assalitori affermano che la struttura è stata usata come “nascondiglio” dalle forze di sicurezza. A guidare l’assalto è stato Payap Panket, uno dei leader dell’UDD. L’azione a sorpresa è stata condannata con forza dagli altri capi del partito, che assicurano non vi saranno più simili iniziative in futuro. Weng Tojirakarn ha diffuso una nota con “pubbliche scuse” per l’assalto all’ospedale. Egli parla di un raid “inappropriato, eccessivo, e irragionevole”. “A nome di tutti i leader [dell’UDD] – ha affermato Weng Tojirakarn – mi scuso con la gente e l’ospedale Chulalongkorn per l’incidente. La situazione ci è sfuggita di mano”.
 
Questa mattina Adisorn Patradul, direttore dell’ospedale, ha confermato il trasferimento di una parte dei pazienti al Siriraj e in altri centri sanitari della capitale. Egli precisa che il trasferimento è “volontario”, in base alle decisioni prese dai degenti e dai parenti. Chi vuole, aggiunge, “può rimanere nella nostra struttura”. Fonti giornalistiche riferiscono che hanno evacuato almeno 1.000 pazienti. Sono circa 600, invece, quelli che hanno deciso di rimanere.
 
In un intervento televisivo, il premier thai Abhisit Vejjajiva spiega che governo e vertici dell’ospedale hanno valutato l’ipotesi, poi accantonata, di stanziare polizia e soldati a difesa della struttura. I sanitari non vogliono equivoci sulla “faziosità” del centro o su un “appoggio politico” a uno dei due fronti in lotta. Abhisit aggiunge che le autorità di governo prenderanno rigide contromisure per “circoscrivere” i movimenti di quanti si uniscono o lasciano la zona occupata dalle “camicie rosse” all’intersezione Ratchaprasong, nel centro della capitale. “Non possiamo rivelare al pubblico ogni nostra iniziativa – ha spiegato il premier – ma siamo decisi a risolvere la situazione”.
 
Intanto il Ministro degli esteri Kasit Piromya, raggiunto dal quotidiano indonesiano Tha Jakarta Post, afferma di non nutrire dubbi sulla fedeltà dei militari, aggiungendo che è assai improbabile un colpo di Stato. Il generale Prateep Tanprasert, capo della polizia, precisa che non vi sono ordini del Centro per la soluzione delle situazioni di emergenza (CRES) “di disperdere le camicie rosse”, ma le forze dell’ordine “sono pronte a sostenere le operazioni” nel caso dovesse arrivare il via libera all’uso della forza.
 
Nel dibattito sulla crisi intervengono anche le “camicie gialle”, leader della protesta che nel dicembre 2008 ha permesso l’ascesa al potere del Democrat Party e dell’attuale premier Abhisit Vejjajiva: un cambio alla guida del Paese conquistato, fra l’altro, dopo imponenti manifestazioni di piazza e il blocco dei due principali aeroporti della capitale. “Le camicie rosse hanno creato uno Stato nello Stato – afferma Suriyasai Katasila, leader dei “gialli” – il tutto nella più totale impunità”. Egli aggiunge che “le autorità devono mettere la parola fine” alle proteste.
 
Una fonte di AsiaNews a Bangkok, esperta di politica thai, spiega che “la situazione di tensione è concentrata in un’area della capitale”, mentre all’esterno “non vi è una percezione chiara di quanto sta avvenendo”. I media di Stato, continua, non informano in modo “dettagliato”, ma la situazione “comincia a essere preoccupante”. Nell’opinione pubblica circolano voci secondo cui “l’obiettivo è destituire il re” per instaurare una Repubblica. Thaksin Shinawatra, dal canto suo, sembra intenzionato a denunciare per diffamazione quanti affermano che “è un antimonarchico” intenzionato a modificare la Costituzione. Per il reato di lesa maestà, in Thailandia, si rischiano diversi anni di carcere. Oggi un simpatizzante delle "camicie rosse" è stato arrestato per aver postato su Facebook scritte contro la monarchia.
 
Gli equilibri, tuttavia, ruotano attorno alla posizione dell’esercito che “due anni fa ha sostenuto l’ascesa al potere dei gialli” e la cacciata dei governi filo-Thaksin. “Finora l’esercito non è intervenuto con mano pesante – chiarisce la fonte di AsiaNews – perché vuole evitare lo spargimento di sangue. L’opinione pubblica è contraria alle violenze”. I militari sono solidali col governo, ma si cerca di risolvere la crisi senza far precipitare il Paese in una guerra civile.(DS)
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