19/09/2020, 08.59
LIBANO
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Beirut, fuga dal mare: madre getta in acqua il figlio morto durante la traversata

di Pierre Balanian

Per 7 giorni una nave con 50 migranti libanesi ha girato senza cibo, acqua, bagagli nelle acque del Mediterraneo. Dallo scorso luglio vi è una nuova via del mare per giungere all’Europa (Cipro), garantita dai trafficanti di esseri umani. Gli scafisti chiedono 1000 dollari a traversata. A causa della tragica economia libanese quasi tutta la popolazione vuole emigrare all’estero. È iniziato il quarto esodo dei libanesi.

Beirut (AsiaNews) - Un nuovo dramma nelle odissee dell’immigrazione clandestina accaduto questa volta non lontano dalle coste libanesi. A partire da metà luglio è infatti iniziata una via di fuga, via mare, verso una vita migliore per i migranti. Il fenomeno degli scafisti e dei trafficanti di esseri umani, inizialmente timido, era già noto a Tripoli, seconda capitale del Libano, una delle città più povere e dimenticate del paese.

Il 7 settembre scorso, a bordo di una barca, circa 50 libanesi si allontanano dalle coste di Al Miniyeh, che dista circa 10 km a nord di Tripoli. Sognano felici un futuro migliore, a poco più di 189 km di traversata via mare che li separa da Cipro e dall’Europa! Ogni passeggero ha dovuto sborsare 1000 dollari Usa, una cifra esorbitante per una corsa così breve e per cittadini di un Paese in crisi dove lo stipendio, per chi ha un lavoro, è 100 dollari al mese.

Durante la traversata, lo scafista perde l’orientamento e si ritrovano in alto mare da qualche parte fra le coste cipriote e turche, restano senza carburante ed i passeggeri che avevano previsto un viaggio breve, cominciano a patire fame, sette e disidratazione a causa del sole cocente e del caldo afoso che colpisce le coste est del Mediterraneo. Muoiono 14 persone, fra i quali un bambino, morto il 10 settembre. La madre, Zeinab Al Qak (nella foto, a sin.) tiene in braccio il suo cadavere per due giorni. Poi decide di fare l’impossibile: davanti agli occhi della figlia di 10 anni (nella foto, a destra), sopravvissuta, getta la salma del proprio figlio in mare: “Che sia qui il tuo ultimo riposo” sono le sue ultime parole, prima di collassare in preda ad isteria e crisi di pianto.

Dopo 7 giorni di lenta agonia in mare, accompagnati da cielo, sole, acqua e stelle per giorni, in preda alla sete ed alla fame, i fuggitivi sono tratti in salvo dalla Marina dell’Unifil; a bordo ci sono ancora 12 bambini fra i quali la sorellina – ancora sotto shock - del bambino gettato in mare. Portati al porto devastato di Beirut vengono tutti trasportati d’urgenza in ospedale.

Fra i sopravvissuti si contano persone di Bebnine, nella provincia libanese di Akkar che confina a nord con la vicina Siria. Questi danno informazioni sull’identità di due implicati nella rete di traffico clandestino di esseri umani, anch’essi originari di Bebnine: si tratta di  Burhan Qatarib e del genero Ahmad Safwan  che si sono messi d’accordo con i passeggeri desiderosi di fuggire dalla fame in Libano, per morire di fame e sete in mare.

Partiti senza bagagli, gli organizzatori avevano promesso loro di raggiungerli poi in alto mare e dare loro le loro cose con il quantitativo di cibo ed anche latte per I bambini. Ma con lo scafo smarrito nelle acque del Mediterraneo, i migranti non hanno mai ricevuto nulla. Contro I due trafficanti è scattato un mandato di cattura, ma essi sono latitanti.

Secondo una fonte di AsiaNews, che ha voluto mantenere l’anonimato, ci sarebbe la Turchia dietro a questa nuova fonte di migrazione clandestina dal Libano verso l’Europa.

Ieri mattina la guardia costiera libanese ha invece recuperato dal mare la salma di un altro dei passeggeri, ritrovato vicino alla costa di Saadiyat, a sud di Beirut, nella provincia dello Chouf.

Fra I sopravvissuti a questo dramma, anche Mohammad Sefian Mohammad ha perso suo figlio morto di sete e fame nonostante il padre gli abbia fatto bere acqua di mare in un disperato tentativo di salvarlo. Il Premier libanese uscente Hassan Diab ha incaricato Charbel Wehbe, il ministro degli esteri del dimissionato governo, di intraprendere i contatti con le autorità cipriote per coordinare un’azione congiunta e contrastare questo fenomeno nascente.

Il Governo uscente ha deciso di aiutare i famigliari delle vittime. La preoccupazione è grande perché quasi l’intera popolazione libanese aspira ad emigrare, a fuggire dal Libano, dove è diventato impossibile vivere. Di fatto, è iniziata la quarta immigrazione collettiva dei libanesi nella loro storia. La prima è stata quella dei maroniti, dopo i massacri del 1880 (guerra druso-maronita). La seconda ondata è all’inizio del secolo scorso fino al 1920, quando il Paese si è svuotato – specie durante gli anni della carestia provocata dai turchi ottomani – migrando verso il Brasile e gli Stati Uniti. La terza immigrazione è quella avvenuta durante gli anni della guerra civile (1975-1990). La quarta è  appena iniziata.

Il Libano è uno dei pochi Paesi al mondo, insieme ad Armenia, Israele, Italia e Spagna ad avere una diaspora all’estero superiore al numero dei connazionali in Patria. In Libano effettuare un censimento della popolazione è un tabù, per evitare di rimettere in gioco i sottili equilibri fra le diverse comunità etnico-religiose. In ogni caso, si pensa che in Libano vi siano 4 milioni di abitanti, ma sono oltre 7 milioni i libanesi o persone di origine libanese, sparsi per iI mondo.

A sostegno della popolazione di Beirut e del Libano, in appoggio alla Caritas Libano, AsiaNews ha deciso di lanciare la campagna "In aiuto a Beirut devastata". Coloro che vogliono contribuire possono inviare donazioni a:

- Fondazione PIME - IBAN: IT78C0306909606100000169898 - Codice identificativo istituto (BIC): BCITITMM -

Causale: “AN04 – IN AIUTO A BEIRUT DEVASTATA”

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