11/10/2021, 12.33
LIBANO
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Zahrani, rogo in un impianto petrolifero. Nel Paese torna la luce dopo il blackout

Ignote le cause del rogo che ha spinto le squadre della sicurezza a evacuare l’area. L’incidente non avrebbe causato vittime, né feriti. Un testimone ha parlato di “grande esplosione” cui è seguito lo “scoppio di un incendio”. All’interno erano conservati 300mila litri di benzina. Nel fine settimana il Libano è piombato nel buio, ora vi sono rifornimenti per “almeno tre giorni”. 

 

Beirut (AsiaNews) - Un vasto incendio è divampato nelle prime ore di oggi in uno dei serbatoi di carburante dell’impianto petrolifero di Zahrani, area costiera del Libano meridionale. Al momento non si conoscono ancora le cause del rogo, che ha spinto l’esercito e i responsabili della sicurezza ad evacuare l’area nel timore di esplosioni. Le squadre di vigili del fuoco sono al lavoro per domare le fiamme; dalle prime informazioni, l’incidente non avrebbe causato vittime, né feriti. 

La strada che costeggia l’impianto è stata chiusa e il traffico deviato verso la vicina autostrada, riaperta dopo una breve interruzione legata a questioni di sicurezza. Un contadino della zona, interpellato dall’Afp, ha riferito di una “grande esplosione” cui ha fatto seguito “lo scoppio di un incendio”. Il ministro libanese dell’Energia Walid Fayyad riferisce che il serbatoio di carburante teatro dell’incidente appartiene all’esercito e che i soccorsi hanno "contenuto" gran parte del rogo, anche se le fiamme continuano a bruciare.

Secondo il capo della Protezione civile Raymound Khattar, all’interno erano conservati almeno 300mila litri di benzina. Ora l’obiettivo è impedire all’incendio di raggiungere altre cisterne o depositi nell’area circostante. La magistratura avrebbe già disposto l’apertura di un’inchiesta, che si somma alla lunga striscia di incidenti e danneggiamenti - a partire dalla devastante doppia esplosione al porto di Beirut dell’agosto 2020 - che hanno innescato una gravissima crisi energetica. Una escalation culminata, nel fine settimana, in un blackout totale di diverse ore in tutta la nazione e che ha alimentato fra la popolazione un misto di panico e rassegnazione. 

Il responsabile sindacale riferisce che i lavoratori sono al sicuro e la situazione è “sotto controllo”; nell’area sono stoccate riserve di carburante di importazione, che poi vanno distribuite. Il 9 ottobre scorso la centrale elettrica Zahrani, che confina con gli impianti di stoccaggio, è stata chiusa, come quella di Deir Ammar, nel nord, in seguito all’esaurimento delle scorte di carburante necessarie per rifornirle. Scendendo al di sotto dei 270 megawatt (MW), la capacità totale di produzione di energia si era rivelata insufficiente a stabilizzare la rete, causando un blackout generale in un quadro di carenze diffuse in tutto il Paese. 

La crisi energetica attraversata dal Libano ha determinato un taglio dell’elettricità fino a 22 ore al giorno. Una donazione di sei milioni di litri di gasolio da parte dell’esercito libanese, distribuiti tra le varie centrali elettriche, per una produzione aggiuntiva di 300 MW e un totale di 500 MW, ha infine permesso a Électricité du Liban (Edl) di assicurare la distribuzione per un periodo di “almeno tre giorni”. Intanto il ministero dell’Energia ha annunciato un prestito dalla Banca centrale di quasi 86 milioni di euro per acquistare combustibile e mantenere operative le centrali. 

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