15/01/2011, 00.00
INDIA
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Card. Toppo: libertà religiosa, base per vera libertà e trasformazione sociale

di Nirmala Carvalho
L’articolo 25 della Costituzione indiana garantisce il diritto fondamentale della libertà religiosa. Per il card. Telesphore Toppo, presidente della Conferenza episcopale indiana, negando tale diritto si nega la dignità, l’integrità e il rispetto della persona umana.
 Mumbai (AsiaNews) – “Nessuna coscienza può essere schiava, la libertà religiosa è la base per una vera libertà”. È quanto afferma il card. Telesphore Toppo, di recente nominato presidente della Conferenza episcopale indiana per i vescovi di rito latino. Commentando il messaggio di Papa Benedetto XVI ai diplomatici, il prelato sottolinea la responsabilità dei governi nel garantire il pieno diritto a tutti i cittadini di professare, praticare e diffondere la propria fede.

“Il diritto alla libertà religiosa è un diritto fondamentale garantito dall’articolo 25 della nostra Costituzione. Nessuna società – sottolinea card. Toppo – potrà mai essere chiamata ‘libera’ finché negherà ai suoi cittadini tale diritto. Qualcuno può ordinare ai dalit o ai tribali quale religione dovrebbero seguire? No, nella maniera più assoluta. Ogni persona è libera di scegliere”.

La negazione della libertà religiosa significa negare la dignità e il rispetto della persona. Di conseguenza, si assiste a una disumanizzazione della società, dove “l’altro” viene privato di tutte le sue legittime richieste di umanità.

Il cardinal Toppo si dice preoccupato della situazione attuale del suo Paese: “Oggi alcuni fondamentalisti stanno cercando di limitare la libertà religiosa in India”, definendo i pogrom anticristiani di Kandhamal “attacchi ingiustificati, che nessuna persona di buona volontà potrà mai accettare”.  

Per il prelato, l’India non potrebbe essere una vera repubblica democratica senza libertà religiosa, grazie alla quale nel corso dei secoli la popolazione tribale – cui il cardinale appartiene – ha potuto sperimentare una profonda trasformazione. In tutti i settori: educativo, sociale ed economico.

La Chiesa tribale è giovane, come ricorda card. Toppo: “Circa 150 anni fa, i miei antenati tribali analfabeti hanno scelto in maniera libera quale religione seguire. Grazie al lavoro sociale ed educativo dei primi missionari, la fede in Gesù ha liberato e trasformato me e il mio popolo: rendendoci consapevoli della nostra dignità, e aiutando la nostra integrazione con gli altri membri della società. La mia storia – conclude il prelato – dimostra che la Chiesa promuove uno sviluppo che inizia e finisce con l’affermazione dell’integrità della persona umana, creata a immagine di Dio e da Lui dotata di diginità e diritti inalienabili”.
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