08/04/2019, 14.29
LIBANO - SIRIA
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Caritas Libano: ‘una goccia nel mare’ il rientro di poche migliaia di profughi siriani

Di recente circa 1000 siriani, anche bambini, da tempo in Libano sono tornati nei villaggi e nelle cittadine di origine. Ma l’emergenza, anche economica e sociale, nel Paese dei cedri resta. P. Paul: Serve un organismo indipendente che segua il loro rientro. Spesso superano di nuovo il confine senza essere registrati. Il presidente libanese attacca la Primavera araba: “Un inferno”. 

Beirut (AsiaNews) - Le iniziative finalizzate al rientro dei rifugiati siriani in Libano “sono apprezzate”, ma si tratta di “poche centinaia, al massimo migliaia a fronte di un milione e più, una goccia nel mare” dell’emergenza. È quanto racconta ad AsiaNews p. Paul Karam, presidente di Caritas Libano, da oltre sette anni in prima fila nell’accoglienza di famiglie siriane che fuggono dalla guerra. Già in passato il sacerdote ha lanciato a più riprese il pericolo di una gravissima crisi economica, politica e sociale per il Paese, insieme all’abbandono dei profughi siriani “dimenticati come i libanesi”. “Ad oggi - prosegue il sacerdote - il problema non è stato affrontato in modo serio dalla comunità internazionale e non si intravedono soluzioni all’orizzonte”.

Nei giorni scorsi decine di rifugiati siriani hanno varcato il confine libanese, per tornare nel Paese di origine. Si tratta dell’ultimo gruppo di circa un migliaio di persone - fra i quali vi sono anche centinaia di bambini - che, in poco tempo, hanno lasciato i campi profughi nel Paese dei cedri per tornare nelle loro case e nei loro villaggi di origine. 

Secondo quanto riferisce la tv di Stato LBCI, almeno 14 pullman carichi di persone nel fine settimana hanno varcato la frontiera, nel contesto di una operazione di rimpatrio coordinata dal direttorato generale sulla sicurezza. Tuttavia, il ritorno di alcune migliaia di profughi non cancella l’emergenza in atto da tempo in Libano, nazione di 4,5 milioni di abitanti che ospita - ancora oggi - quasi 1,5 milioni di rifugiati siriani. I quali si sommano agli oltre 400mila rifugiati palestinesi. 

Sul rientro dei profughi, spiega p. Paul, vi è inoltre un grande problema di fondo: “Non abbiamo più notizie certe - spiega - di quanti varcano il confine, e che potrebbero tornare in Libano in un secondo momento con ingressi non ufficiali, né registrati. Vi è grande preoccupazione lungo la frontiera e servono maggiori controlli”. Non sono rari i casi di rifugiati “che crediamo rientrati in Siria, poi li vediamo ancora qui in Libano. Serve un programma serio, mirato, che segua il loro percorso e che consenta loro di ricostruirsi una vita nel Paese di origine”. 

“Su quali basi - avverte il presidente Caritas Libano - fondiamo il rientro dei profughi? Serve un organismo super partes presente in Siria. Noi sappiamo che vi sono zone ormai sicure, sotto il controllo del governo o di autorità locali. Non si può attendere una risoluzione politica del conflitto siriano, l’emergenza profughi deve essere affrontata e risolta in maniera autonoma e indipendente. E questo è compito di una comunità internazionale” finora assente.

Intanto nel fine settimana il presidente libanese ha rivolto critiche durissime alla cosiddetta “Primavera araba”, il movimento di rivolta popolare che nel 2011 ha toccato diversi Paesi del Medio oriente e Nord Africa, sfociato in alcuni casi - vedi la Siria - in una guerra per procura fra potenze. “La Primavera araba - ha detto Michel Aoun - è stata più che altro un inferno arabo, a causa dell’emergenza terrorismo e per le sofferenze che essa ha provocato”. 

“La Siria - ha proseguito il leader maronita - era considerata il ‘cuore pulsante’ della rivolta araba, ma cosa abbiamo fatto a questo cuore? Se sei contro un regime, non ti puoi certo permettere di ucciderne il popolo. Il popolo siriano è la vera vittima di tutto questo”. Aoun ha aggiunto che è necessario “scrivere la parola fine ai conflitti” e “tornare al dialogo”, che deve essere condotto “sul rispetto degli interessi comuni delle nazioni”, non con decisioni unilaterali. 

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