12/04/2021, 12.17
ARGENTINA-CINA
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Chaco, proteste contro gli allevamenti di maiali finanziati da Pechino

di Silvina Premat

Per gruppi indigeni, ambientalisti e piccoli produttori locali il progetto è illegale. Le mega fattorie dovrebbero produrre 900mila tonnellate di carne in quattro anni, destinate al consumo interno cinese. Timori per l’impatto sociale e ambientale. Scarse le prospettive di occupazione per gli argentini.

Buenos Aires (AsiaNews) – Il governo di Alberto Fernandez sta promuovendo un progetto illegale per creare una ventina di mega allevamenti di maiali con il sostegno di produttori e capitali cinesi. È quanto dichiarano organizzazioni sociali e rappresentanti delle comunità indigene del nord dell’Argentina.

Nelle ultime settimane la popolazione del Chaco ha eretto diversi blocchi stradali sulla via d’accesso “all'Impenetrabile”, una delle zone scelte per allevare maiali destinati al consumo in Cina. I coloni locali, per lo più membri delle comunità aborigene Qom, hanno cercato di impedire il passaggio degli uomini d’affari cinesi (che poi non si sono presentati). Gli indigeni del luogo hanno il diritto di utilizzare le terre dove dovrebbero sorgere le nuove fattorie. Essi sostengono di non essere stati consultati, come richiesto dai trattati internazionali, su attività che influenzerebbero il loro stile di vita e gli ecosistemi in cui vivono e lavorano.

“Iniziano dal Chaco per continuare in altre province”, ha dichiarato uno dei residenti. Il progetto nazionale, annunciato dal governo l’anno scorso, era rimasto in sospeso dopo che diversi settori della società hanno chiesto uno studio di impatto ambientale.

Nel gennaio 2020 la società farmaceutica e agrochimica Biogénesis Bagó aveva comunicato la proposta cinese di investire quasi 27 miliardi di dollari per allevare milioni di maiali in quattro anni. In luglio il ministero argentino degli Esteri aveva annunciato di aver siglato una partnership economica con il dicastero cinese del Commercio cinese: l’obiettivo è quello di produrre nove milioni di tonnellate di carne all’anno, più di 10 volte la quantità che l’Argentina ha prodotto nel 2019. Quella di maiale è la carne più consumata in Cina, ma un’epidemia di peste suina africana ha ridotto la produzione nazionale.

Dopo le reazioni iniziali dei gruppi ambientalisti e dei piccoli produttori locali, il governo ha ridotto la cifra della produzione potenziale a 900mila tonnellate in quattro anni. Ciò non è bastato a fermare le manifestazioni pubbliche e sul web per chiedere maggiori informazioni e per mettere in guardia sulle implicazioni economiche e sociali di tale iniziativa. A dicembre l’Unione vegana argentina ha presentato a Fernandez 528mila firme di cittadini contrari al progetto.

Per superare l’opposizione interna, il governo ha deciso di delegare alle province il potere di accordarsi con i cinesi: una mossa la cui legittimità è messa in discussione dagli ambientalisti. L’amministrazione del Chaco ha preso subito l’iniziativa. Il governatore Jorge Capitanich, molto vicino alla vicepresidente Cristina Fernández de Kirchner, ha firmato un accordo di cooperazione con la società di capitali cinese-argentina Feng Tian Food. L’idea è di creare tre stabilimenti per la produzione di carne di maiale, da esportare poi in Cina.

“L’azienda ha un nome cinese, ma ha sede nella provincia di Buenos Aires e amici argentini del governatore vi partecipano”, ha rivelato ad AsiaNews Nora Gimenez, ex giudice amministrativo e docente di diritto penale. Gimenez è membro di Conciencia Solidaria, un’organizzazione che ha intentato tre cause davanti a tribunali del Chaco. Una riguarda la richiesta di informazioni, le altre due la prevenzione dei danni e i permessi che permetterebbero di disboscare il territorio e piantare soia o mais per nutrire i maiali.

Per il Chaco si è parlato di un investimento iniziale di 129 milioni di dollari, e della creazione di 1.080 posti di lavoro. “Dicono così, ma la realtà è che non danno lavoro alla gente del posto. Vengono con le loro squadre armate, come accaduto in Cile”, ha aggiunto Gimenez, riferendosi all’allevamento di maiali di Freirina, che ha chiuso nel 2020 dopo anni di denunce e proteste per i dannosi effetti ambientali, sanitari, sociali ed economici. Gimenez sostiene anche che il governo del Chaco sta costruendo strade, ponti e altre opere infrastrutturali per ottimizzare l’accesso alle aree prescelte per le mega fattorie: sono territori dove le foreste native hanno subito disboscamenti illegali su larga scala.

Per il biologo e ricercatore Guillermo Folguera, la società civile argentina sta agendo in modo tempestivo, e questo è un bene, perché “una volta che il progetto è avviato, tutto diventa più difficile. Stiamo cercando di uscire dalla falsa dicotomia tra ambientalismo e produttivismo. Non stiamo dicendo che non si deve produrre, ma che bisogna guardare la maniera in cui si produce”.

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