04/07/2007, 00.00
PAKISTAN
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Chiesa: dolore per le vittime, il governo fermi la “moschea rossa”

di Qaiser Felix
L’arcivescovo di Lahore e presidente della Conferenza episcopale pakistana, mons. Saldanha, chiede un intervento deciso del governo, che deve impedire nuove violenze come quelle avvenute ieri davanti alla “moschea rossa” della capitale.
Islamabad (AsiaNews) – Una “ferma condanna per le violenze in nome della religione”, ma anche “dolore per le vittime e per le loro famiglie” ed un invito al governo, che “deve fermare questa situazione in ogni modo, garantendo al Paese la libertà dall’estremismo”.
 
E’ il commento di mons. Lawrence Saldanha, arcivescovo di Lahore e presidente della Conferenza episcopale pakistana, alle violenze avvenute ieri davanti alla Lal Masjid, la “moschea rossa” di Islamabad, che si sono concluse con 12 vittime ed almeno 150 feriti.
 
Il presule esprime ad AsiaNews tutto il suo dolore per la violenza insensata che ha colpito la capitale, ed aggiunge: “Preghiamo affinché questa situazione di tensione si concluda il prima possibile, ma invitiamo il governo a prendersi le sue responsabilità e fermare gli estremisti, che stanno distruggendo il Paese”.
 
Gli scontri sono iniziati in mattinata, quando la polizia ha cercato di fermare gli studenti delle madrasse [scuole islamiche ndr] che fanno capo alla Lal Masjid dal pattugliare le strade della capitale in cerca di “immorali e blasfemi”. I giovani hanno risposto alle domande della polizia impugnando le armi, e gli agenti non hanno potuto fare altro che iniziare una vera battaglia per le vie di Islamabad.
 
Peter Jacob, segretario esecutivo della Commissione episcopale Giustizia e pace, spiega ad AsiaNews: “Gli scontri di ieri dimostrano che in questi luoghi non si parla di religione, ma si istruiscono i giovani alla violenza. I proprietari della moschea sono due fratelli, cresciuti sotto il regime del generale Zia ul Huq, e mandano i ragazzi in Afghanistan per addestrarli al jihad”.
 
Questi, continua, “sono totalmente ispirati dallo stile di vita dei talebani, e vogliono ricrearlo anche qui. Non si fermano davanti a nulla [v. scheda], e lo hanno dimostrato in più di una occasione. Il fatto che queste cose accadano proprio nella capitale crea scompiglio e senso di insicurezza, in particolar modo fra le minoranze del Paese. Devono essere fermati”.
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