10/06/2015, 00.00
CINA
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Cina, minorenne muore sul lavoro: la polizia picchia e arresta la famiglia

Il cadavere del 17enne Chen Zhizhao è stato ritrovato decomposto in uno stagno nei pressi della Fengyuda Electronics. I familiari chiedono un’indagine onesta alle autorità, che rispondono con la violenza. Un cugino: “Vogliono farli pagare per il rilascio, non sappiamo in che condizioni siano”. Le morti sul lavoro sono una piaga della Cina moderna: nei primi 11 mesi del 2014 oltre 57mila vittime accertate.

Pechino (AsiaNews) – La polizia della provincia orientale del Jiangxi ha prima picchiato e poi arrestato più di 10 persone, coinvolte in uno scontro con le autorità a seguito della morte di un minorenne in una fabbrica elettronica locale. I familiari di Chen Zhizhao (17 anni) stavano protestando dopo il ritrovamento del cadavere del ragazzo, rinvenuto in uno stagno lo scorso 6 giugno. Non è chiaro come sia morto né chi lo abbia gettato in acqua: i resti sono decomposti e pieni di lumache.

Il ragazzo era sparito all’inizio del mese di giugno. Zhou Qiming, cugino della vittima, dice a Radio Free Asia: “La polizia ha dichiarato di averlo ritrovato in condizioni terribili. Il test del Dna ha confermato la sua identità. Non sappiamo come sia morto, e il governo locale è in combutta con la fabbrica dove lavorava, la Fengyuda Electronics di Gongqingcheng”.

Il giorno dopo il ritrovamento, un gruppo di persone si è recato alla stazione di polizia per chiedere indagini oneste e protestare per l’atteggiamento disinteressato delle autorità. Gli agenti li hanno prima picchiati e poi arrestati. I funzionari, spiega Zhou, “stanno spingendo per costringere la famiglia ad accettare di pagare un risarcimento di 100mila yuan (circa 14mila euro) per il rilascio. Non abbiamo modo di visitare chi è in prigione e non sappiamo come siano ridotti. Sono tutti fratelli, sorelle, zie e cugini del giovane morto”.

Un residente del villaggio natale di Chen spiega che la popolazione locale “è infuriata per la mancanza di iniziative da parte della polizia”, ma aggiunge che anche la direzione della fabbrica dovrebbe assumersi la responsabilità per la morte di un loro dipendente. L’uomo, identificato come Cheng, dice: “Lavorava per loro e dopo la morte è finito in uno stagno nei pressi dello stabilimento. Dieci giorni dopo l’incidente non avevano ancora neanche avvertito la famiglia”.

Questa ha potuto vedere il cadavere del giovane, ma la polizia non ha permesso di portarlo via per il funerale: “Gli agenti non lo permetteranno – spiega il cugino – dicono che stiamo creando confusione e facendo troppi problemi”. Il corpo, secondo i parenti, avrebbe segni di bruciature elettriche e questo farebbe pensare a un incidente sul lavoro. Ma ogni tentativo di sapere la verità “non ha portato a nulla”.

Il mondo dell’industria cinese è caratterizzato dal totale disinteresse per la sicurezza dei lavoratori. Nei primi 11 mesi del 2014, secondo stime ufficiali del governo (probabilmente riviste al ribasso) sono morte circa 57mila persone in 269mila incidenti sul lavoro accertati. Secondo gli attivisti per i diritti del lavoro, la mancanza di sindacati indipendenti accresce la problematica perché non consente alle vittime di ottenere giustizia. 

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