19/09/2011, 00.00
CINA
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Con le "sparizioni forzate" il Partito comunista cinese diviene una banda di criminali comuni

di Wei Jingsheng
Lo scorso 30 agosto, il governo ha legalizzato le “detenzioni sotto sorveglianza”. Si tratta di un sistema assolutamente illegale che permette alle autorità di far sparire chiunque senza motivo e senza diritto. Un ritorno ai tempi foschi della Rivoluzione Culturale; ma oggi il popolo è molto meno paziente di allora. Un’analisi del grande dissidente.
Washington (AsiaNews) – Un portavoce del Dipartimento di Stato americano ha emanato lo scorso 30 agosto una dichiarazione – in risposta a una domanda presentata durante gli incontri quotidiani con la stampa – riguardo agli sforzi messi in atto dal governo cinese per modificare il proprio Codice di procedura penale. Pechino vuole legalizzare le sparizioni forzate, una pratica che non ha consistenza né all’interno del diritto internazionale, né in quello cinese. Gli States hanno chiesto con forza al governo cinese di rispettare i diritti dei cittadini cinesi quando si compiono revisioni della giurisprudenza.

Molti amici mi chiedono: “Cosa sono le sparizioni forzate?”. Da un punto di vista accademico, si tratta ovviamente di una sparizione non volontaria e imposta con la forza. Da un punto di vista internazionale, le Nazioni Unite hanno uno speciale Gruppo di lavoro che si occupa delle sparizioni forzate o involontarie. Il ruolo di questo gruppo è quello di controllare e criticare quei governi o quei gruppi di potere illegali che utilizzano questi metodi; si tratta di uno sforzo da parte della comunità internazionale di proteggere i cittadini ordinari contro la persecuzione da parte dei ricchi e potenti.

In altre parole, il Gruppo di lavoro speciale cerca di costringere questi funzionari o gruppi di potere a rispettare la legge e ad essere ragionevoli. Se una persona viene detenuta in maniera illegale da qualche parte – tanto che neanche la famiglia o la comunità di origine ha idea di dove sia – chi può dire se l’autorità o il gruppo che ne ha deciso la detenzione si è comportata secondo la legge? Chi può interferire con questa decisione? Si può arrivare in alcuni casi al punto che nessuno sa se questa persona sia sparita per sempre. Questo modo di fare contribuisce a creare un senso di illegalità diffusa e spinge chi ha potere a trattare gli altri come se non fossero esseri umani. Non importa se una persona è buona o cattiva: una società civilizzata dovrebbe trattare tutti i suoi membri come persone. Questo è un diritto umano.

I diritti umani non sono una teoria vaga e generale, ma un qualcosa che è estremamente e strettamente collegata alla presenza di ognuno di noi. Per dirla in maniera brutale, i diritti umani riguardano il considerare una persona un animale o meno, e questa non è una cosa banale. I diritti umani sono come l’aria; di norma non sai quanto è importante per te fino a che non la perdi. È a quel punto che ne apprezzi l’importanza. Questa volta, il regime comunista cinese sta cambiando la legge in aperta violazione delle sue stesse leggi: vuole legalizzare le detenzioni illegali e le sparizioni forzate. Si tratta di un enorme balzo indietro, nel sistema legale cinese, che torna ai livelli di trent’anni fa.

È simile a quello che avvenne in Cina prima della Rivoluzione Culturale. All’inizio la legge venne apertamente violata, e poi – passo dopo passo – la società entrò in uno stato che venne descritto da Jiang Qing, la moglie di Mao Zedong, come “mancanza totale di diritto”. Questa situazione non colpì soltanto i comuni cittadini: persino diversi funzionari del governo e del Partito non riuscirono a fuggire dalle persecuzioni scatenate da questa mancanza. Non c’era alcun posto dove poter avanzare un argomento razionale, e nemmeno usare la sofistica del Partito comunista cinese. E questo perché, molto semplicemente, la persona non esisteva più: era scomparsa.
Un esempio, preso sempre dalla Rivoluzione Culturale, è quello di Liu Shaoqi. Nonostante fosse presidente della Cina, Liu venne costretto a scomparire: nessuno sapeva dove fosse, e nessuno sapeva se fosse vivo o morto. Soltanto dieci anni dopo, quando venne “riabilitato”, abbiamo scoperto che era stato perseguitato fino alla morte molto tempo prima. Il presidente di una nazione non ha molto potere? Eppure, è stato inutile. Dopo che venne costretto a sparire, non fu in grado di ragionare con le guardie addette al suo controllo: a loro interessava soltanto la disciplina. Sarebbe stato trattato come un animale, con cui si poteva fare qualunque cosa.

Ma almeno Liu Shaoqi venne arrestato. Quindi, almeno, la gente sapeva che era nelle mani del sistema giudiziario, che era in qualche modo in prigione. Nel 1994, invece, le autorità di pubblica sicurezza hanno inventato in Cina la cosiddetta “residenza sotto sorveglianza”, che oggi viene definita “sparizione forzata”. Probabilmente sono stato la prima persona a subire la “residenza sotto sorveglianza”. A quell’epoca, venni arrestato dalle autorità che, tuttavia, non riuscivano a trovare un’accusa valida contro di me. Il Procuratore non approvava l’arresto, e neanche la detenzione cui ero stato sottoposto. Le autorità comuniste non avevano trovato un motivo legittimo per tenermi in cella, ma non volevano rimandarmi a casa. Presentai diverse richieste, ma lo stesso non vollero avvisare la mia famiglia. Allora li minacciai di una denuncia per detenzione illegale.

Alla polizia non serviva proprio essere accusata di una cosa così seria: i loro superiori dovevano trovare una maniera legittima per continuare a tenermi sotto chiave senza informare il mondo esterno. L’unica cosa che l’Ufficio di pubblica sicurezza riuscì a inventarsi fu la “residenza sotto sorveglianza”. Quindi non venivo arrestato, ma messo sotto “sorveglianza forzata” senza la possibilità di tornare nella mia abitazione. Quando protestai contro questa clamorosa pratica illegale, mi risposero che le condizioni del luogo di detenzione non erano peggiori di casa mia. Chiesi con forza che venisse avvertita la mia famiglia, secondo il diritto cinese. Mi risposero che, fino a quando il mio caso non fosse divenuto un processo giuridico vero e proprio, non c’era bisogno di rispettare quelle norme. Per farla breve, con l’autorizzazione delle più alte autorità, potevano comportarsi come dei banditi.

A quel tempo ero già sottoposto a questo regime e non potevo comunicare con l’esterno, quindi non potevo fare altro. Dopo 18 mesi, quando il mio caso finì davanti a una corte, chiesi al giudice quanto meno di tenere conto di questo periodo. Il giudice disse: “Dato che la detenzione non si è svolta secondo i parametri di legge, non possiamo calcolare la sentenza secondo questi parametri”. Quindi quei 18 mesi erano stati presi e buttati via. Ma, fortunatamente, ero ancora vivo; e c’erano alcuni gruppi di pressione che non erano d’accordo con le persone che mi avevano arrestato. Quindi non era la situazione peggiore.

La situazione è divenuta peggiore lo scorso 30 agosto, quando le autorità cinesi hanno pubblicato gli emendamenti al Codice di procedura penale. Oggi è legale mettere in atto le sparizioni forzate. Le autorità possono chiudere una persona in un luogo segreto senza informarne la famiglia o il mondo esterno, fino al punto che non si sa se una persona sia sparita per sempre. Se sei fortunato come Liu Shaoqi, dieci anni dopo la tua sparizione la gente saprà cosa ti è accaduto. Ma cosa succederà se il tuo caso non arriverà mai davanti a un giudice? Sarai svanito nel nulla, per sempre. Che tipo di legge è una legge che rende legale far evaporare una persona?

E’ una legge che risponde al concetto del Partito comunista cinese. Secondo loro, la legge serve per perseguitare una persona e combattere il nemico, non per mettere dei confini ragionevoli alle interazioni fra le persone e restringere i diritti dei potenti nei confronti dei civili innocenti. L’elite del Partito, che è ricca e potente, spesso accusa quelle persone innocenti che combattono per i loro diritti e li definisce “fuorilegge”. Questo modo di agire è simile a quello dei banditi ed è tipico del Partito e della sua logica tirannica.

Durante i quasi 20 anni che sono trascorsi da quando sono stato “costretto a sparire”, questa logica da gangster è stata migliorata e sviluppata. Anche se il livello di funzionari arrestati non è arrivato a quello di Liu Shaoqi, sono numerosi i funzionari di livello alto e basso che sono stati fatti sparire sotto un concetto simile a quello di “residenza sotto sorveglianza”, ovvero “doppio incarico”. Il Partito comunista può arrestare qualunque membro senza rispettare la legge, come se aderendo al Partito uno cessasse di essere un’entità legale. Una situazione che lo stesso Partito ha definito con parole affascinanti: “Non pensate che la legge sia uno scudo”.

Ma il cittadino cinese medio vale ancora meno di un membro del Partito. Negli ultimi tempi è auementato a dismisura il numero di persone sparite, in modo particolare avvocati. Subito dopo vengono torturati e minacciati. Durante queste detenzioni non c’è un luogo dove cercare di ragionare con le autorità, e non si sa perché sia stati arrestati e se (o quando) si verrà rilasciati. Non c’è legge, ma soltanto un gruppo di rapitori. Ora, legalizzando la pratica del rapimento, il regime si è trasformato in una banda di criminali. Hanno davvero realizzato l’ideale di Mao Zedongo e Jiang Qing: “Completa assenza di diritto”.

Io credo che se la Rivoluzione Culturale dovesse ripetersi di nuovo, la popolazione non si aspetterebbe da parte del Partito una correzione dei propri errori. La ragione di questo cambiamento si può spiegare con un vecchio detto cinese: “La popolazione tratta i propri oppressori nel modo in cui è stata trattata”. La Storia non può semplicemente compiere un cerchio perfetto e ritrovarsi nel punto di partenza. 
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