12/08/2008, 00.00
NEPAL - TIBET - CINA
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Continueranno per tutte le Olimpiadi, le proteste anti-Cina a Kathmandu

di Kalpit Parajuli
Ogni giorno centinaia di esuli tibetani protestano. La polizia li arresta, ma deve rilasciarli entro un giorno. Per giustificare le molte ferite subite da dimostranti pacifici, la polizia dice che si “autoledono”. Ma la popolazione osserva con rispetto chi lotta per i diritti, cosa “più importante delle gare”.

Kathmandu (AsiaNews) – Continuano ogni giorno le proteste di esuli tibetani, tra cui molti monaci e monache, davanti all’ambasciata cinese a Kathmandu. E attirano sempre più attenzione, nonostante da mesi le autorità nepalesi cerchino di reprimerle.

Anche ieri molti tibetani hanno protestato davanti all’ambasciata cinese, nella zona di Hattisar (Kathmandu), invocando un “Tibet libero”. Molti hanno la bandiera tibetana dipinta sul volto o la indossano sul capo. La polizia ogni giorno arresta centinaia di dimostranti, tanti che li deve smistare in diversi commissariati. Ma la legge vieta di tenerli in prigione per più di un giorno senza l’accusa di un crimine preciso e sono liberati la notte.

Per controllare le proteste sono schierati oltre 400 poliziotti che, dice uno dei dirigenti, “agiscono sotto gli ordini diretti del governo”. “Alcuni dimostranti – aggiunge l’ispettore Ganesh Ahir – hanno iniziato a portare coltelli, aste, siringhe e altri oggetti, con cui attaccano la polizia”. “Li usano anche per ferirsi da soli e accusarne la polizia”.

Nei mesi scorsi i media di tutto il mondo hanno mostrato riprese e fotografie della polizia nepalese che colpisce con forza dimostranti sempre disarmati, suscitando indignazione internazionale.

Il governo ha anche fatto arrestare 3 importanti leader tibetani, prelevati a casa di notte, ma li ha dovuti rilasciare dietro ordine della Corte suprema. Le Nazioni Unite hanno molto criticato questi arresti.

Nel Paese abitano non meno di 20mila esuli tibetani, qui rifugiatisi dopo la fallita rivolta del 1959.

Queste proteste stanno attirando, infine, la simpatia dei nepalesi, all’inizio in gran parte disinteressati e infastiditi. Ormai oltre in 1.000 assistono alle proteste, in strada o dall’alto dei tetti. Rahul Dhungana dice ad AsiaNews che la dimostrazione di ieri “mi fa chiedere perché la Cina ignora le richieste dei tibetani”, che “combattono per la democrazia e i diritti umani”.

Il professor Harish Chandra Gautam critica la polizia per “le percosse durante la dimostrazione. La mia anima è solidale con i tibetani e ho passato ore [a guardare] la loro protesta, piuttosto che le Olimpiadi”.

Durante la protesta di ieri, molti residenti nepalesi sono usciti da casa per guardarla. Altri hanno tolto dalle finestre la bandiera olimpica di Pechino. Il giovane Umesh Thapa, tra i tanti in strada a guardare la dimostrazione, dice che “la protesta toglie valore alle Olimpiadi. La gente che lotta per i propri diritti è molto più importante che le gare”.

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