10/11/2025, 12.31
MYANMAR
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Macron denuncia le elezioni farsa in Myanmar, mentre la giunta riprende territori

di Gregory

Il presidente francese ha chiesto anche la liberazione di Aung San Suu Kyi. Il regime militare nel frattempo ha intensificato la propria propaganda costringendo artisti e attori a sostenere le elezioni. Ill Ta’ang National Liberation Army nelle scorse settimane ha firmato un cessate il fuoco mediato dalla Cina che consente alla giunta di riprendere il controllo di parte della regione di Mandalay. A Mogok la popolazione ha risposto con nuove proteste.

Yangon (AsiaNews) - Nei giorni scorsi il presidente francese Emmanuel Macron ha lanciato un appello per la liberazione della leader democratica Aung San Suu Kyi, 80 anni, arrestata durante il colpo di Stato militare del febbraio 2021 e in carcere da allora. Il capo dell'Eliseo ha inoltre sottolineato che il processo elettorale voluto dalla giunta militare nonostante la guerra civile in corso, rimane profondamente viziato e privo di autentici principi democratici: “Il processo elettorale in Myanmar non è né trasparente né credibile. È una facciata pensata per consolidare il potere militare, non per riflettere la volontà del popolo birmano”, ha dichiarato Macron.

Le elezioni, che si svolgeranno tra dicembre e gennaio, hanno suscitato forti condanne internazionali. Finora i militari (che stanno combattendo contro le milizie della resistenza e quindi non detengono il controllo dell’intero territorio del Myanmar), hanno arrestato membri dell’opposizione, limitato la libertà di espressione e creato ad arte le liste elettorali in modo che gli attuali generali arrivino al potere tramite elezioni. Allo stesso tempo, la Lega nazionale per la democrazia (NLD), guidato da Aung San Suu Kyi prima della sua detenzione, è stato escluso dalla votazione.

Il quotidiano d’opposizione Khit Thit Media ha scritto che il 30 ottobre il direttore generale del dipartimento per l’informazione e le relazioni pubbliche della giunta, Aye Kyaw, ha convocato i rappresentanti dell’industria cinematografica presso i propri uffici a Yangon. Durante l’incontro ha ordinato agli artisti di partecipare alle attività di promozione del voto producendo video e messaggi a sostegno processo elettorale. Anche coloro che in un primo momento si erano opposti alla giunta e per questo erano stati arrestati e poi rilasciati dovranno partecipare, ha aggiunto Aye Kyaw, mentre chi rifiuta sarà soggetto a “provvedimenti disciplinari”.

La giunta ha anche imposto nuove restrizioni ai movimenti di artisti, attori e cantanti, che ora devono ottenere un permesso ufficiale per lasciare il Paese e firmare un impegno a ritornare. Chi tenta di partire senza autorizzazione viene respinto in aeroporto, come denunciato da alcuni artisti sui social media.

L’analista politico di Yangon U Soe Thu ha descritto le elezioni come “uno spettacolo unilaterale orchestrato dalla giunta. Alcuni partiti fittizi facciata, che la giunta aveva temporaneamente tollerato - ha spiegato l’esperto -, sono stati eliminati per spianare la strada all’Union Solidarity and Development Party (USDP), il braccio politico dei militari. Queste elezioni servono solo a legittimare il controllo dell’esercito, non a restituire il potere al popolo”.

Nay Zaw, rappresentante della comunità di esuli birmani a Mae Sot, in Thailandia, ha espresso forte preoccupazione riguardo le condizioni di salute di Aung San Suu Kyi, già denunciate dal figlio Kim Aris a settembre: «Il popolo del Myanmar è inquieto. Ci sono pochissime informazioni sullo stato di salute di Aung San Suu Kyi. Se dovesse morire, la giunta potrebbe insabbiare la verità, negando al popolo la possibilità di sapere. La lunga detenzione - ha aggiunto - ha avuto gravi conseguenze fisiche e psicologiche, e la mancanza di trasparenza non fa che alimentare la paura”. Le voci dall’interno e dall’esilio insistono sulla necessità di solidarietà internazionale: “La nostra lotta non è finita. Vogliamo trasparenza, giustizia e la libertà di esprimere la nostra volontà politica”, ha proseguito Nay Zaw, riflettendo il sentimento di migliaia di birmani dentro e fuori dal Paese.

Sul campo, tuttavia, la giunta golpista birmana ha di recente riportato un altro territorio sotto il proprio controllo: a fine ottobre il Ta'ang National Liberation Army (TNLA), una delle principali milizie etniche che combattono contro il regime militare, ha annunciato di aver firmato un accordo di cessate il fuoco in vista delle prossime elezioni grazie (ancora una volta) alla mediazione della Cina, principale sponsor dell’esercito birmano ma che intrattiene rapporti diplomatici anche con le milizie etniche della resistenza. Come parte dell’intesa, alcune città della regione di Mandalay sono tornate sotto il controllo della giunta.

Nella notte del 6 novembre, in segno di protesta, i residenti di Mogok, hanno fatto risuonare pentole e coperchi, un gesto per scacciare gli spiriti maligni che era stato utilizzato durante i primi momenti delle proteste anti-golpe. Alcuni, secondo DVB, hanno intonato canti patriottici per denunciare non solo l’accordo recente, ma anche il ruolo di mediazione della Cina. Allo stesso tempo, un’altra milizia locale, conosciuta con l’acronimo MDY PDF, e che aveva combattuto al fianco del TNLA, ha annunciato che continuerà a difendere le aree liberate e non permetterà che “i sacrifici della popolazione vengano vanificati da accordi politici imposti dall’esterno”.

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