17/03/2017, 08.40
CINA- A. SAUDITA
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Contratti per 65 miliardi di dollari fra Pechino e Riyadh

di Wang Zhicheng

Firmati 14 contratti su energia, educazione, scienza spaziale, finanza. Da quest’anno l’Araba saudita è tornata ad essere il primo fornitore di petrolio per la Cina. Riyadh all’interno del progetto “One belt one road”. I timori verso l’Iran e la Siria.

Pechino (AsiaNews) - Il re Salman dell’Arabia saudita e il presidente Xi Jinping hanno firmato ieri 14 contratti per un valore di 65 miliardi di dollari Usa. Il monarca, con un seguito di circa mille persone, è in visita alla Cina dal 15 al 18 marzo. Gli accordi firmati riguardano i campi dell’energia, dell’educazione, della scienza spaziale, della finanza. Diversi di questi accordi sono legati alla cooperazione per alcuni progetti chimico-petroliferi in entrambi i Paesi.

Secondo gli esperti la visita ha risvolti economici, ma anche strategici. L’Arabia saudita è stata il primo fornitore di petrolio della Cina per molti anni, dal 2000 fino al 2015, quando è stata superata dalla Russia. Ma dal gennaio 2017 Riyadh è tornata ad essere al primo posto e la Cina è il primo dei partner commerciali dell’Arabia saudita.

Pechino da parte sua vuole garantirsi sempre più le forniture di petrolio per la sua crescente economia. Allo stesso tempo vorrebbe coinvolgere Riyadh nel progetto “One belt one road” lanciato da Xi per una rete di infrastrutture e di commercio che coinvolga l’Asia e l’Europa.

Al presente vi sono 130 compagnie cinesi che investono in Arabia saudita nel campo dell’energia, delle costruzioni di case, porti, strade e telecomunicazioni. L’Arabia, a sua volta, cerca di diversificare i suoi investimenti, nel tentativo di uscire dalla crisi del prezzo del petrolio che l’ha colpita.

Il rapporto è determinato anche dal problema iraniano e siriano. Nel 2011 i rapporti fra Riyadh e Pechino si sono rovinati per le differenze di vedute sulla crisi siriana. Nel 2016, una visita di Xi Jinping in Arabia saudita ha migliorato le cose. Un rapporto più stretto fra i due Paesi serve a bilanciare l’appoggio che la Cina offre all’Iran e alla Siria.

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