20/02/2004, 00.00
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Delusi e sfiduciati, i giovani boicottano le elezioni

Teheran (AsiaNews/Agenzie) – In una delle più gravi crisi istituzionali del paese, che rischia di compromettere anche l'esito del voto, oggi gli iraniani sono andati alle urne per eleggere il parlamento. Le urne sono state aperte fin dalle 8 di mattina, ma l'affluenza è ancora minima. Ieri è stato inferto l'ennesimo colpo al partito riformista guidato da Mohammad Khatami: il Pubblico Ministero Said Mortasavi ha ordinato la chiusura dei quotidiani riformisti Sharq e Yas-e-Nau, che avevano pubblicato stralci di una lettera che un centinaio di parlamentari avevano scritto contro l'ayatollah Ali Khamenei, massima autorità religiosa del paese, per aver approvato l'esclusione dalle liste elettorali di almeno 2500 candidati riformisti.

Human Right Watch (HRW) ha sollecitato la Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ad approvare una risoluzione nella sessione annuale che inizierà il prossimo 15 marzo, per condannare l'aggravarsi della situazione dei diritti umani in Iran e inviare un osservatore speciale nel paese.

Diversi partiti hanno già annunciato la loro sconfitta e manifestato l'intenzione di boicottare le elezioni. Le previsioni parlano di un boicottaggio di massa, preannunciando una bassissima percentuale di votanti, circa il 30%, con punte del 10% nella capitale Teheran. L'ayatollah Khamenei ha chiesto alla popolazione – e soprattutto ai giovani - di andare a votare in quanto dovere islamico. Anche se non c'è l'obbligo del voto, nella carta d'identità dei votanti sarà apposto un timbro.

La gente è delusa e sfiduciata nei confronti dell'attuale governo e di Khatami che, salito al potere nel 1997 – e rieletto nel 2001 - aveva preannunciato molte riforme liberali. Un braccio di ferro con il Consiglio dei Guardiani, custodi dell'Islam integralista, ha reso Khatami sempre più timido. La sua popolarità è precipitata in modo vertiginoso. But Nahid, una studentessa di medicina di 19 anni non ha intenzione di andare a votare e ha detto: "Non ho nessuno per cui votare. I candidati non faranno le cose che voglio siano fatte. Ho votato per il presidente Khatami alle sue seconde elezioni presidenziali, ma la situazione attuale è colpa sua al 100%. Se fosse stato più risoluto, le cose sarebbero migliorate". Ali Hekmat, un giornalista che ha lavorato con Khatami, ha detto del presidente: "Tenta di mantenere un equilibrio e ha molta paura che la società possa sfociare nell'anarchia e nel caos. La sua cautela è comprensibile. Non penso che si dimetterà davvero perché ha paura per le conseguenze cui la società andrebbe incontro". (MR)

 

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