23/11/2016, 08.57
BANGLADESH - MYANMAR
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Dhaka, leader cristiani e musulmani contro il genocidio dei Rohingya

di Sumon Corraya

Il Bangladesh ha deciso di respingere circa 400 profughi alla frontiera. Essi scappavano dalla nuova ondata di repressione in Myanmar. Leader islamico denuncia la pulizia etnica. Vescovo di Rajshahi: Il governo deve garantire tutte le minoranze.

Dhaka (AsiaNews) – Centinaia di cristiani e musulmani sono scesi in strada a Dhaka manifestando contro la persecuzione dei Rohingya in Myanmar. Ieri i dimostranti si sono radunati di fronte al National Press Club e hanno criticato la decisione del governo del Bangladesh di irrigidire i controlli alla frontiera e rifiutare l’accoglienza ai musulmani perseguitati che fuggono  dal Myanmar, vittime di un vero e proprio genocidio.

I manifestanti lamentano il silenzio da parte delle maggiori istituzioni internazionali – in particolare le Nazioni Unite – sulla nuova ondata di repressione che ha colpito la minoranza musulmana. I Rohingya (poco più di un milione di persone) sono originari del Bangladesh e il Myanmar non riconosce loro la cittadinanza. I membri di questa etnia abitano in campi profughi in più parti del Paese e di recente in loro difesa si è schierato il Parlamento europeo, che ha parlato di “sistematica repressione”.

Ahymed Abdul Kader, segretario generale del gruppo islamico Khalaphot Muslish, afferma: “Il governo birmano perseguita in modo terribile i nostri fratelli e sorelle musulmani. È un genocidio e una repressione etnica. Essi sono innocenti. L’Onu e il mondo intero dovrebbero protestare contro l’uccisione dei Rohingya”.

Il leader islamico critica anche la scelta di Dhaka di respingere i profughi che si accalcano al confine. Nei giorni scorsi gli agenti della Guardia di frontiera e di quella costiera hanno bloccato almeno 400 persone. Asaduzzaman Khan Kamal, ministro degli Interni, ha dichiarato che gli agenti hanno ricevuto l’ordine di impedire qualsiasi immigrazione illegale, perché la “migrazione dei Rohingya è una questione sgradevole per il Bangladesh”.

Kader lancia un appello: “Chiedo umilmente al governo di accogliere i profughi e salvare le loro vite. Tutti hanno diritto di vivere in modo sicuro, non possiamo accettare queste uccisioni”. Il capo islamico denuncia anche l’oppressione dei cristiani santal e il tentativo di confiscare loro le terre.

Mons. Gervas Rozario, presidente della Commissione episcopale Giustizia e Pace, ritiene che le forze dell’ordine del Myanmar stiano “perseguitando i musulmani in nome della lotta al terrorismo. Ma il governo in questo modo compie un crimine contro l’umanità”. Il vescovo di Rajshahi condanna “la persecuzione. Essi non hanno il diritto di uccidere e cacciare i Rohingya”. Al contempo, il governo del Bangladesh “deve garantire la sicurezza delle minoranze. Tutte le persone, anche di fede diversa, hanno diritto di vivere insieme in questo Paese in modo pacifico”.

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