29/11/2012, 00.00
PAKISTAN
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Faisalabad: cristiane e musulmane in piazza, per una legge contro la violenza domestica

di Shafique Khokhar
Centinaia di persone hanno aderito all’iniziativa di ieri, intitolata “Proteggi le donne dalla violenza”. Gli abusi contro le donne spesso avvengono in famiglia o con il consenso tacito delle autorità. Un problema derivante dalla cultura e dalla tradizione locale, che va scardinato con leggi e con un cambio di mentalità.

Faisalabad (AsiaNews) - Una nuova legge contro la violenza domestica e un norma che punisca gli abusi sull'universo femminile compiuto dalla macchina dello Stato e dai suoi funzionari, che vanno perseguiti senza sconti o remore. È quanto hanno chiesto centinaia di persone - fra donne e uomini, cristiani e musulmani - scesi in piazza ieri a Faisalabad (nel Punjab), per una marcia pacifica di sensibilizzazione sul tema, intitolata "Proteggi le donne dalla violenza". Alla guida del corteo vi era la parlamentare pakistana Khalida Mansoor; la manifestazione è frutto del lavoro congiunto di personalità islamo-cristiane ed è stata promossa dai gruppi pro-diritti umani Association of Women for Awareness and Motivation (Awam) and Peace and Human Development (Phd Foundation).

Intervenuto nel corso della manifestazione, il segretario esecutivo Awam Naseem Anthony sottolinea che "vi è una generale e diffusa accettazione nella società, di una tipologia di violenza basata sulla diversità di genere". E per questo essa non viene considerata "un crimine", quanto piuttosto "parte integrante della nostra cultura [pakistana] e del destino delle donne" nel Paese. Ad acuire i problemi e dietro a tutte le vicende di abusi e attacchi, sottolinea l'attivista, subentrano fattori quali "povertà, un sistema conservatore, la dipendenza della donna dall'uomo e l'estremismo religioso".  

Gli fa eco il direttore di Phd Foundation, Suneel Malik, che punta il dito contro forze in teoria preposte "alla diesa dei cittadini", ma che in molti casi sono "esse stesse coinvolte in episodi di violenza di genere, nelle prigioni o nei centri di accoglienza". A questo si aggiunge il senso diffuso di "impunità", che perpetra "le disuguaglianze verso donne e bambine".

Interpellata da AsiaNews Shazia George, attivista cristiana, ricorda invece il dramma delle "sterilizzazioni forzate di donne con disabilità", che definisce senza mezzi termini un "atto ignobile". Al problema si unisce la questione della "violenza domestica", contro la quale il governo deve emanare norme ad hoc. Opinioni condivise dall'attivista musulmana Mehwish Anam, della rete Arada, che auspica uno "sforzo collettivo" di media, educatori, leader religiosi e famiglie, per "creare una società aliena dai discriminazioni di genere e dalla violenza". Al contrario, conclude la donna, sarebbe auspicabile un approccio "coeso e strategico" da parte del governo e della società civile. 

 

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