01/09/2021, 14.34
VATICANO-CINA
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Francesco su Pechino: 'Non dobbiamo rinunciare al dialogo'

Nell'intervista all'emittente radiofonica spagnola Cope il papa dedica un ampio passaggio all'accordo con la Cina sulla nomina dei vescovi. “I passi e i risultati possono essere discutibili”, ma “occorre essere sempre disposti a dialogare".

Città del Vaticano (AsiaNews) – I passi compiuti e i risultati conseguiti nel dialogo tra la Santa Sede e la Cina “possono essere discutibili da una parte o dall'altra”, ma sono convinto che “non dobbiamo rinunciare al dialogo”. E l'Ostpolitik seguita dal cardinale Agostino Casaroli nei rapporti con l'Est resta “la fonte di ispirazione”. C'è anche un lungo passaggio dedicato alla questione dei rapporti con la Cina nell'intervista rilasciata da papa Francesco all'emittente radiofonica spagnola Cope, diffusa oggi.

All'intervistatore che gli domanda conto delle voci che anche all'interno della Chiesa cattolica hanno espresso perplessità sul rinnovo dell'accordo con Pechino sulla nomina dei vescovi, il pontefice risponde: “Anch'io quando ero laico e sacerdote amavo tracciare la strada al vescovo, direi che è una tentazione lecita, se lo si fa con buona volontà. Quello della Cina - aggiunge - non è un terreno facile, ma sono convinto che non dobbiamo rinunciare al dialogo. Si può essere ingannati nel dialogo, si possono compiere degli errori, ma è la via da seguire. Quanto è stato raggiunto finora in Cina è stato per lo meno il dialogo... e anche alcune cose concrete come la nomina di nuovi vescovi, lentamente. Però sono passi e risultati - riconosce il pontefice - che possono anche essere discutibili, da una parte o dall’altra”.

Il papa ribadisce poi che “la figura chiave che mi ispira e mi aiuta in tutto questo è il cardinale Casaroli”, “l'uomo a cui Giovanni XXIII affidò l'incarico di gettare ponti con l'Europa Centrale” (fu il segretario di Stato vaticano negli anni della Ostpolitik ndr). Francesco cita espressamente il libro delle memorie del porporato - intitolato “Il martirio della pazienza” - commentando: “È stato un piccolo passo dopo l’altro per costruire ponti.. Lentamente, stava ottenendo provviste di relazioni diplomatiche che alla fine voleva dire nominare nuovi vescovi e prendersi cura del popolo fedele di Dio. Oggi, in qualche modo, dobbiamo seguire passo dopo passo quei percorsi di dialogo nelle situazioni più conflittuali”.

Allargando lo sguardo aggiunge che si tratta della stessa strada seguita con il mondo musulmano. “La mia esperienza - aggiunge - con il Grand imam al-Tayeb (l'imam di al Azhar con cui ad Abu Dhabi ha firmato la Dichiarazione sulla fratellanza umana ndr) è stata molto positiva da questo punto di vista e lo ringrazio. Questo dialogo è stato come il seme dell'enciclica 'Fratelli tutti'. Ma occorre dialogare, essere sempre disposti a dialogare”.

Queste dichiarazioni di papa Francesco arrivano a poche settimane dall'ordinazione di mons. Li Hui come vescovo coadiutore di Pingliang (Gansu), avvenuta lo scorso 28 luglio. Si tratta della terza ordinazione dopo il rinnovo dell'accordo sino-vaticano sulle nomine episcopali, avvenuto nell'ottobre 2020. Nel frattempo però la sorte di mons. Giuseppe Zhang Weizhu, vescovo di Xinxiang nell'Hebei - arrestato insieme a 10 religiosi e altrettanti seminaristi (poi rimandati a casa) per il rifiuto ad aderire agli organismi ecclesiali “indipendenti” dell'Associazione patriottica - rimane ancora sconosciuta.

Quanto infine al riferimento del papa al cardinale Casaroli e alla Ostpolitik può essere utile rileggere l'accurata analisi di quella stagione - già allora travagliata - proposta su AsiaNews qualche anno fa da Stefano Caprio, docente di Storia e cultura russa al Pontificio Istituto Orientale (a questi link la prima, la seconda e la terza parte).

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