24/03/2007, 00.00
VATICANO
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Giornata dei martiri, “dono e segno di speranza per il mondo"

Ricorre oggi la XV Giornata di preghiera e digiuno promossa dalle Pontificie opere missionarie. Il ricordo di tutti i testimoni di Cristo morti in terra di missione; solo nel 2006 sono stati 24 tra sacerdoti, religiosi e laici, uomini e donne, di cui quattro in Asia. Il loro sangue, “dono e segno di speranza per il mondo di oggi”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Preghiera e digiuno per ricordare i missionari martiri in tutto il mondo, 24 solo nel 2006. È l’invito che come ogni anno viene rivolto alla comunità cattolica dal Movimento giovanile missionario (MGM) delle Pontificie opere missionarie (POM), promotore della Giornata che il 24 marzo vuole portare l’attenzione sul grande contributo dato alla Chiesa dai suoi martiri. Il tema scelto per questa XV edizione è: “I missionari uccisi: speranza per il mondo”.
 
“Una vita spesa per amore ha la possibilità di trasformare le coscienze, cambiare la mentalità e la vita. Invece che motivo di tristezza, il martirio nella Chiesa è vissuto come fonte di forza, di energia e di speranza per continuare sulla stessa strada di Cristo, senza nessuna altra difesa se non il Vangelo”, spiega il sussidio preparato dal MGM. La data di oggi è stata scelta perché è l’anniversario dell'assassinio dell’arcivescovo di San Salvador, monsignor Oscar Arnulfo Romero, ucciso sull’altare nel 1980. In particolare il ricordo va a tutto coloro che nel 2006 “hanno versato il sangue per Cristo, facendo così di tutta la loro vita un dono e un segno di speranza per il mondo di oggi”, come si legge nell’ultimo numero della rivista “L’Animatore missionario” pubblicato dalle POM. Secondo dati ufficiali del Vaticano, sono 24 i missionari - religiosi, sacerdoti e laici di varia nazionalità - uccisi nell’anno passato. Non tutti sono morti a causa della loro fede, molti - almeno in apparenza - sono stati vittime di aggressioni e furti avvenuti in contesti sociali di violenza, povertà e degrado.
 
L’Asia ha visto il sacrificio di 4 cattolici. In India sono morti un parroco ed un laico: P. Eusebio Ferrao, 61 anni, parroco della chiesa di San Francesco a Macasana, nella parte meridionale di Goa (India), è stato ucciso nella notte fra il 17 e il 18 marzo 2006. Jacob Fernandez, laico cattolico, gestore della libreria annessa al Santuario del Monte di San Tommaso a Chennai, nello stato del Tamil Nadu, il 26 novembre 2006 è stato aggredito senza motivo mentre era sul posto di lavoro, da un uomo che lo ha ucciso a colpi di machete.
Ad Ambon, nella provincia indonesiana di Molucche, teatro fino al 2001 di sanguinosi scontri interreligiosi, suor Maria Yermine Yamlean, 33 anni, delle Figlie di Nostra Signora del Sacro Cuore, è stata uccisa la mattina del 10 marzo 2006.
In Turchia don Andrea Santoro, missionario italiano fidei donum in Turchia, è stato ucciso a Trabznon mentre era in preghiera nella sua chiesa il 5 febbraio 2006. 
Da ricordare anche suor Leonella Sgorbati, missionaria della Consolata, italiana, 66 anni, è stata uccisa il 17 settembre 2006 a Mogadiscio (Somalia) colpita a morte mentre si recava all’ospedale in cui prestava servizio, da alcuni sicari che si erano appostati dietro una automobile mentre infuriavano le proteste islamiche per il discorso del Papa a Regensburg.
 
Come ha ricordato Benedetto XVI, per i credenti, il giorno della morte, ed ancor più il giorno del martirio, non è la fine di tutto. Nell’Angelus del 26 dicembre scorso spiegava: ““Nei primi quattro secoli del cristianesimo, tutti i santi venerati dalla Chiesa erano martiri. La loro morte non incuteva paura e tristezza, ma entusiasmo spirituale che suscitava sempre nuovi cristiani. Per i credenti, il giorno della morte, ed ancor più il giorno del martirio, non è la fine di tutto, bensì il ‘transito’ verso la vita immortale, è il giorno della nascita definitiva”.
Tra le indicazioni per celebrare la Giornata, oltre al digiuno e alla preghiera, quella di predisporre in ogni chiesa una grande croce sormontata da un drappo rosso e vicino un ramo d'ulivo con appesi i nomi dei missionari uccisi nel 2006. Inoltre si invita a suonare una campana alle ore 15 del pomeriggio, per "ricordare l'ora del martirio di Cristo e della vita che i missionari martiri hanno donato per Lui".
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