02/01/2012, 00.00
TAIWAN – USA
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Gli Usa si schierano nelle presidenziali di Taiwan

Anche se in maniera indiretta, Washington indica nel presidente Ma Ying-jeou il candidato che preferisce: pronti per i prossimi giorni visite ufficiali statunitensi e l’apertura a viaggi bilaterali senza bisogno di visto. Gli Stati Uniti negano, ma la tempistica prova il loro coinvolgimento.
Taipei (AsiaNews/Agenzie) – A pochi giorni dalle elezioni presidenziali di Taiwan del 14 gennaio, gli Stati Uniti annunciano visite ufficiali sull’isola e aprono alla possibilità di viaggi negli Usa senza bisogno di visto. Secondo diversi analisti, in questo modo Washington vuole influenzare il risultato del voto a favore dell’attuale presidente Ma Ying-jeou, ben visto anche da Pechino.

A contendersi il ruolo sono Ma, nazionalista che cerca il suo secondo mandato consecutivo, e la rappresentante del Partito democratico progressista Tsai Ing-wen. Al momento i sondaggi danno una sostanziale parità fra i due, nonostante Ma possa contare sull’appoggio della Cina e, ora, su questa indiscutibile apertura americana.

Da parte sua, Washington nega. Sheila Paskman, portavoce dell’Istituto americano di Taiwan (l’ambasciata de facto degli Stati Uniti) ha dichiarato: “Noi non interferiamo mai nelle votazioni in Paesi stranieri, e questo riguarda anche Taiwan”. Per Edward Chen, analista politico dell’università di Tamkang, questo annuncio a pochi giorni dal voto “ha carattere politico”.

Anche la Cina guarda con preoccupazione alle prossime consultazioni. Nel 2008, dopo 8 anni di presidenza democratica – guidata da Chen Shui-bien, oggi in carcere per delle dubbie accuse di corruzione – è arrivato al potere l’ex sindaco di Taipei, il nazionalista Ma.

Questi si è distinto per una politica di maggiore apertura nei confronti di Pechino, arrivando a firmare un accordo di libero scambio. E soprattutto non ha mai menzionato l’indipendenza dell’isola, cosa che solleva molto anche Washington: questa, in caso di attacco militare, sarebbe costretta a intervenire.

Taiwan vive una indipendenza de facto dal 1949, anno in cui Chiang Kai-shek fuggendo spostò il governo della Repubblica di Cina a Taipei: riconosciuto come governo legittimo fino agli anni Settanta, perse il seggio all’Onu a favore di Pechino. La Cina, invece, considera l’isola una provincia ribelle da riconquistare e ha sempre “avvertito” il mondo di “non interferire nella questione”.

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