07/05/2011, 00.00
KAZAKISTAN
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Il Kazakistan sarà il primo fornitore di uranio ai colossi mondiali

Astana ha il 19% delle riserve mondiali del minerale e ne è il maggior produttore. A essa si rivolgono Russia, India, Cina e Giappone per coprire i fabbisogni anche futuri. Ma il Kazakistan vuole trasformarsi da fornitore di materie prime a produttore di energia. I problemi ambientali.
Astana (AsiaNews/Agenzie) – Il Kazakistan si avvia a diventare il primo fornitore mondiale di uranio a colossi come Russia, Cina, Giappone e India. Molti investitori esteri non sono turbati per la scarsa democrazia e pluralismo del Paese, che considerano un partner molto affidabile.

La produzione mondiale di uranio nel 2010 è aumentata del 6%, secondo la World Nuclear Association, dalle 50.772 tonnellate del 2009 alle 53.663 del 2010. Ma è in calo in Canada e in Australia (-4% e -26%), mentre in Kazakistan è aumentata a 17.803 t nel 2010, rispetto alle 14.020 del 2009, e punta a 30mila t per il 2018.

Nonostante il disastro di Fukushima, la domanda di uranio rimane alta, specie da parte di Russia, Cina e Giappone al punto che l’ente Nomura International prevede che entro il 2015 la produzione diventi insufficiente rispetto alla domanda. Nel mondo sono in costruzione 53 nuovi impianti energetici nucleari e per il 2030 ne sono previsti altri 500. Il Kazakistan ha il 19% dei giacimenti mondiali conosciuti e ne è il maggior produttore mondiale, lo fornisce a Giappone, India, Cina, Usa, Corea del Sud, Canada, Francia e Russia.

Il Paese manca però di tecnologia e di tecnici esperti, ha bisogno della tecnologia estera per sviluppare la produzione. La statale KazAtomProm, terza maggiore produttrice mondiale di uranio con 8116 t nel 2010, lavora insieme a ditte estere. Ora però Astana vuole sviluppare nuove centrali e produrre energia anche per venderla negli Stati vicini, come Cina e India, che hanno la tecnologia necessaria e sono affamate d’energia.

Il Kazakistan è forse il Paese più stabile dell’Asia Centrale. Il 3 aprile il presidente Nursultan Nazarbayev, che guida il Paese dal 1989 in epoca sovietica, è stato rieletto per altri 5 anni con un plebiscitario 95,6% dei voti. Gli investitori esteri, che qui hanno investito oltre 120 miliardi di dollari dalla sua indipendenza nel 1991, hanno salutato con favore la rielezione, nonostante l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (Ocse) abbia denunciato numerose irregolarità nel voto.

Del resto il Paese, anche se manca un pluralismo politico, è cresciuto alla media dell’8% negli ultimi 10 anni; nel 2010 il Prodotto interno lordo pro capite è stato di oltre 9mila dollari, 12 volte di più che nel 1994. Anche se permangono estese sacche di povertà, il salario mensile medio di 527 dollari è oltre 6 volte superiore a quello del vicino Tagikistan e la disoccupazione è appena il 5,5%, mentre nei Paesi vicini molti lavoratori devono migrare all’estero, verso la Russia e lo stesso Kazakistan. E’ vero che l’inflazione è stata del 7,8% nel 2010 e si prevede resti tra il 6 e l’8% nei prossimi 5 anni, ma nel Kirghizistan nel 2010 l'inflazione ha superato il 19%.

Astana è corteggiata dai vicini colossi. La Russia ha difficoltà a estrarre uranio dai suoi ricchi giacimenti, perché molti sono in zone impervie e remote. Per cui lo compra da Australia e Kazakistan e con quest’ultimo ha accordi per realizzare centrali nucleari e gli fornisce l’uranio arricchito.

La Cina è il maggior investitore nel Kazakistan, compra energia e uranio e materie prime e lo inonda con le proprie manifatture a basso prezzo: nel 2011 i 2 Paesi hanno concordato la fornitura di 55mila t di uranio nei prossimi 10 anni.

Il Giappone, prima dello tsunami di aprile, prevedeva di coprire il 41% del fabbisogno elettrico con il nucleare entro il 2017 e le sue ditte partecipano allo sviluppo di importanti giacimenti kazaki, tra cui il Kharasan-1 e il Kharasan-2 che si prevede producano 160mila t di minerale nel 2050.

Il premier indiano Manmohan Singh ha visitato Astana, il 15 e 16 aprile, per discutere di cooperazione e di commercio, come l’acquisto di 2.100 tonnellate di uranio dal 2014 per gli impianti nucleari indiani. New Delhi produce solo 3.700 megawattori di energia tramite il nucleare e vuole arrivare a 20mila. Astana è fondamentale per l’India, dopo che l’Australia ha rifiutato di venderle uranio finché non firma il Trattato di Non-Proliferazione Nucleare contro il suo uso a fini bellici.

Però Astana ha il problema di sviluppare il nucleare in modo sicuro e ha ancora scarsa esperienza tecnica e professionale. In caso di problemi potrebbe esserci una forte opposizione popolare, perché molta gente ancora paga le conseguenze degli oltre 450 test con armi nucleari qui eseguiti in epoca sovietica, spesso con scarse cautele.

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