13/09/2005, 00.00
INDIA
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India, p. Agnos, prete cattolico tribale, "martire della pace"

di Nirmala Carvalho

Esponenti della Chiesa locale e attivisti per i diritti umani puntano il dito contro gli estremisti indù: con ogni probabilità sono i responsabili dell'omicidio. Insieme alle lobby di potere locale vogliono assoggettare i tribali  per sfruttare le ricchezze delle loro terre.

Simdega (AsiaNews) – "La sinistra mano dell'estrema destra" nazionalista potrebbe essere dietro l'assassinio di un prete cattolico di origine tribale avvenuta ieri nella diocesi di Simdega, stato indiano di Jharkhand (a maggioranza tribale). Ne sono convinti diversi esponenti della Chiesa cattolica indiana e alcuni attivisti per i diritti umani, secondo i quali già dai primi indizi si può individuare nei fondamentalisti indù la responsabilità dell'accaduto.

Ieri l'Adivasi Adhikar Rashka Manch (Aarm) aveva organizzato una manifestazione a Simdega per discutere delle prossime elezioni per il Consiglio di villaggio locale e della presenza dei tribali al suo interno. L'Aarm, che conta circa 60 mila membri, aveva invitato l'intero distretto a protestare contro la sentenza dell'Alta Corte che ha accordato la diminuzione dei posti di lavoro pubblici riservati agli adivasi (tribali); questi avevano il 100% dei posti nel Consiglio di villaggio. Con l'intento di controllare meglio l'amministrazione del villaggio, gli indù si sono appellati all'Alta Corte e ora possono sperare di sottomettere anche con il terrore i poveri tribali.

La dimostrazione di ieri è stata interrotta da un gruppo di uomini armati di coltelli, frecce e spade. P. Anand Jojo, vicario generale della diocesi, racconta ad AsiaNews che gli assalitori indù (più di 40 persone) in sella a circa 15 motociclette hanno cercato di disperdere gli oltre 3.500 manifestanti con urla e minacce: "Gridavano che i tribali dovevano smettere di protestare e accettare il verdetto della Corte", poi sono passati alla violenza. Negli scontri p. Agnos Bara, assistente del parroco di Baba Bira, è stato accoltellato mentre cercava di calmare gli animi e difendere i manifestanti.

Il card. Telesphore Toppo, presidente della Conferenza episcopale indiana e arcivescovo di Ranchi, ha definito p. Agnos "un martire della pace". "La sua fine è così triste – commenta ad AsiaNews il porporato – egli stava cercando di calmare gli aggressori che si sono scagliati contro una manifestazione pacifica". I funerali di p. Agnos si terranno oggi pomeriggio.

Secondo p. Jojo "dietro l'assassinio del sacerdote si vede la sinistra mano delle forze di estrema destra". "Questi – denuncia il vicario generale - agiscono con il tacito appoggio del governo e hanno creato diversi tipi di problemi  nella zona". "Chiediamo un'indagine approfondita e un'inchiesta giudiziaria su questo omicidio" conclude.

In un'intervista ad AsiaNews, John Dayal, presidente dell'All India Christian Union (Aicu) e membro del Consiglio nazionale di integrazione, ha espresso i suoi intenti dopo il tragico episodio: "Scriverò con urgenza al primo ministro indiano, che è anche presidente del Consiglio nazionale di integrazione". "Le indagini – continua – stabiliranno l'identità dei responsabili, ma a una prima analisi dei fatti ci sono prove sufficienti per puntare il dito contro le stesse forze politiche che hanno traumatizzato l'intera popolazione tribale dell'India centrale, dal Rajasthan al Gujarat, Orissa, Madhya Pradesh, Chhatisgarh fino a Jharkhand".

"In questi stati – ricorda Dayal – gli estremisti indù distribuiscono materiale che fomenta l'odio, cercano di aprire scuole che promuovono l'hindutva tra i giovani e portano avanti cerimonie di riconversione all'induismo". "Ci sono anche aree – conclude l'attivista – in cui le caste superiori, i ricchi e potenti, la mafia legata alle risorse naturali e minerarie lavorano insieme per impoverire i tribali e negare loro persino la più basilare auto-amministrazione".

Il caso di p. Agnos è solo l'ultimo episodio dell'escalation di violenza anticristiana in India. Nonostante la persecuzione e la discriminazione che la Chiesa deve affrontare in questo paese il card. Toppo è fiducioso: "Non sono spaventato dalla situazione, la Chiesa è sopravvissuta a tempi molto più pericolosi; basta guardare la sua storia però per vedere che da ogni periodo di persecuzione essa risorge sempre più forte, e porta la sua testimonianza anche attraverso la persecuzione".

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