29/03/2010, 00.00
TURCHIA-GERMANIA
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Iran e Ue i nodi della difficile visita di Angela Merkel ad Ankara

di NAT da Polis
Il cancelliere tedesco da oggi in Turchia dopo il suo no all’ingresso di Ankara in Europa, che ha molto complicato i piani di Erdogan, che sulla piena partecipazione alla Ue ha puntato forte. Il premier turco ha reagito con durezza, riparlando anche delle scuole per gli emigrati turchi.
Istanbul (AsiaNews) - Inizia oggi la visita più difficile, mai effettuata, nella lunga storia di stretta collaborazione tra Germania e Turchia, da un Candeliere tedesco in Turchia .Collaborazione iniziata già dal periodo prussiano, in quanto la Germania oltre ad ispirare la formazione del nuovo Stato turco e quindi sostenerlo - cosa che sovente si dimentica - ha sempre matenuto legami speciali con Ankara , motivo per cui Berlino è il primo patrner commerciale e politico della Turchia.
  
Una visita preceduta e caratterizzata dal recentissimo no di Angela Merkel al pieno ingresso della Turchia nell’Unione Europea, proponendo come alternativa un partenariato, ossia un accordo speciale tra la UE e la Turchia. Queste dichiarazioni hanno mandato su tutte le furie Erdogan, il quale nella sua carriera politica ha investito molto sull’ingresso di Ankara nell’ UE, come sua risposta al vecchio establishment e a chi dubita della sua sincerità sui principi democratici che caratterizzano una democrazia parlamentare laica, in quanto formato in una scuola Hatip (coranica).
 
L’agenda dei colloqui, oltre ai consueti scambi economici e culturali, sarà incentrata sulle questioni mediorientali e chiaramente sull’Iran e di conseguenza sugli approvvigionamenti energetici della Germania, che ne ha bisogno finché non trova una sua soluzione nelle fonti energetiche alternative.
  
Questa visita capita, inoltre, in un momento cruciale per il governo di Erdogan, il quale cerca di dare un colpo possibilmente definitivo al vecchio establishment attraverso la riforma costituzionale, ponendo fine alla Costituzione del 1982, nata in seguito al golpe del generale Evren. Una riforma che Erdogan aveva già promesso nel 2002 e mai fatta, benché allora avesse i numeri per realizzarla, ma che ora appare più difficile perché la Corte Costituzionale (che insieme al Consiglio supremo della magistratura costruisce l’ultima roccaforte del vecchio establishment all’attuale governo) nel 2007, con un colpo di mano ha alzato il quorom per le modifiche a tre quarti  dei voti del parlamento (364 deputati). Numeri che Erdogan adesso non ha (gli mancano 10 voti)  per cui sta pensando di andare all’approvazione attraverso il voto popolare, dentro e fuori dalla Turchia. Insomma tutto fa brodo, si commentava , almeno che non ti bruci.
 
Si capisce allora la dura replica ad Angela Merkel - attraverso le pagine delle rivista Spiegel, che ha trovato eco in tutta la stampa tedesca – con l’affermazione che la Turchia non è un Paese che chiede di entrare nell’UE, ma uno Stato che già sta trattando per la sua piena adesione. E, usando il linguaggio calcistico, molto in voga in alcuni ambienti della politica europea, ha detto che quando si fanno proposte diverse da quelle concordate, è come se in una partita al momento di battere un rigore, si spostasse la porta.
 
Ha poi continuato sulla questione dell’Iran, che ultimante ha trovato nella Turchia, un paladino, dicendosi contrario ad ulteriori sanzioni contro Teheran per il suo programma nucleare, in quanto tutto ancora da verificare. Quello che occorre, ha sostenuto Erdogan,   è più tempo e più diplomazia.Tutto il resto rappresenta una minaccia per la pace.
 
E ha mandato su tutte le furie Merkel, quando riferendosi infine alla numerosissima minoranza turca presente in Germania, ha riproposto la creazione di scuole turcofone in Germania. Secca la replica della Merkel: se esistono problemi per i cittadini di origini e radici turche in Germania, “sono io il loro cancelliere”.
 
E pensare, si dice ironicamente a Bruxelles, che una volta, quando i grandi d’Europa giustificavano il loro no ad Ankara, invocavano a giustificazione i veti della Grecia . Da quando quest ultima, nel 1999, si è schierata a favore dell’ingresso di Ankara nella UE sono venuti a galla i veri oppositori all’ingresso di Ankara all’ UE.
 
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