30/04/2011, 00.00
INDONESIA
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Jakarta: gruppo estremista recluta studenti per colpire cristiani e introdurre la shariah

di Mathias Hariyadi
L’ex movimento indipendentista NII si è trasformato in una cellula del terrorismo islamico. Fra gli obiettivi un attentato dalla portata devastante, nei giorni di Pasqua, a una chiesa protestante. L’esplosione doveva coinvolgere anche un oleodotto poco distante l’edificio cristiano. La società civile chiede al presidente Yudhoyono meno parole e più azioni concrete.
 Jakarta (AsiaNews) – Un gruppo terrorista islamico emergente recluta adepti fra gli studenti universitari e, mediante lavaggio del cervello, li prepara per attacchi kamikaze o attentati dinamitardi contro obiettivi sensibili, fra cui chiese cristiane. La conferma arriva dalla polizia indonesiana, secondo cui l’ex movimento separatista “NII o Negara Islam Indonesia” – lo Stato islamico di Indonesia – si è oggi trasformato in un gruppo estremista parte della rete del terrore. Di recente ha orchestrato un attacco contro una chiesa protestante che, solo per un caso fortuito, non ha provocato una carneficina.

L’acronimo NII nei decenni è diventato il simbolo della lotta separatista musulmana, che intende imporre la legge islamica – shariah – in Indonesia e introdurre a pieno titolo di comportamenti, stili di vita e modelli derivati dalla cultura araba come la barba, il jilbab o il burqa. Oggi ha cambiato faccia, associandosi alla rete del terrore di matrice fondamentalista; i leader hanno adottato tecniche come il lavaggio del cervello per reclutare giovani nelle università e addestrarli a compiere attentati o attacchi bomba.

Il portavoce della polizia Boy Rafly Amar riferisce che il gruppo terrorista NII è sorto cinque anni fa e promuove il reclutamento negli istituti scolastici, propagando una visione estremista dell’islam. Fra gli obiettivi recenti l’attacco alla Christ Church Cathedral – un edificio moderno e lussuoso – a Gading Serpong, nella città di Tangerang, provincia di Banten, circa 20 km a ovest di Jakarta. La mente della strage sarebbe il 31enne Pepi Fernando, ex studente dell’Università islamica statale (Uin) e originario del West Java. Le forze dell’ordine lo hanno fermato il 27 aprile scorso, insieme alla moglie e altri sette membri del NII.

Gli attentatori avrebbero voluto piazzare diverse cariche esplosive nella struttura, che sorge poco distante da un oleodotto di proprietà statale. Nei giorni scorsi è scoppiata una piccola carica, ma l’obiettivo reale era una esplosione di più ampia portata capace di provocare centinaia di vittime in occasione delle celebrazioni di Pasqua. Il materiale per ordire l’attentato è stato recuperato al mercato nero – almeno 120 km di esplosivo – e, secondo i terroristi, avrebbe dovuto provocare una strage.

Il presidente Susilo Bambang Yudhoyono ha allertato l’intera società civile indonesiana, sottolineando che il gruppo terrorista costituisce una minaccia concreta per il Paese. Tuttavia, la maggioranza dei cittadini giudica con scetticismo i proclami del capo dello Stato verso i movimenti estremisti: parole vuote cui non fanno seguito azioni decise.
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