12/06/2018, 13.29
MYANMAR
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Kachin, 405 villaggi distrutti e 150mila sfollati in sette anni di conflitto (Scheda)

Dal 9 giugno 2011, sono 3.800 gli scontri armati tra l’esercito birmano ed i ribelli della minoranza cristiana. Danneggiate o distrutte 311 chiese, 24 monasteri buddisti, 34 centri per l'infanzia, 122 scuole, 264 ambulatori.

Yangon (AsiaNews) – La guerra civile nello Stato settentrionale di Kachin è entrata nel suo settimo anno. Il 9 giugno 2011, le truppe del Tatmadaw [il potente esercito birmano], condussero un’offensiva militare contro i ribelli del Kachin Independence Army (Kia) nei pressi di una centrale idroelettrica cinese a Momauk. Gli scontri scatenarono la ripresa dell’annoso conflitto, ponendo fine ad un cessate il fuoco durato 17 anni tra il governo birmano e la Kachin Independence Organization (Kio), braccio politico del Kia. Essa è l’organizzazione politica che riflette le aspirazioni autonomiste della minoranza etnica Kachin, a componente cristiana costituita da cattolici per il 40% e da battisti per il 60%.

Secondo i dati ufficiali della Kio e di diverse organizzazioni delle comunità locali, tra i due schieramenti si sono verificati oltre 3.800 scontri armati, dal giugno 2011. I combattimenti tra Kia ed esercito birmano sono continuati anche durante il governo della National League for Democracy (Nld) della leader democratica Aung San Suu Kyi, impegnata in un difficile processo di pace, nello Stato etnico e in tutto il Paese. In due anni e mezzo dalla vittoria elettorale dell’Nld, vi sono stati più di 1.300 scontri. Il governo è oggetto di dure critiche da parte degli attivisti per la pace, che denunciano il silenzio delle istituzioni su guerra e violazioni dei diritti umani (uccisioni extragiudiziarie, incarcerazioni e stupri) in Kachin.

Caritas Myanmar (Karuna Mission Social Solidarity - Kmss) riferisce che sono circa 150mila i residenti sfollati da quando è ripresa la guerra civile. Tra questi, 130mila persone vivono nei 165 campi per sfollati interni (IDPs) situati nel Kachin e nel nord dello Stato etnico confinante, lo Shan; 20mila sono ospitate in comunità di accoglienza. Dalla ripresa del conflitto, 405 villaggi sono stati danneggiati o distrutti. Ad essi si aggiungono 311 chiese, 24 monasteri buddisti, 34 centri per l'infanzia, 122 scuole, 264 ambulatori. Nel solo 2018, 50 villaggi sono stati abbandonati e gli abitanti costretti a trovare rifugio in campi profughi, in famiglie ospitanti o nelle case di parenti. I nuovi IDPs sono oltre 6mila. Nella fuga, molti sono i civili uccisi o feriti dalle mine antiuomo, di cui sono disseminate vaste aree del territorio. Quest’anno sono morte 13 persone e 39 hanno riportato gravi ferite.

L'assistenza umanitaria per gli IDPs è diminuita nel corso dell'anno e molti soffrono le conseguenze dei tagli. Quando si affievolisce la speranza di una risoluzione pacifica per lo Stato Kachin, le agenzie Onu, le Ong e le organizzazioni di ispirazione religiosa come la Caritas hanno difficoltà a raccogliere fondi per sostenerli. La fatiscenza dei rifugi, il clima rigido e le condizioni atmosferiche estreme condizionano la dura vita nei campi. Il morale e le speranze di bambini, donne, giovani e anziani sono fiaccate dai continui scontri armati e della diminuzione degli aiuti.

Tre giorni fa, il Movimento giovanile Kachin ed altre organizzazioni della società civile hanno organizzato un servizio di preghiera per la pace a Myitkyina, capitale dello Stato. La Chiesa cattolica ed altri leader religiosi hanno officiato il pacifico evento (foto). Le Forze di polizia del Myanmar hanno intimidito i partecipanti durante tutta la sua durata. Nel pomeriggio, le autorità hanno comunicato ad alcuni degli organizzatori che sarebbero stati interrogati, poiché la manifestazione si era protratta più del previsto. Essi hanno risposto anche degli spettacoli organizzati dai giovani partecipanti. Quest’oggi, il tribunale locale ha inflitto loro un'ammenda. (L.J.G.)

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