18/03/2009, 00.00
CINA
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La Banca Mondiale taglia le previsioni sulla crescita in Cina

Si prevede una crescita del +6,5%, più bassa delle previsioni di tre mesi fa e più bassa di quella promessa dal premier Wen Jiabao (+8%), vista come necessaria per mantenere l’ordine sociale e l’occupazione.

Washington (AsiaNews/Agenzie) – La Banca mondiale (Bm) ha ancora una volta ritoccato al ribasso le sue previsioni sulla crescita cinese nel 2009, fissandole a +6,5%. In precedenza aveva previsto una crescita del +7,5%. In ogni caso, la cifra è minore di quanto si aspetti la leadership di Pechino per prevenire tensioni sociali e disoccupazione.

Nel rapporto trimestrale pubblicato ieri, la Bm fa notare che “le esportazioni cinesi sono state toccate in profondità e ciò ha conseguenze negli investimenti e nell’impiego, soprattutto nel settore industriale”. Sebbene +6,5% sia una crescita considerevole per ogni Paese del mondo, essa è “molto più debole” delle potenzialità possedute dalla Cina. Secondo la Bm, “negli anni a venire”, il rallentamento dovrebbe portare a una diminuzione degli investimenti, un aumento della disoccupazione, uno scivolamento verso il basso dei prezzi e un rivolgimento delle esportazioni verso il mercato interno.

La Cina sta già sperimentando da mesi le conseguenze della crisi. A causa dell’abbassamento della domanda dall’estero, le esportazioni sono crollate e decine di migliaia di piccole e medie imprese sono state chiuse. Personalità del governo hanno previsto che entro il 2009 vi saranno almeno 50 milioni di disoccupati. In febbraio le esportazioni sono diminuite del 25% e gli investimenti stranieri diretti si sono ridotti del 15,8%.

All’Assemblea nazionale del popolo, svoltasi la scorsa settimana, il premier Wen Jiabao ha invece assicurato che la crescita del Paese quest’anno sarà dell’8%, pur riconoscendo che esso è un obbiettivo “difficile” da raggiungere. La soglia dell’8% è vista dagli studiosi come necessaria per garantire ricchezza e impiego sufficienti alla società. Per rilanciare l’economia, lo scorso novembre Pechino ha messo in atto un pacchetto di salvataggio per 4 mila miliardi di yuan (oltre 400 miliardi di euro.

Il timore della leadership è che con l’approfondirsi della crisi i problemi e gli scontri sociali divengano giganteschi. Già lo scorso anno, i cosiddetti “incidenti di massa” (scioperi, sit-in, manifestazioni, scontri con la polizia, feriti, uccisi), a causa del lavoro sono giunte alla cifra di 87 mila. Ma secondo la Bm, una profonda instabilità sociale è improbabile, nella misura in cui il governo cinese appronta una rete di ammortizzatori sociali.

“I fondamenti economici della Cina – afferma il rapporto – sono piuttosto solidi e possono permettere alle autorità di intraprendere delle politiche che porteranno i loro frutti anche oltre il 2009”.

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