27/07/2011, 00.00
COREA
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La Caritas di Seoul invia tonnellate di farina al Nord: “Sono allo stremo”

di Joseph Yun Li-sun
L’invio rientra nei limiti imposti dal governo sudcoreano dopo gli attacchi del regime di Pyongyang alle proprie postazioni. La farina sarà consegnata direttamente nelle mani degli abitanti, oramai senza più nulla da mangiare.
Seoul (AsiaNews) - La situazione in Corea del Nord “peggiora di giorno in giorno. Noi sappiamo che non si deve aiutare il regime, ma come cattolici ed esseri umani non possiamo rimanere a guardare mentre i nostri fratelli al di là del confine muoiono di fame. Ecco perché abbiamo deciso l’invio di 100 tonnellate di farina, che distribuiremo direttamente nelle mani degli abitanti”. Lo dice ad AsiaNews una fonte cattolica della Corea del Sud per spiegare l’invio di un carico di aiuti oltre confine.

Dopo la ripresa degli esperimenti nucleari e i due attacchi contro postazioni sudcoreane da parte del regime di Pyongyang, il governo di Seoul ha fermato tutti i programmi di aiuto alla Corea del Nord. All’inizio dell’estate, tuttavia, la situazione è peggiorata talmente tanto che la “Casa Blu” - la residenza del presidente sudcoreano - ha autorizzato cinque Organizzazioni non governative a portare aiuti esclusivamente di tipo alimentare. E la Caritas ne ha approfittato per inviare la farina.

Il carico è stato raccolto dalla Caritas Korea International, diretta da p. Francesco Saverio Ahn Myeong-ok. I fondi per l’acquisto della farina - consegnata via terra - sono stati raccolti durante la “Messa per la pace nella Penisola coreana”, la grande funzione che si è svolta il 17 luglio scorso a Imjingak. I pacchi saranno consegnati direttamente nelle mani dei cittadini della provincia settentrionale di Hwanghe.

Il p. Simeone Lee Jong-keon, direttore esecutivo della Caritas Korea, ha visitato la parte nord della penisola nel giugno scorso. Secondo il sacerdote “la situazione è terribile. Visitando gli ospedali della provincia ci siamo resi conto che non hanno più assolutamente nulla”. Secondo la fonte di AsiaNews, “neanche i soldati mangiano più. E questo è l’ultimo passo verso la fine del regime, ma anche di tantissime vite umane”.
 
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